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Parla il DT della vela Michele Marchesini

Il Supermondiale danese, la prima selezione per Tokyo 2020, e altro ancora...

Responsabilità editoriale Saily.it

Ad Aarhus, dal 2 al 12 agosto il Supermondiale della vela olimpica: Hempel Sailing World Championship 2018. In palio 10 titoli mondiali, i podi, e soprattutto il 40% dei posti-nazione in tutte le classi di Tokyo 2020. Ci sono tutti. Quattro anni fa, 5 su 10 titoli iridati vinti a Santander diventarono poi oro a Rio 2016. Cosa aspettarci dai velisti azzurri? Lo abbiamo chiesto al DT Michele Marchesini, che dice: "Da ora si fa sul serio, è difficile con meno posti a disposizione. Ma siamo pronti. E vi dico cosa vorrei vedere..." - VIDEO

 

Per la vela il Mondiale di tutte le classi olimpiche insieme, ogni quattro anni, è un "big event" di proporzioni e aspettative enormi. Non a caso, oltre ad assegnare i titoli iridati di 10 classi, è anche la prima tappa di qualifica per nazione alle Olimpiadi successive. Un momento per molti decisivo del quadriennio e della strada che può portare al sogno olimpico. Per questo lo chiamiamo "il Supermondiale", per questo è assegnato da World Sailing alle località con anni di anticipo, su proposte che arrivano da tutto il mondo. I velisti che saranno in gara per le medaglie olimpiche di Tokyo 2020 ci sono tutti, per forza. E' un passaggio obbligato, delicato, temuto, preparato.

E adesso ci siamo. Aarhus 2018, il Supermondiale prima di Tokyo 2020. Quattro anni fa, eravamo a Santander 2014, Spagna, in vista di Rio 2016. Quanto ha pesato quel Mondiale a due anni dai Giochi di Rio? A rileggere i risultati si resta a bocca aperta: su 30 podi assegnati a Santander, ben 14, quasi il 50% si sono poi trasformati in medaglie olimpiche a Rio, 24 mesi più tardi. E di queste ben 5 su 10, la metà esatta, sono medaglie d'oro. Sapete chi? Peter Burling e Blair Tuke (NZL, 49er), Martina Grael e Kaena Kunze (BRA, FX), Marit Bouwemeester (NED, Laser Radial), Giles Scott (GBR, Finn), Charline Picon (FRA, RSX). Cosa significa? Che anche se mancano ancora due anni, e se la tappa conta soprattutto per la qualifica, i fuoriclasse, i campioni, gli equipaggi forti, sono in agguato, pronti a fare la cosa che sanno fare meglio: vincere. Titolo mondiale o medaglia olimpica? Perchè scegliere se si possono avere entrambi?

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E l'Italia? Come andò la vela azzurra a Santander 2014? Non male: ben sette qualifiche per nazione centrate al primo colpo, un podio conquistato (le immancabili Giulia Conti e Francesca Clapcich), un paio sfiorati (il 4° di Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri, il 6° di Flavia Tartaglini, che - beffa della sorte - sarà anche il suo piazzamento finale a Rio, ma dopo il concreto sogno dell'oro). Le classi dove l'Italia mise in cassaforte l'Olimpiade brasiliana in Spagna furono: Nacra 17 (col 4° di Vittorio e Silvia), 49er (col 12° di Stefano Cherin e Andrea Tesei), FX (col bronzo mondiale di C&C), RSX femminile (con Flavia), RSX Maschile (grazie al 24° di Daniele Benedetti, e grazie al cielo ad Aarhus il ragazzo torna in gara dopo un lungo infortunio), Laser Radial (col 17° di Silvia Zennaro), e Laser Standard (col 16° di Giovanni Coccoluto). Sette su dieci, il 70% della missione compiuta. Un bilancio positivo. Due anni più tardi, presenti i nove classi su dieci, e pur sfiorandolo nelle finali Nacra e tavole, l'Italia della vela tornò senza neanche una medaglia. Seconda edizione olimpica consecutiva a secco, dopo Londra (Weymouth) 2012.

Ecco perchè Aarhus non è una regata qualunque e il suo significato va oltre la stessa qualifica olimpica. Ne abbiamo parlato con il DT Michele Marchesini, che è partito subito da una conferma: "Ora si comincia sul serio, da qui in poi il gioco olimpico si fa duro, è per gente tosta, e attenti ai colpi bassi..."

Due anni dopo Rio sono cambiate tante cose, e molto anche nell'approccio che avete avuto come Federazione e direzione tecnica. "C'è un ribaltamento di risultati tra classi, siamo migliorati in classi dove eravamo deboli, vedi il 470, e siamo poco competitivi in altre dove andavamo forte, come il 49er FX. In parte è avvicendamento di età ed equipaggi, ma il ricambio è un fatto sempre positivo. E consideriamo sempre che il movimento della vela olimpica è piccolo e soggetto a una erosione non solo in Italia ma nel mondo, ma resta vivo. Per quanto riguarda l'approccio al quadriennio, abbiamo fatto due anni di buona preparazione, con buoni risultati di equipaggi giovani e nuovi."

