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Ricerca Finish, giovanissimi meno sensibili a spreco idrico

Per il 73% la scarsità d’acqua non è una questione globale

Roma ANSAcom

I giovani, della fascia tra i 14 e i 17 anni, sono meno sensibili al tema dello spreco, della tutela e del consumo dell’acqua rispetto agli adulti, è il 73% ritiene che la scarsità d’acqua non sia una questione globale. E’ il risultato di una Ricerca Ipsos per Finish, che è stata presentata oggi alla Triennale di Milano e che ha coinvolto mille famiglie italiane a gennaio 2021. Dall’indagine emerge che la fascia più giovane della popolazione (campione di 14-17 anni), pur dimostrando una buona familiarità con il mondo della sostenibilità (88% contro il 91% degli adulti), confessa di avere, su questo tema, delle conoscenze meno approfondite rispetto agli adulti. Solo il 22% dei ragazzi, infatti, si sente ferrato sul tema, mentre il numero tra gli adulti aveva raggiunto il 35%. Più bassa rispetto agli over 18 anche la sensibilità dei giovanissimi verso l’ambiente: solo il 58% si ritiene attento alle questioni ambientali, contro il 66% degli adulti. I giovani, però, sanno come comportarsi. Secondo gli intervistati, infatti, tra le azioni più importanti per ridurre al minimo il loro impatto ambientale troviamo tanti piccoli gesti quotidiani, realizzati dall’83% degli intervistati. Tra questi: il 68% ha dichiarato di chiudere il rubinetto quando non necessario, il 77% si è detto attento allo smaltimento dei rifiuti in ottica riciclo, il 69% alla riduzione al minimo degli sprechi di cibo e il 66% a quello di acqua. Inoltre, tra i possessori delle lavastoviglie, il 72% ha dichiarato di utilizzarla solo a pieno carico, e il 20% di questi ha smesso di sciacquare i piatti a mano prima di riporli nella macchina. Un’azione, quest’ultima, a doppio filo legata alla preservazione di questa risorsa, contribuendo al risparmio di ben 38L ad ogni lavaggio. A mancare, però, è la consapevolezza del problema idrico: il 73% dei giovani ritiene che la scarsità d’acqua non sia una questione globale, ma sia piuttosto un problema riguardante specifiche aree e solo in precisi momenti dell’anno. L’11% addirittura non ritiene che l’acqua sia una risorsa a rischio e solo il 16% si è dichiarato preoccupato e pronto a intervenire per arginare il problema. Una simile mancanza di consapevolezza era stata riscontrata anche nella fascia più adulta, con il 70% che non lo riteneva un problema globale e il 9% che non la riteneva una risorsa a rischio in nessun contesto. Tra i settori a maggiore rischio legati a questa tematica, anche i giovani sono concordi a identificare innanzitutto l’agricoltura, con il 55% delle risposte, anche se il 40% di essi vede un impatto diretto non tanto sulle attività produttive, quanto sulla vita di tutti i giorni. Le soluzioni auspicate per evitare il punto di non ritorno sono la riduzione del consumo pro capite (57%), la stigmatizzazione da parte delle istituzioni dei comportamenti scorretti (50%), l’efficientamento idrico da parte dell’industria (50%) e del settore agricolo (34%). I giovanissimi intervistati hanno dimostrato una certa preoccupazione per quanto riguarda il futuro delle eccellenze agroalimentari italiane, che fanno parte del progetto Finish ‘Acqua nelle nostre mani’. L’82% ritiene che le criticità più grandi deriveranno da problemi legati all’acqua, siano questi eventi climatici estremi (51%), lunghi periodi di siccità (46%) o un insostenibile aumento del fabbisogno da parte dei produttori (40%).

In collaborazione con:
RECKITT BENCKISER

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