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"Non avrete il mio odio", la lettera che commosse il mondo

Io e mio figlio, da soli "siamo più forti di tutte le armate del mondo". Parla anche un uomo che si è salvato parlando per un'ora con gli attentatori

"Non avrete il mio odio". Fece il giro del mondo la lettera di Antoine Leiris, un uomo che perse la moglie in uno degli attentati di Parigi. Nella lettera, pubblicata su Facebook l'uomo ricorda la moglie, "l'amore della mia vita", rivista (evidentemente per il riconoscimento) e "bella come quando l'ho conosciuta 12 anni fa". La madre di suo figlio di 17 mesi. Ma essere rimasto da solo con lui, assicura, non lo spaventa: "Insieme siamo più forti di tutte le armate del mondo".

Si moltiplicano le storie e i racconti legati alla strage di venerdì sera. Come quella di un sopravvissuto dopo aver parlato per un'ora con un attentatore. 

Il sopravvissuto che ha parlato per un'ora con l'attentatore - "All'inizio - dice ai microfoni di Rtl - ci hanno fatto la predica. Ci hanno spiegato che erano lì per le bombe sganciate in Siria e per dimostrare a noi occidentali gli effetti degli aerei laggiù". Sébastien è sopravvissuto al massacro del Bataclan, prima nascondendosi, poi una volta trovato dai terroristi, parlando con loro per un'ora, con un kalashnikov puntato verso di lui. "Potevano uccidermi subito. Ma quando hanno cominciato a parlarmi, ho capito che forse ero destinato a vivere". "Ci hanno chiesto se capivamo le loro ragioni, vi lascio immaginare il silenzio che è calato in quel momento" tra gli ostaggi, prosegue Sébastien, aggiungendo che i terroristi chiedevano loro di fare da intermediari con la polizia dalla finestra. "Ci chiedevano di urlare agli agenti di non avvicinarsi, altrimenti si facevano esplodere". E' l'unica richiesta che gli assalitori hanno avanzato: "Abbiamo pensato che forse volevano salvarsi la vita, ma ci sembrava improbabile dopo la carneficina che avevano fatto in sala. E poi volevano dei giornalisti". "In ogni momento una parola sbagliata può provocare la tua morte", ricorda ancora Sébastien che oggi si ritiene "nato una seconda volta".

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