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La parola della settimana è accordo

La parola della settimana è accordo

Il cessate il fuoco in terra siriana tra il presidente turco Erdogan e il vicepresidente Usa Mike Pence e un accordo sulla Brexit

19 gennaio 2020, 15:47

Redazione ANSA

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La parola della settimana è accordo - RIPRODUZIONE RISERVATA

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La parola della settimana è accordo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un accordo, una volta raggiunto, è come una liberazione perché, di norma, il suo raggiungimento porta con sé un carico di tribolazione rilevante. Per questo motivo, l’accordo viene salutato con squilli di tromba, comunicazioni ufficiali e dichiarazioni puntuali.
Accordo, volendone indagare l'etimologia, è derivato di "accordare", dal latino medievale "accordare" cioè "conciliare" ovvero portare su un terreno comune due o più istanze o persone. La sua radice è Cor, ovvero cuore. Spesso, in caso di accordo, le parti in causa devono rinunciare a qualcuna delle loro richieste per andare incontro alla controparte.
Da questo punto di vista, questa è da considerarsi una settimana fortunata. Negli ultimi sette giorni si sono conclusi due accordi importanti: un cessate il fuoco in terra siriana, anche se traballante, raggiunto tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il vicepresidente americano Mike Pence e un accordo sulla Brexit proposto dal premier britannico Boris Johnson che piace, molto più dei precedenti, all'Unione Europea. Anche in questo secondo caso, si tratta di un'intesa ancora provvissoria ma sempre di accordo trattasi.
Partendo dal terreno di battaglia siriano, a nove giorni dall'inizio dell'offensiva militare turca al confine nordest del paese alla quale, non senza ironia, è stato dato il nome "Fonte di pace", a Istanbul il presidente Erdogan dopo oltre quattro ore di negoziati con il vice di Trump, Pence, ha accettato di fermare le armi. Non per sempre, per cinque giorni, il tempo necessario per l'evacuazione controllata dei curdi in una zona di sicurezza turca di 30 km nel nord-est della Siria. In cambio la Turchia avra' la sua 'safe zone' oltre la frontiera libera dai combattenti curdi dell'Ypg, insieme a un ritiro delle sanzioni appena le armi verranno definitivamente deposte. Gli Stati Uniti hanno definito il risultato un successo diplomatico.
In Gran Bretagna, invece, l'accordo raggiunto non ha risolto tutti i problemi. Dublino esprime soddisfazione e il premier Johnson parla di 'un grande nuovo accordo che ci restituirà il controllo del Paese'. E chiede: 'Westminster lo voti'. Ma il problema è proprio lì: pollice verso di laburisti, nazionalisti scozzesi, il partito nordirlandese Dup e i Lib Dem. 'Non sosterremo l'intesa', anticipa il leader Labour Jeremy Corbyn.
Accordi e disaccordi, quindi. E il pensiero corre a Woody Allen che nel 1999 porta sul grande schermo il personaggio di Emmet Ray, chitarrista jazz ossessionato dal fatto di essere giudicato il secondo più bravo al mondo dopo Django Reinhardt, e convinto che l'amore possa rovinargli la carriera. Amore, travagliato, e musica. E anche lì si parla di accordo: l'esecuzione simultanea di tre o più suoni sovrapposti, che secondo i principi dell'armonia classica appartengono ad una stessa tonalità.
E che, tutti insieme, ci regalano quelle melodie che risvegliano le nostre sensazioni ed emozioni.

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