I prodotti a 'Marca del distributore' (Mdd), cioè quelli con con lo stesso brand dell'insegna o con marchi riferibili all'impresa distributiva, hanno un valore aggiunto per addetto superiore agli altri e anche un Ebitda più elevato. Sono tra i dati che emergono da uno studio di The European House - Ambrosetti e Associazione distribuzione moderna (Adm), dal titolo "Il contributo della Marca del distributore alla sfida dello sviluppo sostenibile del Paese", anticipato a Milano e che verrà presentato nel convegno di apertura di MarcabyBolognaFiere, il 15 gennaio a Bologna. Il valore aggiunto per addetto nell'industria alimentare è stato stimato nell'1,8%, in un campione a bassa intensità di Mdd all'1,9%), in un campione ad alta intensità al 2,6% e ad altissima densità al 5,5%. L'Ebitda passa rispettivamente dal 4% al 5,6% dall'industria alimentare al campione a bassa intensità, poi all'8,3% per quello ad alta intensità per finire al 10,9% in quello ad altissima densità. La Mdd ha una quota di mercato del 19,9% al 2019 (+0,8% rispetto al 2018) e si mostra un determinante per la crescita dell'industria alimentare, con una crescita del fatturato degli ultimi 16 anni (+31,8 miliardi) spiegata per il 30% dalla Mdd. Quanto a lavoro, la distribuzione moderna, a quanto emerge dallo studio, conta 410.000 occupati a fronte di 21.000 nelle strutture alberghiere, 79.000 nella fabbricazione di calzature e 40.000 nella fabbricazione di articoli in gomma. La sola Mdd sostiene 220.000 occupati, di cui 75.000 nell'industria di trasformazione, 63.000 nell'intermediazione a monte e a valle e 82.000 nella distribuzione. I dati emergono da 30 interviste a business leader della Distribuzione moderna, una prima indagine tra gruppi della Distribuzione moderna che rappresentano l'84% del fatturato di settore e aziende partner della Mdd con fatturato sotto i 150 milioni di euro e una seconda con l'analisi dei bilanci di 415 aziende partner della Mdd su sei anni per un totale di oltre 250.000 osservazioni.
In collaborazione con:
Bologna Fiere