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Anche l'Intelligenza Artificiale ha bisogno di dormire

Una ricerca tutta italiana indica che ne aumenta l'efficienza

L'Intelligenza Artificiale, dopo aver imparato a produrre fake news come quella realizzata dalla compagnia di ricerca Open Ai di Elon Musk, ora sa dormire e forse in futuro imparerà anche a sognare: un po' come i replicanti del romanzo di Philip Dick "Do Androids Dream of Electric Sheep?", che ha ispirato il famosissimo film Blade Runner.

Un progetto tutto italiano, che ha realizzato la prima rete neurale artificiale capace di passare dalla veglia al sonno, consolidando in questo modo le nozioni apprese ed eliminando quelle inutili, proprio come gli esseri umani. Gli autori dello studio, guidato dall'Università del Salento e pubblicato su Neural Networks, sono Alberto Fachechi e Adriano Barra, insieme a Elena Agliari, della Sapienza di Roma. "Questo lavoro sulla necessità di dormire è solo un piccolo tassello nel grande mosaico dei fenomeni cognitivi", spiega all'ANSA Adriano Barra.

"Le prime intuizioni sulle potenzialità di ottimizzare le informazioni immagazzinate durante la veglia, mediante l'impiego della fase REM del sonno, sono vecchie alcune decadi e risalgono a 'padri fondatori', quali Francis Crick (uno degli scopritori della doppia elica del Dna) e John Hopfield (l'inventore di una rete neurale che ha preso il suo nome)". "Questo lungo arco temporale - prosegue Barra - è servito per costruire un telaio matematico per le reti neurali" e ora "comprendiamo in questi termini anche la necessità di dormire.

Da questa prospettiva, le varie fasi del sonno sono cruciali per l'equilibrio della rete stessa e si alternano alle fasi di veglia per farci dimenticare informazioni ritenute irrilevanti (ma passivamente apprese durante lo stato di veglia) e, parimenti, farci consolidare quelle importanti. Questa proprietà - commenta il ricercatore - sembra essere comune sia all'Intelligenza Biologica sia a quella Artificiale".

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