PECHINO - Nell'ultima tornata di 46 "entità" di Huawei finite nella lista nera del Commercio Usa, figurano anche Huawei Italia e il centro ricerche di Milano, uno degli 11 laboratori colpiti a livello globale.
Il laboratorio di Milano, citato nell'apposita sezione del sito web del Dipartimento del Commercio Usa, è importante perché è stata la prima struttura di ricerche globale, guidata da uno dei più noti scienziati della compagnia, Renato Lombardi, impegnato nello studio delle tecnologie delle microonde usate nella comunicazione mobile e satellitare.
Il centro di Milano, a Segrate, è stato aperto nel 2008 come centro di competenza fino alla sua trasformazione nel 2011 in centro di ricerca globale dedicato allo sviluppo delle onde ad alta frequenza con solidi legami di cooperazione con 14 università italiane. Attualmente, vi lavora un centinaio di dipendenti ad alta specializzazione.
La mossa di Washington, annunciata lunedì, ha portato a più del 20% il totale dei centri di ricerca e sviluppo (R&D), e di innovazione del colosso di Shenzhen nella lista nera del commercio Usa, puntando a colpirne la capacità di innovazione tecnologica. Negli 11 laboratori colpiti figura anche il Centre of Integrated Photonics, basato in Gran Bretagna, impegnato nello studio dei dispositivi fotonici. Sono circa 90.000 i dipendenti impegnati nella ricerca e nello sviluppo, pari al 45% della forza lavoro totale.
Nel 2018 le risorse R&D sono state pari a 101,5 miliardi di yuan (14,37 miliardi di dollari), pari al 14,1% dei ricavi. Negli ultimi 10 anni, il capitolo ha visto una spesa di oltre 480 miliardi di yuan. Nel complesso, sono più di 100 le compagnie di Huawei alle quali è vietato di acquisire componenti hi-tech da società Usa, beneficiando tuttavia dell'estensione di ulteriori 90 giorni del blocco.