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I rifiuti del Sud? La soluzione è il termovalorizzatore 'alla svizzera'

I rifiuti del Sud? La soluzione è il termovalorizzatore 'alla svizzera'

Un nuovo contributo per la rubrica #VistodaiMillennial che fa parlare i giovani lettori di Ansa.it

30 giugno 2018, 16:06

di Daniela Cataldo*

ANSACheck

Spazzatura a Scampia (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Spazzatura a Scampia (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Spazzatura a Scampia (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il termovalizzatore è una scelta coraggiosa e difficile soprattutto al Sud, dove quotidianamente bisogna combattere con i pregiudizi e la false credenze.

Ho avuto la fortuna di vivere in un Paese europeo all’avanguardia sotto tutti i punti di vista, la Svizzera, e confrontarmi con una realtà molto diversa, contaminata da potere e criminalità.

Avellino, difatti, è tutt’altro che una verde oasi felice incontaminata. Da anni accoglie le ecoballe provenienti da Napoli che si sommano insieme a quelle già presenti. Tonnellate e tonnellate di rifiuti parcheggiate in unico sito, lo Stir di Pianodardine. Tra l’altro nel 2005 si è verificato un incendio in un impianto di raccolta poco distante in conseguenza del quale si è innalzato il livello dei tumori, come riportano i dati di una indagine condotta dall’Arpac e dall’Asl. Si è parlato più volte della realizzazione di un inceneritore, ma il discorso è stato immediatamente accantonato.

Al Sud è lontana una mentalità che permetta di aprirsi a nuove tecnologie ecosostenibili che potrebbero risolvere il problema rifiuti e inquinamento.

Nel 2007 in Svizzera è stato realizzato il primo termovalorizzatore che cattura Co2 e la trasforma in fertilizzante. Nonostante le sue dimensioni ridotte è una delle nazioni che maggiormente produce rifiuti al mondo. Ma nel corso degli anni in Svizzera sono sorti impianti sempre meno inquinanti. In particolar modo a Zurigo, come riporta “Il Sole 24 ore”, la tecnologia adottata è tutta italiana e paradossalmente è prodotta a Salerno, a pochi chilometri dalla cosiddetta “Terra dei Fuochi”.

Si utilizza l’aria invece dell’acqua, come avviene nel processo tradizionale, in modo da separare la cenere dai metalli che possono essere riutilizzati dalle fonderie. L’investimento iniziale in questa nuova tecnologia sicuramente è superiore rispetto a quello per gli inceneritori made in Italy che essendo meno efficienti si affannano nello smaltimento dei rifiuti, ma come abbiamo visto porta vantaggi superiori a lungo termine. Ciò è riscontrabile nel fatto che un colosso svizzero, lo scorso anno, aveva presentato un progetto di più di 500 milioni di euro per la realizzazione di un inceneritore a Catania. Oltre alla maggiore disponibilità di materie prime, alla diminuzione del livello di inquinamento e di tumori, nuovi impianti di termovalorizzazione accrescerebbe il fabbisogno di manodopera e quindi porterebbe alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Quindi, trovando fonti di investimenti tramite privati e tramite la comunità europea si può realizzare un grande progetto al Sud basato sul concetto di termovalorizzazione ecosostenibile sul modello svizzero. Quello che ci vuole è una mole di coraggio e la forza di guardare al futuro con speranza.

- CHI E' L'AUTRICE -

*Daniela Cataldo, nata il 25 settembre 1985 a Zurigo, dove ha vissuto nei primi anni di vita. Attualmente risiede ad Atripalda, in provincia di Avellino. E’ una giornalista pubblicista dal 2012. Ha collaborato e diretto alcune testate locali e regionali, nonché diversi uffici stampa. Finalista nel quarto Concorso Nazionale di Poesia “La Resistenza – Settanta anni dopo”. Si è diplomata nel 2009 presso l’Accademia di Giornalismo di Moda e Organizzazioni eventi a Roma. Attualmente sta completando brillantemente gli studi in Scienze della Comunicazione ed è impegnata nella scrittura del suo primo libro. E’ appassionata di attualità, politica, problematiche sociali.

 

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