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L'analisi/ 30 maggio: Le armi del Colle, ok a Cottarelli o voto subito

Realpolitik impone la pace con Di Maio dopo strappo impeachment

di Fabrizio Finzi ROMA

Un colloquio riservatissimo che viene definito diplomaticamente "cordiale" in nome della realpolitik.  L'incontro della pace tra Sergio Mattarella e Luigi Di Maio dopo la gravissima accusa rivolta al presidente di alto tradimento, si è consumato nelle segrete stanze del Quirinale in nome della governabilità e della tenuta del sistema Paese.

Al di là degli aspetti emotivi il faccia a faccia è servito a dare corpo all'estremo tentativo concesso a Lega e Movimento Cinque stelle di formare un governo politico. Il presidente ha dovuto superare in nome della realpolitik e della governabilità lo strappo consumato - e velocissimamente ritirato - dai Cinque stelle con la clamorosa richiesta di impeachment. Nulla è dato sapere delle scuse che il capo politico del Movimento avrà inevitabilmente dovuto porgere a Mattarella e nulla del paterno perdono sicuramente concesso dal presidente. Lo si evince dai fatti, dall'endorsement che Mattarella ha fatto piovere sul tentativo estremo di recuperare dal cilindro il governo giallo-verde a guida Giuseppe Conte.

Ultima chance per tutti. Concessa da Mattarella nonostante sia chiaro che l'Italia è sotto attacco speculativo e non c'è tempo da perdere. Ma è chiaro che il Quirinale è consapevole del fatto che la nascita di un governo politico curerebbe tutte le febbri dei mercati. Operazione difficilissima, tutta nelle mani di Matteo Salvini che lascia aperto uno spiraglio ma è sempre più tentato di cavalcare l'onda populista di rigetto anti-tedesco.

Sullo sfondo c'è il "congelato Cottarelli" che pur sospeso dal Colle continua a lavorare al piano iniziale, cioè il governo d'emergenza definito da Mattarella. Opzione anche questa tutta in salita visto che si profila uno scontro Lega-M5s su come approcciarlo. Di Maio ha messo le mani avanti facendo sapere che Cottarelli non avrà mai i voti dei pentastellati. Il che mette in difficoltà Salvini che sarebbe propenso a dargli una sfiducia tecnica perchè contrario alle urne estive. Ma non vuole lasciare Di Maio solo all'opposizione con il rischio di sentirsi dire che la Lega appoggia l'establishment che Cottarelli incarna nell'immaginario collettivo del Carroccio.

E' cosa nota che Mattarella intende mandare Cottarelli in ogni caso alle Camere, sia perchè è giusto che le forze politiche si prendano la responsabilità di sfiduciarlo in Parlamento, sia perchè serve in ogni caso un governo che porti il Paese alle elezioni. E che sia Paolo Gentiloni a guidare questa fase è escluso. Cosa succederà allora se Carlo Cottarelli non otterrà la fiducia? Ci saranno le elezioni estive che il presidente proprio non voleva. Ma di fronte ai partiti che chiedono in maggioranza di tornare al voto subito al Colle non resterà che prenderne atto e sciogliere le Camere.

Resta una ultima lontana possibilità: se Cottarelli dovesse gettare la spugna e rinunciare all'incarico, il presidente potrebbe chiamare una figura istituzionale per un governo elettorale. Se chiamasse uno dei due presidenti della Camere, che sono espressione forte di M5s (Roberto Fico) e di Forza Italia (Elisabetta Casellati) si potrebbe aprire un altro tempo di questa infinita partita politica.

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