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Acer, cantieri ostaggio della burocrazia, 10 anni per il via

Costruzioni fuori dalla crisi con le opere ferme nei cassetti

ROMA ANSAcom

Bloccare tutto. E' questa spesso la risposta dei funzionari pubblici a leggi troppo complesse e alla paura di commettere reati. L'Ance Roma-Acer denuncia una burocrazia difensiva che "rappresenta l'altra faccia della corruzione" e ostacola lo sviluppo fermando i cantieri. Per sbloccare l'Italia, renderla piu? efficiente e competitiva, l'associazione dei costruttori romani ha riunito alti esponenti della magistratura, della pubblica amministrazione e delle imprese al convegno "Sfida capitale", organizzato alla Camera. L'obiettivo è sbloccare le opere ferme in Italia. Secondo l'ultimo osservatorio congiunturale dell'Ance sono 600 e valgono complessivamente 36 miliardi di euro. Per uscire da una crisi che in un quinquennio ha distrutto 550 mila posti nelle costruzioni (55 volte l'Ilva di Taranto), il presidente dell'Acer, Nicolò Rebecchini, è convinto che "non servono riduzioni fiscali o stanziamenti faraonici da inserire nelle prossime finanziarie". "La ripartenza - afferma - passa innanzitutto dalla cantierizzazione di tutti quei progetti che giacciono nei cassetti della pubblica amministrazione". Oggi per avviare i lavori di una grande opera pubblica sono necessari 10-12 anni di trafile. Il premier, Giuseppe Conte, ha annunciato l'11 marzo che il decreto sblocca cantieri sarà presentato al prossimo consiglio dei ministri e dalle imprese edili riceve un'apertura di credito. "Ci auguriamo che il decreto arrivi il prima possibile. È un argomento importantissimo", osserva Rebecchini. E anche dall'Ance nazionale, il presidente Gabriele Buia dà un giudizio positivo, a patto che il decreto contenga le misure adeguate. "E' ora però di passare dalle parole ai fatti", dichiara Buia chiedendo a Conte di convocare le imprese per illustrare il piano d'azione, "come ha annunciato oltre dieci giorni fa". Chi invece non è ottimista sulla possibilità che l'esecutivo possa accelerare le opere pubbliche è il giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese. "Ho ben poca fiducia nella possibilità che l'attuale governo possa risolvere il problema perché dà notizie in direzioni contrastanti", afferma il magistrato. "Il ministro delle infrastrutture dice che non ci sono cantieri bloccati, il presidente del Consiglio dice che non si fida del ministero e trasferisce tutto a palazzo Chigi. C'è poi un altro autorevole personaggio della stessa forza politica - spiega Cassese - che dice che verranno nominati dei commissari". Al di là della riforma del codice degli appalti, poi, secondo il vicepresidente dell'Università Luiss, Paola Severino, servirebbero delle riforme "più alte" come rivedere la norma dell'abuso di ufficio, dandole dei contorni più precisi in modo che sia noto il limite tra lecito e illecito, e intervenire sul tema del danno erariale. "Oggi il pubblico ufficiale vive in un mondo di regole - spiega l'ex ministro - in cui il primo timore è quello di cadere nel reato". Per le imprese del settore in crisi sarebbe poi "molto importante se Cassa depositi e prestiti potesse farsi carico di una soluzione, potrebbe essere uno dei motori" per il rilancio, secondo il professore di diritto civile e avvocato, Piero Guido Alpa. Anche il presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema, sottolinea l'inadeguatezza dell'attuale sistema infrastrutturale italiano, mentre il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Mario Palazzi, spiega come, con le norme attuali, la corruzione sia un reato particolarmente difficile da provare. Anche per questo Rebecchini vuole sfatare la leggenda dell'imprenditore che predilige l'assenza di norme e chiede "regole, regole certe, stringenti, anche molto stringenti, controlli di ogni tipo ed in ogni direzione, ma a tutti i livelli, affinche? la parola amministrazione diventi sinonimo di efficienza e il timore dell'errore non porti alla costante fuga delle responsabilita?".

In collaborazione con:
Acer

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