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Flavia: smetto quando voglio

VELA OLIMPICA: LA TARTAGLINI LASCIA L'ATTIVITA' AGONISTICA

Responsabilità editoriale Saily.it

A 35 anni l'atleta romana delle Fiamme Gialle, medaglia sfiorata ai Giochi di Rio 2016 nella tavola a vela, oltre 20 anni di carriera sportiva intensa nel windsurf, successi giovanili e una lunga rincorsa olimpica, annuncia la fine della campagna per Tokyo 2020. "Esaurita la voglia di rivincita dopo Rio 2016, le giovani hanno più fame. Lo sport a volte è spietato, conta solo la medaglia. Ma è stato bello, ne è valsa la pena". La carriera e i lampi di una grande atleta che ha dato tanto alla vela azzurra - LA SUA STORIA, DALL'OPTIMIST A 5 ANNI...

 

La scelta di Flavia Tartaglini, da rispettare e applaudire. Una scelta sofferta, di sicuro, ponderata, maturata, alla fine forte e decisa, quindi serena: si chiude una porta e si apre un portone. Una atleta che come leggete qua sotto, nel comunicato FIV e nella sua storia completa, ha dato e ricevuto dallo sport. 

(Federvela) Una decisione netta, personale, poi condivisa con la famiglia, lo staff tecnico federale e il gruppo sportivo delle Fiamme Gialle. Flavia Tartaglini, 35 anni, romana, da anni atleta di punta della nazionale velica italiana, azzurra alle Olimpiadi di Rio 2016 dove fu assoluta protagonista, fuori dal podio per soli 2 punti dopo una finale nella quale era partita dal primo posto, annuncia lo stop alla campagna per Tokyo 2020 e l'addio all'attività agonistica. Lo fa nel giorno del suo compleanno, con un post social che ottiene una valanga di abbracci, saluti, ringraziamenti. E auguri per il suo futuro. Che resterà nello sport, nella vela, e con la famiglia delle Fiamme Gialle.

Queste le prime parole con le quali Flavia ha spiegato la sua decisione: "Dopo Rio 2016 avevo voglia di rivincita, ho lavorato con questa motivazione in testa. Sono stati tre anni in sali e scendi di emozioni, il mio target era arrivare a fine 2019 e capire le potenzialità di puntare a una medaglia. Così alla fine mi sono guardata intorno: le rivali per il podio olimpico hanno quindici anni meno di me e il doppio della mia fame. E un'Olimpiade per onore di firma non rientra nei miei piani. Ho preferito una scelta consapevole e tutta mia."

Parlando della sua carriera sportiva, Flavia Tartaglini ha aggiunto: "Lo sport, la vela, il windsurf mi hanno dato tantissimo. Spesso in quei periodi in cui ti svegli alle 6 e smetti di lavorare alle 20, ti chiedi "chi me lo fa fare", la risposta sono le emozioni vissute preparando e facendo tante gare, le esperienze fatte, le amicizie profonde. Adesso posso dire con certezza: ne è valsa la pena!"

TARTAGLINI FOTOSTORY: GUARDA LA GALLERY

UNA CARRIERA NEL VENTO - Classe 1985, Flavia Tartaglini si scopre presto una bambina sportiva: Scherma, Pentathlon, un corso di Vela sull'Optimist. Poi il colpo di fulmine: inizia a praticare il windsurf a 15 anni. Siamo nel 2000, l'anno in cui una certa Alessandra Sensini vince la medaglia d'oro a Sydney proprio nella tavola a vela. Non è un caso se proprio quell'anno segna l'inizio dell'attività agonistica piena per Flavia, notata dai tecnici federali e inserita nei programmi di preparazione delle squadre giovanili, cui seguiranno i primi risultati di rilievo nella categoria, la nazionale, le Fiamme Gialle.

Il quadriennio successivo ad Atene 2004 è quello della crescita definitiva. Anche se davanti a lei Flavia ha sempre sua maestà Sensini, non smette di crederci, e nel 2007 si scopre da top ten mondiale. Il livello d'eccellenza nel quale resterà a lungo. Aspettando il momento giusto, che arriva alla soglia dei 30 anni, con l'approdo ai Giochi di Rio 2016 nel pieno della maturità atletica e personale. A quelle Olimpiadi Flavia conclude con un 6° posto amarissimo, una settimana di dominio vanificata da una finale difficile da dimenticare.

