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Kenya: rapita volontaria italiana 23enne, 14 arresti in una maxioperazione

Durante attacco sulla costa, ferite cinque persone

Uomini armati hanno rapito una volontaria italiana, Silvia Costanza Romano, di 23 anni sulla costa del Kenya: lo ha riferito il capo della polizia keniota Joseph Boinnet. Il rapimento sarebbe avvenuto durante un attacco avvenuto ieri sera, alle 20 ora locale, nel centro commerciale di Chakama, a circa 80 chilometri a ovest di Malindi nella contea di Kilifi, nel sud-est del Paese. La banda di uomini, armata di fucili AK 47, ha ferito anche 5 persone, tra le quali un ragazzino di 12 anni in modo grave. Secondo Boinnet, non è chiaro il motivo dell'attacco, nè chi se ne sia reso responsabile. Nella zona ci sono stati rapimenti di stranieri da parte di fondamentalisti islamici con base in Somalia.

Quattordici persone sono state arrestate in Kenya in una maxioperazione. Lo riferisce il media kenyano Daily Nation. Fonti di polizia di Malindi hanno detto che 14 persone sono fermate stanotte nella zona di Chakama e Galana-Kulalu. 

Silvia Costanza Romano è di Milano. Lo ha detto all'ANSA Lilian Sora, presidente della onlus marchigiana Africa Milele per cui lavora la cooperante. "Il rapimento della volontaria italiana 23enne è avvenuto in una parte del Kenya dove non ci sono centri commerciali, al massimo un negozietto dove si vendono fagioli e dove soprattutto non succede mai niente del genere", ha spiegato Sora. "A quanto ci hanno raccontato le persone che abitano nel villaggio - ha aggiunto - sono arrivati quattro-cinque individui armati che hanno lanciato un petardo, facendo sollevare la sabbia e hanno sparato più volte. Poi sono andati, a colpo sicuro, nella casa dove era la nostra volontaria, probabilmente perché lì sapevano che c'era una italiana, anche se non so spiegarmi il motivo di quello che è successo. In quel momento era da sola, perché altri erano partiti e altri ancora arriveranno nei prossimi giorni".

"Quando un mese fa è tornata in Kenya, Silvia mi è venuta a trovare e le ho detto di non andare a Chakama, perché non è un posto sicuro, ma lei mi ha risposto che lì erano tutti suoi amici": lo racconta all'ANSA dal Kenya Davide Ciarrapica, fondatore della Onlus Orphan's Dream, con cui Silvia Romano - la 23enne cooperante rapita ieri - aveva fatto un'esperienza di un mese di volontariato lo scorso agosto nell'orfanotrofio di Likoni. Dopo essere stata a Likoni, quest'estate Silvia era andata a Chakama e aveva poi spiegato a Davide che preferiva stare lì, in quel paesino senza elettricità, perché si era trovata meglio. "Noi viviamo in una piccola città, con la corrente e la sicurezza di notte, a Chakama non c'è nulla, solo una camera per i volontari, ma - spiega Davide - ci sono meno regole da seguire e a Silvia le regole non vanno giù". "Dopo 20 giorni qui voleva assolutamente uscire la sera e lo abbiamo fatto, ma io sono qui per lavorare e casini non ne voglio. Comunque - prosegue - siamo rimasti amici e mi ha spiegato che andava a Chakama perché le avevano proposto di fare la referente e perché lì poteva svegliarsi quando voleva e uscire con gente del posto". A Chakama, secondo Davide, "fino a poco fa c'erano altri volontari, che sono partiti da poco, ed erano anni che non succedeva nulla. In giro si dice che chi ha rapito Silvia cercava dei soldi, ma - conclude - non si cercano soldi a Chakama".Onlus: 'Non ci sono parole, Silvia siamo con te' - "Non ci sono parole per commentare quello che sta accadendo. Silvia, siamo tutti con te. Africa Milele Onlus". questa la scritta che appare sulla homepage del sito della onlus di Fano con cui era impegnata Silvia ROmano, la volontaria italiana di 23 anni, rapita ieri in Kenya da un gruppo armato.

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione al rapimento. Nel procedimento, coordinato dal pm Sergio Colaiocco, si ipotizza il reato di sequestro di persona per finalità di terrorismo. In base a quanto si apprende i carabinieri del Ros sono già in contatto con le autorità keniote. A piazzale Clodio si attende una prima informativa sulla vicenda.