E come arriviamo ad Aarhus?

"Chi deve essere in forma è in forma-Mondiale. A parte qualche acciacco dell'ultima ora che speriamo sia superato di slancio (ndr: a una settimana dalla prima regata si è bloccato Ruggero Tita, pare per un dolore intercostale, non dovrebbe trattarsi di schiena e comunque si è ottimisti sul pieno recupero). Onestamente però penso che sarà quasi impossibile ripetere la performance di quattro anni fa a Santander, innanzitutto perchè i posti nazione sono molti meno. Qui è in gioco solo il 40% dei posti in ogni classe, e in più va considerato che ogni classe ha meno partenti rispetto a Rio, a causa dei tagli del CIO. Bisogna essere sinceri: quest'anno con questi numeri non abbiamo il potenziale per qualificare subito sette classi. La cruna dell'ago è più stretta. Un esempio: i Laser Standard a Tokyo saranno 35, il 40% significa 14. Non è così scontato oggi agguantare questa qualifica. Per non parlare degli skiff, che sono 19 e ad Aarhus qualificano solo 8 nazioni..."

Guardiamo un po' alle situazioni classe per classe.

"Cominciamo da quelle dove abbiamo migliori aspettative. Il catamarano Nacra 17 negli ultimi anni ci ha dato soddisfazioni e abbiamo una squadra molto forte e motivata, ci sono 8 posti nazione in palio e più d'uno dei nostri equipaggi può riuscire a centrare l'obiettivo, a partire dai campioni europei Ruggero Tita e Caterina Banti. E questo nonostante l'incidente a Maelle Frascari, la prodiera di Vittorio Bissaro, piuttosto serio. Bene anche Lorenzo Bressani e Cecilia Zorzi, una coppia da tenere in considerazione. Rufo, la sua esperienza e la sua passione, sono una risorsa per tutti. Parlo molto con lui.

"Dal 470 femminile abbiamo buone sensazioni. Ci sono due equipaggi solidi, Berta-Caruso e Di Salle-Dubbini, più un terzo che si è formato adesso, Ilaria Paternoster e Sveva Carraro, che sono andate assai bene a Kiel. Le nazioni in qualifica al Mondiale sono 8, risultati alla mano la qualifica è alla nostra portata. Discorso analogo per il 470 maschile, dove abbiamo equipaggi ancora youth, eppure già ad alti livelli assoluti nella flotta.

"RSX femminile: passano 10 nazioni, diciamo che deve essere alla nostra portata, per storia e risultati recenti. Stiamo gestendo Flavia Tartaglini con l'obiettivo di averla in forma perfetta agli appuntamenti giusti, considerando la sua età e l'esperienza, è un'atleta integra ma non possiamo sfruttarla troppo. Per esempio l'Europeo delle tavole sarà subito dopo il Mondiale e Flavia lo salterà, mentre la porteremo alla preolimpica in Giappone sul campo olimpico di Enoshima a metà settembre. Alle sue spalle ci sono prospetti giovani interessanti.

"Anche sulla tavola RSX maschile ci sono 10 posti in palio, e direi che è fattibile, anche se dobbiamo vedere i nostri al loro meglio. La bella notizia è rivedere in acqua Daniele Benedetti, dopo l'operazione al crociato di gennaio, ha saltato i Giochi del Mediterraneo proprio per rifinire la preparazione per Aarhus. Diciamo che è al 75%, con aria non sta andando affatto male. E non dimentichiamo che fu proprio lui a Santander a qualificare la tavola. Poi ovviamente c'è Mattia Camboni, che fu 10° a Rio.

"Situazione difficile nei due Skiff. Di FX femminili ne passeranno solo 8, e nonostante il buon Europeo di Francesca Bergamo e Alice Sinno, 14° posto per nazione, sono le prima dopo Conti-Clapcich a fare i numeri per entrare in squadra azzurra, siamo obiettivamente parecchio lontani dalla zona qualifica. Anche nel 49er si qualificano 8 nazioni. Qui abbiamo equipaggi ultimamente poco in evidenza, forse anche, in qualche caso, distratti da altre attività, sicuramente di prestigio, ma che oggettivamente non sono compatibili con una preparazione olimpica di alto livello."

Andiamo avanti, i due singoli Laser Standard e Radial.

"Nel Laser maschile, c'è l'assenza di Francesco Marrai fermo ai box per un problema fisico. Per fare entro le 14 nazioni si deve immaginare un piazzamento intorno al 20° posto, senza Marrai non è facile ma neanche impossibile. Coccoluto è bravo e talentuoso, deve migliorare nella gestione della propria competitività, ancora troppi alti e bassi.

"Un po' più facile la situazione delle ragazze del Radial. Questa classe, per bilanciare la parità di genere, a Tokyo avrà 44 nazioni, contro le 35 del Laser maschile. Ad Aarhus i posti in palio sono 18, fare diciottesima nazione è alla portata del gruppo di atlete che abbiamo."