Eppure la forza dell'atleta si vede da quando ci si deve rialzare: alcuni dei successi più limpidi e belli di Flavia Tartaglini arrivano dopo Rio: le medaglie all'Europeo e ai Giochi del Mediterraneo, i successi in Coppa del Mondo e nel circuito Eurosaf, gli sponsor, i media, i tifosi. Per tre anni è la capitana della squadra windsurf, è il riferimento per le giovani nuove leve, il progetto tecnico è arrivare a Tokyo 2020 nel migliore stato di forma per la sua età.

Quello che è successo sul finire del 2019 lo spiega ancora lei: "Il windsurf a livello olimpico è diventato professionismo esasperato. Gli atleti oggi iniziano da giovani a vivere questa esasperazione, ci crescono, sono preparati, è una vita che ti assorbe al cento per cento. Io, a 34 anni, ho sentito che la mia voglia si esauriva, non mi ritrovavo nell'ambiente nuovo, con tante atlete della mia età che avevano smesso. Poi ci sono stati vari problemi fisici, e l'ultimo infortunio al test event in Giappone ha accelerato la mia scelta, ragionata e consapevole. Oggi sono felice."

La Flavia Tartaglini di oggi è una risorsa preziosa dello Sport: frequenta un corso di management olimpico alla Scuola dello Sport del CONI, ha scelto insieme ai vertici del Gruppo Sportivo della Guardia di Finanza di restare nelle Fiamme Gialle, con ruoli diversi da quello agonistico, anche sfruttando la sua laurea in Scienze della comunicazione.

Vedremo ancora il suo celebre sorriso sui campi di regata, magari per commentare e raccontare storie di atleti, dall'alto della sua esperienza. "Inizia un nuovo capitolo della mia vita, come persona e donna, non più da atleta. Mai come in questo periodo penso a Rio 2016, e mi accorgo di quanto lo sport possa essere spietato, conta solo la medaglia. Eppure voglio lanciare un messaggio a tutti gli atleti e le atlete: siate voi stessi con i vostri sogni e obiettivi, continuate a divertirvi, a prendervi un po' in giro, in mezzo a tanta fatica. Il metodo perfetto non esiste. Grazie a tutti i tifosi a chi mi ha sempre sostenuto e a chi mi ha fatto volare sull’acqua... e sempre forza Italia!"

Nei prossimi giorni altri contributi e saluti della Federazione Italiana Vela a una atleta modello la cui storia si è saldata a tanti momenti della preparazione olimpica della vela azzurra, e rappresenta un esempio luminoso di carriera sportiva nella filiera dello sviluppo federale, dai giovanissimi all'alto livello. Arrivederci Flavia!

 

LA STORIA DI FLAVIA TARTAGLINI, DAGLI INIZI ALL'OLIMPIADE - (Un articolo del 2018 del direttore di Saily Fabio Colivicchi per i social del partner Zhik con Negri Nautica)

Per una volta la storia comincia dal penultimo capitolo. E' il 15 agosto del 2016, alle Olimpiadi di Rio va in scena la Medal Race, la finalissima del windsurf RSX femminile, davanti alla spiaggia di Flamengo. Ci sono le 10 migliori atlete della classifica dopo 12 regate. Chi è in testa, quel giorno? Chi è la surfista che parte per la finalissima che vale il podio olimpico, con la pettorina gialla, osservata da mezzo mondo, tutte a inseguirla? E' italiana, è bionda, è preceduta dal suo sorriso: è Flavia Tartaglini. Ha surfato una vita inseguendo un monumento chiamato Alessandra Sensini (4 medaglie in 6 Olimpiadi), e adesso è dentro al suo giorno, al suo momento.

Non è andata bene. Quella Medal è ormai storia: il vento che gira dove vuole e Flavia anche e le due cose purtroppo non si incontrano. L'azzurra finisce ottava e per due punti, solo due, è scaraventata fuori dal podio. Quel giorno al Marina da Gloria, il porto della vela olimpica di Rio 2016, tutti l'aspettavano, dal presidente del CONI Giovanni Malagò, ai giornalisti, ai suoi tecnici, amici, famigliari. Gli abbracci, gli occhi lucidi, la delusione, la stanchezza che arriva tutta insieme: è vero, è un'occasione persa. Ma trenta minuti di finale maledetta non possono cancellare quattro anni meravigliosi, le 12 prove olimpiche d'oro, i quattro primi di manche. Tradita da un finale amaro, Flavia è stata comunque degna dell'Olimpiade. E adesso riavvolgiamo il nastro...