Fonti della Farnesina hanno confermato il rapimento di una cooperante italiana da parte di uomini armati a Chakama a circa 70km da Malindi, in Kenya. La ragazza, Silvia Costanza Romano, era nel Paese africano come volontaria della onlus Africa Milele che opera su progetti di sostegno all'infanzia. L'unità di Crisi della Farnesina si è immediatamente attivata e lavora in stretto contatto con l'ambasciata d'Italia a Nairobi e con la famiglia della cooperante. Come in tutti i casi di rapimenti all'estero, sottolineano le stesse fonti, la Farnesina intende mantenere il più stretto riserbo sulla vicenda "nell'esclusivo interesse della connazionale".

Il caso della cooperante italiana rapita in Kenya è una vicenda "gravissima" che si "sta evolvendo di minuto in minuto", per la quale la Farnesina "ha attivato la sua unità di crisi", con la quale "segue da vicino" il caso portando avanti il suo "lavoro di contatto con il governo" e di "assistenza alla famiglia". Lo ha dichiarato la vice ministra degli Esteri Emanuela Del Re a margine della conferenza "Relief in protected crises: the Syria case" a Roma. "Abbiamo avuto notizia questa mattina del rapimento di Silvia Costanza Romano in Kenya, lo dico con una certa commozione. Vorrei mandare i miei saluti alla famiglia, nella speranza che la questione si risolva rapidamente", ha affermato Del Re nel suo intervento alla conferenza. Silvia Romano "rappresenta il meglio della nostra società, quelle persone che decidono di passare un periodo nelle zone di conflitto per aiutare altri. In questo modo naturalmente contribuiscono al grande senso di solidarietà che io spero sempre animi il mondo, e che ci porti a quella società dell'empatia che credo possa costituire una risposta importante al male del mondo", ha aggiunto.

La ragazza era rientrata in Kenya all'inizio di novembre. Lo si apprende da fonti a Fano. In Kenya, sempre con Africa Milele onlus, aveva trascorso in precedenza alcuni mesi, quindi conosceva l'ambiente e le condizioni di vita in quella parte dell'Africa.

Testimone: 'I rapitori l'hanno schiaffeggiata e legata'- Gli uomini armati che hanno rapito in Kenya la volontaria Silvia Costanza Romano cercavano proprio lei e l'hanno schiaffeggiata e legata, prima di portarla via. E' quanto afferma un ragazzo che sostiene di essere testimone oculare del rapimento, Ronald Kazungu Ngala, 19 anni. Il giovane è uno dei ragazzi la cui istruzione è sostenuta dalla onlus per cui lavora la ragazza italiana ed era nell'ufficio dell'organizzazione, quando ha sentito gli spari provenienti dall'esterno, che hanno fatto fuggire o nascondere tutti quelli che si trovavano nell'area commerciale. La banda ha quindi fatto irruzione nell'ufficio con fucili e machete, intimando che fosse loro detto dov'era la donna bianca. "Ho detto loro che se ne era andata - racconta - ma non mi hanno creduto e si sono precipitati nella stanza, dove l'hanno trovata". Ngala dice di averli seguiti e aver sentito uno di loro chiedere a un altro "se fosse lei". Quando gli è stata data una risposta affermativa, l'ha "schiaffeggiata duramente finché Silvia è caduta". "Ronald, per favore, per favore! Ronald, per favore aiutami", avrebbe detto la giovane, secondo Ngala. "Ho provato a respingere un uomo che la teneva giù per legarle le mani dietro la schiena - dice ancora il ragazzo - ma qualcuno mi ha colpito in testa con un bastone e ho quasi perso i sensi. Lei mi ha detto di mettermi in salvo e sono fuggito". Due degli uomini armati che erano fuori dalla stanza avrebbero quindi sparato a delle persone presenti. Secondo Ngala, i rapitori hanno portato Romano attraverso il fiume Galana.

"Silvia è sempre stata una ragazza forte e determinata" dice Giorgia Matteucci, Presidente della CIELS, l'Università privata di Milano dove Silvia Costanzo Romano si è laureata lo scorso febbraio dopo aver frequentato "brillantemente" tre anni del corso in Mediazione Linguistica per la Sicurezza e Difesa Sociale. "Stamattina abbiamo appreso la sconvolgente notizia sulla nostra studentessa - prosegue Matteucci - e il nostro pensiero è andato alla sua famiglia. Io, il Direttore didattico Daniele Gallo e tutta l'università speriamo che questa tremenda situazione si risolva nel minor tempo possibile e siamo vicini alla famiglia di Silvia. Nel frattempo ci stiamo organizzando per renderci disponibili a dare tutto l'aiuto possibile". 

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