Resiste e cresce il settore lattiero caseario nel 2021, nonostante le difficoltà. L’export traina lo sviluppo del mercato, con un fatturato complessivo di 4,1 miliardi di euro nel 2021, mentre continua il calo della domanda interna, colpita dall’inflazione. Salgono le consegne di latte del 3,3% nel 2021, attestandosi a 13,1 milioni di tonnellate. Cresce anche la produzione dei derivati, con incrementi tra i più elevati dell’Unione europea. È quanto emerge dalla 77esima assemblea di Assolatte a Milano.
Nonostante l’ondata negativa dello scorso anno, ha osservato il presidente dell’associazione, Paolo Zanetti, “la nostra produzione è cresciuta dell’1,3%. E con una crescita media annua del 2,3% nell’ultimo quinquennio, il lattiero caseario surclassa quella ottenuta dell’industria alimentare nel suo insieme (+1,9%)”. Si tratta di una “capacità di reazione eccezionale” che il settore ha avuto di fronte alle emergenze degli ultimi due anni “accollandosi enormi costi aggiuntivi per mesi e trasferendo a valle solo quanto strettamente necessario: lo abbiamo fatto senza alcun aiuto, senza ricorrere a finanziamenti pubblici”. Nelle esportazioni, il primo trimestre 2022 ha visto volumi di vendita a +21% nell’area Ue, che si conferma principale interlocutore. In testa Francia (+18%), Spagna (+38%), Polonia (+36%), Belgio, Olanda e Paesi scandinavi. Nell’area extra-UE si consolidano i mercati Usa, canadese e cinese. Segnali di ripresa arrivano dalle vendite nel Regno Unito (+17%) e in Giappone (+41%). Sul fronte interno, tra gennaio e aprile 2022 gli acquisti domestici di formaggi hanno segnato un -5%. Sono in contrazione anche le vendite di latte alimentare, che a maggio hanno registrato -4,2% nel segmento Uht e -7,2% in quello fresco rispetto a un anno fa. Sono stabili le consegne di latte nel primo trimestre (-0,2% rispetto allo stesso periodo del 2021), a differenza che negli altri grandi Paesi europei come Germania (-1,4%) e Francia (-1,2%). Prudenza caratterizza la produzione anche nei derivati del latte, come formaggi (-1,1%) e creme (-4,6%). Dopo la crisi pandemica, l’export si conferma nel 2021 motore della crescita con 3,5 miliardi di euro di fatturato legato ai soli formaggi. Aumenti a doppia cifra si registrano per tutte le categorie di prodotto nei paesi europei. Buoni risultati anche dall’area extra-UE con un incremento medio dei volumi del 9,7%, con picchi nei Paesi chiave come Stati Uniti (+20%), la Cina (+26%), la Corea del Sud (+28%) e Ucraina (+43%).
La produzione di burro è salita del 2,1%, yogurt e altri latti fermentati del 6,4%, il latte alimentare del 7,2%, i formaggi del 5,3%. In particolare, tra i formaggi, la mozzarella si conferma il formaggio più prodotto. Buone performance anche per mascarpone e burrata. Nel comparto DOP, al primo posto c’è il Grana Padano con il 35%, seguono Parmigiano Reggiano (28%), Gorgonzola (11%) e Mozzarella di Bufala Campana (9%). Segnano il passo gli acquisti domestici sia nel latte alimentare (-2,3%) che nei formaggi (-1,5%): un recupero parziale è avvenuto grazie alla riapertura del canale food service. Si fanno sentire alcune debolezze del Paese: “Da un lato ci sono le nostre imprese che macinano risultati positivi - ha osservato Zanetti - dall’altro, chi non sa o non intende raccogliere le sfide e decide per convenienza politica, per demagogia”. Una dicotomia “che svantaggia le imprese nella competizione internazionale. Un esempio arriva dalla gestione del Pnrr: bisogna investire presto e bene le risorse messe a disposizione”.
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Assolatte