Come si arriva a vivere un'Olimpiade da protagonista assoluta? La storia può iniziare da quel primo giorno sul mare: Flavia ha 5 anni e mezzo, è nata e cresciuta sul mare alla Lega Navale Italiana di Ostia, la spiaggia di Roma. I suoi genitori sono canoisti accaniti, ma lei vuole andare a largo, ed ecco l'occasione: la scuola vela e un Optimist. Come spesso capita, le sensazioni della prima uscita da soli su una barchetta sono le fondamenta del futuro rapporto col mare. Con Flavia non c'è bisogno di sforzarsi, lei il mare ce l'ha già dentro.

"Mi ricordo tutto di quel giorno, ero una nana tutta denti, avevo un orologio più grande di me al polso, e volevo, volevo assolutamente salire su quella barca, che aveva tanti cavallucci marini disegnati dal bagnino. Sensazioni? Felicità, assoluta. Ero contentissima. Primo, ero pazza del mare, stavo più a mollo che in spiaggia. Secondo: la voglia di essere autonoma, di decidere da sola. In barca ho realizzato tutto in un colpo solo."

Neanche sei anni e si lancia sulle onde. Paura? "Neanche un po', il mare non mi ha mai fatto paura, rispetto si, ma ha sempre prevalso la voglia di starci sul mare, di surfare." I primi istruttori di Flavia sono Massimiliano Alberti e Marco Pasquini. Mamma e papà, i canoisti, assecondano quella furiosa voglia di mare, anche se solo d'estate e sull'Optimist, tra i 6 e i 12 anni. D'inverno il temperamento sportivo di baby Tartaglini si sfoga con il Pentathlon e la Scherma. Il vero amore, però, quello che ti cambia la vita, arriva più tardi, nell'estate dopo la terza media. Galeotto fu un corso di windsurf.

"Siamo sempre alla Lega Navale di Ostia, avevo 14 anni e quell'estate scatta qualcosa. Tra me e il windsurf è come un innamoramento, travolgente. Mi piace tutto: la tavola, il gruppo, le prime gare, la squadra, gli allenatori..." L'innamoramento diventa amore, e la vita di Flavia si lega a quell'insieme tavola più vela, e al suo contorno. Un rapporto produttivo, dal momento che arrivano i primi risultati e lei viene notata dal tecnico federale del windsurf, Paolo Ghione.

"Paolo mi ha letteralmente buttato dentro agli allenamenti sul lago di Garda. Sveglia col buio, uscite in acqua al mattino presto, si stava fuori per ore. Io volevo rientrare, e lui mi "abbandonava" da sola,  a scarrocciare verso terra. A volte ero stravolta, eppure quel periodo mi ha cresciuta tantissimo. Sette anni con base a Malcesine, con i vari Esposito, Gange, Cottone, i siciliani e i liguri, con Marta Cammarano. Alla fine la strategia di Ghione ha avuto la meglio: sono entrata nelle squadre giovanili."

Poi arriva il 2000. L'anno dell'oro di Alessandra Sensini a Sydney. Chissà se è un caso... "Quello è l'anno dell'inizio di una vera attività agonistica, seria, continuativa. Poi nel biennio 2002-2003 la mia prima esperienza con Alessandra e il suo allenatore, Luca De Pedrini, con la tavola olimpica Mistral. Altro salto di livello, altre sofferenze sportive... Luca mi lasciava in mare la sera ai raduni tecnici di Alassio... E poi c'era l'incubo di tutti: il giro dell'isola Gallinara. Però, anche stavolta, sono cresciuta."

