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Da Sarno a Rigopiano, vita tra emergenze, i racconti di Enio

Da Sarno a Rigopiano, vita tra emergenze, i racconti di Enio

In pensione dopo 31 anni nei Vigili del Fuoco, ha guidato il Saf

PESCARA, 30 novembre 2022, 19:14

Redazione ANSA

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Enio Salle, Vigile del fuoco, in pensione dopo 31 anni - RIPRODUZIONE RISERVATA

Enio Salle, Vigile del fuoco, in pensione dopo 31 anni - RIPRODUZIONE RISERVATA
Enio Salle, Vigile del fuoco, in pensione dopo 31 anni - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ha partecipato alle operazioni di soccorso in tutti gli eventi calamitosi degli ultimi trent'anni, dal terremoto del 1997 nelle Marche e in Umbria a quelle del sisma di San Giuliano di Puglia nel 2002, dall'alluvione di Sarno del 1998 al terremoto dell'Aquila nel 2009 fino alla valanga di Rigopiano nel 2017, prestando servizio nel Nucleo elicotteri e poi coordinando il Saf, nucleo speleoalpinofluviale, fondamentale negli interventi in condizioni estreme. Ora, dopo 31 anni dal suo ingresso nel corpo dei Vigili del Fuoco come autista del Comando provinciale di Pescara, Enio Salle, fresco di sessantesimo compleanno, va in pensione, tra l'incredulità di chi lo vede eterno ragazzino entusiasta del suo lavoro, sempre pronto ad aiutare il prossimo, con il sorriso sulle labbra e il sangue freddo che il ruolo richiede.
    "Avevo conseguito la patente D, E durante il servizio militare in Marina a Taranto, al comando Sommergibili, quindi quando sono diventato Vigile del fuoco ho cominciato come autista di tutti i mezzi di soccorso, dall'autobotte all'autoscala - racconta - Mi sono occupato di formazione alle scuole centrali dei Vigili del Fuoco, poi nel polo didattico delle Marche e a Pescara dove sono diventato coordinatore provinciale Saf". E ancora grazie al titolo, conseguito a Lamezia Terme (Catanzaro), di direttore delle operazioni di spegnimento, si è occupato dei vasti incendi che negli ultimi anni hanno funestato l'Abruzzo, da Passolanciano a Campli a Castiglione Messer Marino.
    Allenamento, concentrazione, istinto, sono tutti importanti per un vigile del fuoco. "Non siamo supereroi. Nei momenti difficili abbiamo bisogno di pensare sempre che la nostra è una missione". Quando una figura come quella di Enio, che va in pensione con il grado di capo reparto, lascia il suo gruppo di lavoro si perde una grande risorsa. "Non nascondo che ancora non mi rendo conto, ma spero di aver trasmesso la mia esperienza a tutti i giovani ai quali ho fatto formazione".
    Tra i ricordi ce n'è uno che rimane indelebile nella memoria di Enio. "Ero libero dal servizio, mi chiamarono dal Nucleo elicotteri, dove sono stato tra il 2008 e il 2012. Dovevamo partire prima dell'alba, la Capitaneria ci aveva chiesto di recuperare da un peschereccio, 45 miglia al largo di Termoli, il comandante che aveva avuto un infarto. Un'operazione che di solito si fa in due, ma mancava un collega. Partii allora con il comandante dell'equipaggio Igor Cicchelli, il copilota Luciano Troili, lo specialista Adriano Mancini e un medico del 118. Dopo 50 minuti di volo raggiungemmo il peschereccio sul quale dovevamo scendere col verricello, una distanza di 100 piedi, l'equivalente di 33 metri. La prima verricellata andò a vuoto, a causa del mare mosso e del vento, il pilota mi recuperò allora per una decina di metri, si spostò sulla prua e mi fece riscendere, a quel punto ho chiesto al marinaio di prendermi la punta del piede per farmi scendere, lo specialista fu bravissimo a capire che doveva mollare il verricello e si allontanò, poiché il flusso del rotore poteva dare fastidio. Rassicurai il comandante del peschereccio, Pasquale, che era cosciente, ma lamentava un dolore al petto, gli sistemai un imbrago di sicurezza e lo vincolai a me, richiamai l'elicottero e il tecnico di bordo mi rimandò giù il verricello. Risalimmo insieme i 30 metri, ma poco prima di arrivare Pasquale aprì gli occhi, si spaventò dell'altezza e mi strinse le braccia, impedendomi di aggrapparmi all'elicottero. Dopo un paio di minuti lì fuori, sospesi, riuscìi a tranquillizzarlo, lo imbarcammo e il medico poté assisterlo, prima di trasportarlo in ospedale una volta atterrati a Pescara. Ecco, in quell'operazione ho veramente dato tutto me stesso. Siamo rimasti legati a Pasquale e la sua famiglia che poco tempo dopo ci invitarono a Manfredonia a festeggiare. Difficilmente dimenticherò la tensione e l'emozione di quel salvataggio che senza un equipaggio valido e affiatato sarebbe stato difficile se non impossibile. Ancora oggi, quando vado a trovare i miei amici al nucleo elicotteri, ricordiamo insieme quella giornata".
   

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