Nel Finn portiamo ad Aarhus solo due atleti, Alessio Spadoni e Federico Colaninno.

"Il Finn a oggi è un progetto da costruire. C'è un allenatore nuovo, Giorgio Poggi, che ha preso il ruolo molto seriamente, ha preso il terzo livello, si è formato, da ex ottimo atleta quale è stato. Abbiamo preso un laserista e l'abbiamo fatto diventare finnista. Stiamo lavorando insieme alla Spagna, con un protocollo di collaborazione che funziona bene. Spadoni ha dato qualche sprazzo, ha fatto vedere delle buone cose. Le nazioni che passeranno ad Aarhus sono solo 8, certamente complicato. C'è poi da fare un discorso generale..."

Quale?

"Chiedersi: cosa vogliamo noi da questo quadriennio? L'Australia a Santander ha qualificato solo sei classi, che poi sono quelle che ha portato a Rio e nelle quali ha vinto medaglie o ci è andata vicina. Guardando in ottica Tokyo: la qualifica certamente è fondamentale, ma vorrei vedere in quante classi siamo nei top-five o vicini, questo è ciò che conta davvero. Paradossalmente è preferibile avere meno qualifiche ma con equipaggi di vertice. La nostra storia olimpica della vela è molto debole, abbiamo vinto 14 medaglie in tutto, 4 delle quali la sola Alessandra Sensini. La scherma ne ha oltre dieci volte tante. In questo quadriennio vogliamo andare avanti con l'obiettivo di muovere questi numeri. In questo approccio c'è un po' della concretezza che contraddistingue il presidente federale Francesco Ettorre."

Da DT osserverai da vicino anche il lavoro degli altri: quali nazioni secondo te sono da tenere d'occhio, ad Aarhus e per Tokyo, nella vela olimpica?

"L'Olanda è da seguire: hanno cambiato DT e ci sono un sacco di campioni maturi e fuoriclasse. La Francia è cresciuta ancora. La Gran Bretagna ha sempre un grande squadrone, hanno una struttura diversa dalla nostra, il DT è più un manager e adesso è Ian Walker, sul campo invece hanno alcuni volti nuovi, c'è un rimpasto tra sport inglesi, pensa che il tecnico della vela è stato preso dal ciclismo! Di sicuro la guida del team è meno solida del passato, ma non significa che non avranno risultati, perchè hanno una continuità che viene da un progetto.

"Vedo bene come sempre l'Australia con la sua tradizione, e in forte ripresa la Spagna, che ha superato le problematiche del quadriennio scorso quando aveva sofferto instabilità politica, con la federazione commissariata, adesso c'è un nuovo DT preparato e li vedo bene. C'è un gran ritorno degli USA, nuovi equipaggi si mettono in evidenza, il sistema americano è centrato sulle Olimpiadi e tutto o quasi è lasciato all'iniziativa privata, anche se Malcolm Page ha fatto qualcosa in più. Però, il vero iceberg che si sta muovendo nel mondo della vela è la Cina. Silenzioso, immenso, implacabile: i velisti e le veliste cinesi sono già in evidenza in più classi, hanno un bacino d'utenza immenso..."

Tornando agli italiani ad Aarhus, oltre agli azzurri della squadra ci sono anche numerosi giovani.

"L'allocazione dei posti al Mondiale in Danimarca è stata gestita con un numero chiuso definito classe per classe, ciascuna nazione sapeva il numero dei posti per classe, noi abbiamo invitato classi e circoli a proporre le iscrizioni, in alcune classi avevamo più posti delle richieste, in altre il contrario. Poi si sono liberati posti in più e ci sono stati ingressi dell'ultima ora. Nei Laser Standard si è aggiunto Giovanni Saccomani, nel Radial Francesca Frazza."

C'è anche il Kite ad Aarhus...

"La specialità è stata inserita già nelle tappe di Coppa del Mondo, peraltro con partecipazione piuttosto scarsa. Giusto averlo qui al Mondiale, ma resta una grande instabilità politica generale sul futuro: non si sa quale kite, quale specialità, quale formato, sarà olimpico per il 2024, mancano ancora tanti tasselli in altre classi, è tutto in alto mare e questo non aiuta la vela a crescere."

Allora buon lavoro ad Aarhus, ci sentiremo questi giorni, la vela azzurra ha bisogno di sostegno degli sportivi italiani, della vela e non solo.

"Andiamo con un profilo basso ma anche con la consapevolezza di aver lavorato tanto e bene. Sappiamo che è difficile, l'Olimpiade è un obiettivo sportivo altissimo. Nella vela ci sono tanti settori agonistici importanti, come la stessa Coppa America. Ma la storia insegna che si arriva alla Coppa America dopo aver fatto una carriera olimpica, nessuno ha fatto il percorso inverso. Pensiamo sempre al caso del bravissimo Lorenzo Bressani, che ha fatto Coppa e grande vela, ed è tornato alla classe olimpica con passione e competenza enormi, ma deve sudarsi ogni metro."

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