L'epidemia di coronavirus in Francia "accelerata" dai tifosi della Juventus, venuti in 3.000 a sostenere la loro squadra il 26 febbraio nell'ultima partita di Champions a Lione, prima della sospensione delle gare: è la tesi del medico francese Marcel Garrigou-Grandchamp, autore di un articolo pubblicato dal sito on line dei medici di Francia.
La tesi però, secondo l'Agenzia regionale della sanità, non è comprovata dal monitoraggio nella zona della partita nei 14 giorni seguiti alla presenza dei tifosi italiani. Secondo Garrigou-Grandchamp, ai suoi moniti sull'imminente arrivo dei fans della Juve, le Autorità risposero che "Torino non è la Lombardia". "Ma è una stupidaggine - osserva il medico - si sa che il club di Torino ha tifosi in tutta Italia, e anche al di fuori. Tanto che 2 settimane dopo, si è assistito a una vera esplosione di casi di Covid-19 nella regione del Rodano".
"La mattina della partita - scrive ancora il medico lionese - scrissi un'email al ministro della Salute Olivier Veran, chiedendo il rinvio del match per il rischio di propagazione del Covid-19 che imperversava in Lombardia".
Garrigou-Granchamp illustra il suo pezzo pubblicando la curva dei contagi nella regione di Lione, il Rodano-Alpi, oggi 5/o dipartimento di Francia con il maggior numero di persone ricoverate: 1.138. E aggiunge: "La stessa situazione si è verificata in Italia con la partita Atalanta-Valencia", che è stata - dice - "una bomba biologica".
Per l'Agenzia regionale della salute, citata dal quotidiano L'Equipe, non ci sono però "legami evidenti" fra la gara Lione-Juventus e il diffondersi dell'epidemia: "Nei 14 giorni che hanno fatto seguito alla partita del 26 febbraio - è la posizione dell'Autorità sanitaria - le indagini condotte individualmente per ognuno dei casi di Covid-19 confermati biologicamente non hanno evidenziato casi in collegamento con la partita".