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Cassa Commercialisti,investire su professioni e infrastrutture

Anedda, 'mi spaventa chi decide cosa è, o meno, economia reale'

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CASERTA - La proposta che arriva del mondo delle Casse previdenziali private dei professionisti e, in particolare, dalla Cassa dei dottori commercialisti (Cnpadc), è di poter immettere risorse in quelli che sono "gli elementi strutturali del nostro Paese", ma la scelta di come (e dove) condurre le operazioni finanziarie "non deve esser eterodiretta" dalle Istituzioni, bensì maturata sulla base delle esigenze delle categorie professionali rappresentate. E simili iniziative, orientate anche a far elevare il giro d'affari degli associati, possono tradursi anche in uno stimolo, un "volano" per incentivare l'arrivo di capitali dall'estero. Parola del presidente della Cnpadc Walter Anedda, che dal palco dell'edizione 2018 del tradizione evento autunnale dell'Ente 'Previdenza in tour', quest'anno organizzato alla Reggia di Caserta, ha scandito come scommettere sul mondo delle professioni, oramai, sia necessario, oltre che doveroso per una Cassa, poiché oggi "abbiamo un problema serissimo di perdita di forze intellettuali del nostro Paese, che stanno andando all'estero", dunque non si può che impegnarsi nel finanziamento dello sviluppo delle "nuove leve". Il dibattito è stato aperto dall'analisi sul contesto economico nazionale ed europeo della professoressa presso l'università Luiss di Roma e la Stanford university di Firenze Veronica De Romanis: l'Italia, ha detto, "non ha recuperato, al pari di altri Paesi del Vecchio continente, i livelli pre-crisi e siamo 'fanalino di coda' nelle stime di crescita della Commissione europea, nonché per gli investimenti", rispetto alla percentuale del nostro Prodotto interno lordo (Pil), e la "produttività stagnante" è uno dei nostri principali 'macigni'. All'auspicio dell'economista sulle "correzioni" alla Legge di Bilancio, improntate ad "una strategia di lungo, non di breve periodo", si è unita la valutazione del docente di Diritto del Lavoro della Luiss (e già viceministro del Lavoro nel governo di Mario Monti) Michel Martone sul valore del 'sistema delle Casse previdenziali private e privatizzate', che "è stato il primo a sperimentare il metodo di calcolo contributivo della pensione", ma che dalle leggi sulla privatizzazione degli Enti (i decreti legislativi 509 del 1994 e 103 del 1996) è stato "oggetto di una continua azione di ripubblicizzazione", che va "dall'inserimento nell'elenco Istat delle Pubbliche amministrazioni ad una serie di controlli" che vedono in campo non soltanto i ministeri vigilanti del Lavoro e dell'Economia, ma anche diversi organismi fra cui la Corte dei Conti e la Covip. Con rammarico il presidente della Cassa dei dottori commercialisti ha evidenziato come gli Enti di previdenza e, più in generale, il mondo delle professioni, non abbiano avuto un'ampia interlocuzione con questo governo, da cui, finora, è stata formulata una misura, la cosiddetta 'Quota 100' (una riforma che dovrebbe consentire, dal 2019, di andare in pensione grazie ad un calcolo fra l'età e gli anni di contribuzione del lavoratore), che dà "poche certezze" sul fronte del ricambio generazionale nel mercato, perché, ha sottolineato Anedda, "non ci son elementi statistici che confermino tali 'sliding doors', anzi, avviene è l'esatto opposto". L'idea della Cnpadc, che continua a professare interesse nei confronti dell'investimenti nell'economia reale della Penisola, è che vi sia una "strategia" di sostegno ai dottori commercialisti nella definizione delle operazioni finanziarie. "Mi spaventa che vi sia chi debba decidere per noi che cos'è l'economia reale. Le attività professionali, di certo, ne fanno parte", ha concluso il presidente della Cassa.

In collaborazione con:
CNPADC

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