E in crescendo vanno anche i risultati della giovane Tartaglini: a 18 anni vince il Mondiale Giovanile in Bulgaria, è il 2004, si affacciano i gruppi sportivi militari, la Marina Militare si interessa a lei, ma ad arruolarla sono le Fiamme Gialle. Nel frattempo finisce il liceo (con tanto di trasferimento per uscire in mare a Ostia e studiare contemporaneamente) e deve fare una scelta: iscriversi all'Università (Medicina, per seguire le orme paterne) o fare la zingara dello sport girando il mondo. "Il consiglio decisivo è venuto da papà, che mi ha detto: scegli la vita all'aperto..." Lo studio però non lo lascia del tutto: c'è un primo anno IUSM, con ottimi risultati, ma con un obbligo di frequenza che la costringe a mollare, quindi la laurea triennale in Scienze della Comunicazione, che le fa traguardare un futuro da giornalista...

L'atleta che gira il mondo continuando a crescere è tutt'altro che una zingara: è davvero una fiamma gialla e ad accorgersene sono, sempre di più, le avversarie. "La Guardia di Finanza è un'altra esperienza fondamentale, un altro cambiamento in positivo. Stare in un gruppo sportivo militare ti da tranquillità, e allo stesso tempo responsabilità, ti pone davanti all'ennesima scelta di vita: dare tutto, il 100% allo sport, altrimenti cosa ci stai a fare nell'arma?"

La nana tutta denti con l'orologio più grande di lei che uscì per mare quel giorno sull'Optimist di legno con i cavallucci marini disegnati, è ormai un'atleta completa. Fisico statuario, chioma bionda, e il famoso sorriso che la illumina. Ha fatto le sue scelte e lo sport la ricambia. Nel 2007 a Cascais in Portogallo c'è il Mondiale di tutte le classi olimpiche, in vista dei Giochi di Pechino 2008. E' un altro momento chiave per Flavia. "A quel Mondiale ho capito di avere le carte in regola per giocare ad alto livello. A 22 anni, stare tra le prime cinque fino all'ultimo giorno, chiudere ottava con un livello altissimo e tutte le più forti atlete... Mi sono detta: ci siamo. Forse è il caso di spingere ancora un po' di più..."

Già, non si finisce mai di capire fin quando si può arrivare a spingere. Dopo Paolo Ghione e Luca De Pedrini, gli allenatori che le hanno insegnato tutto, e non a caso diventeranno per un quadriennio i due Direttori Tecnici della vela olimpica azzurra, è il turno di Adriano Stella, forse il primo allenatore tutto per sè. Tartaglini non è più baby, è una ragazza matura che ha dato e ricevuto tutto dallo sport. Dopo l'ultima Olimpiade della Sensini, a Londra 2012, il palcoscenico è tutto suo. E a 30 anni, suggella tutte le scelte, i sacrifici, le zingarate, con la gioia più pura dello sport: l'approdo alle Olimpiadi, la maglia azzurra, la sfilata inaugurale a Rio 2016.

"Una gioia immensa, perchè arrivata dopo tanti anni, un percorso lungo e faticoso. Ci sono arrivata con la massima determinazione e insieme con una bella leggerezza, senza pressioni, con la possibilità di esprimermi al meglio." Per una settimana, e per 12 prove, è la Flavia del mare, di Ostia o del mondo, la ragazzina che voleva solo surfare. E surfa e surfa ed è prima. "Alla vigilia della finale sono arrivate un po' di pressioni, non puoi non sentirle. Poi anche un po' di sfortuna, ma più di tutto l'inesperienza olimpica, non ho saputo gestirmi nelle condizioni particolari di quel giorno."

Non porta rancori nè rimpianti Flavia. "Sono rimasta me stessa. Il 2017 è stato un anno particolare, senza preparazione, e con il podio all'Europeo." Anni da testimonial, anche: "Sono nella scuderia Zhik, è una cosa che mi piace da morire. Loro sono fortissimi. Sono partiti con un trapezio per il windsurf: avvicinarsi al windsurf facendo un trapezio non è facile, loro ci sono riusciti alla grande. Come per gli altri prodotti Zhik: materiale eccezionale."

Com'è la Flavia Tartaglini di oggi? "Sono sempre molto determinata. Dal 2018 inizia un'altra pagina ancora. Nella quale ho voglia di raccogliere tutto quello che ho seminato negli anni." C'è ancora, c'è tutta. Avete capito perchè abbiamo iniziato questa intervista partendo dal penultimo capitolo? 

Due anni dopo, la scelta di Flavia, da rispettare, e aspettare alla prossima avventura! (ndr)

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Responsabilità editoriale di Saily.it