"Quella sera c'era molta nebbia,
piovigginava e si scivolava. A un certo punto ho urtato qualcosa
col piede sinistro, sono inciampato, ho stretto istintivamente
il fucile toccando il grilletto ed è partito il colpo". È così
che Alberto Brinis, 60 anni, trentino, racconta al 'Corriere
della sera' l'errore con cui lo scorso anno in Ungheria, uccise
l'amico Marco Coller, 48 anni. Parla da Lavarone, dopo avere
passato oltre quattro mesi agli arresti in Ungheria, tra carcere
e domiciliari, indagato per omicidio colposo. Il 29 marzo è
arrivata una proroga di due mesi per gli arresti, ma Brinis era
in Italia dal 28, perché i termini del primo provvedimento erano
scaduti il 27.
L'accusa deriva dal fatto che con la nebbia, dove i fatti
sono avvenuti, è vietato lasciare l'altana, la costruzione
sopraelevata dove ci si apposta. Brinis risponde che non era
informato e che l'amico non doveva essere lì. In ogni caso dice:
"Sia chiaro che non riesco a darmi pace, il colpevole morale
della sua morte sono io".
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