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di Martino Iannone e Lara Gallina
ANSA MagazineaMag #111
Viaggio nell'archeologia sommersa

Alla scoperta del mare di Augusto Imperatore

Alla scoperta delle aree marine protette della Campania dal Cilento a Sorrento, da Gaiola a Baia fino a Ischia

In queste acque, sommerso in questo mare antico, c’è un tesoro di storia e di storie come in poche parti al mondo. Siamo nelle aree marine protette della Campania. Dalle coste del Cilento alla Costiera prima Amalfitana e poi Sorrentina per arrivare nel Golfo di Napoli ai Campi Flegrei e infine a Ischia, questo mare conserva - il più delle volte celate alla vista dell’uomo - ville romane, ninfei, peschiere, ville marittime, statue, moli di approdo grandi e piccoli e tanto, tanto ancora da scoprire. Siamo al culmine dello splendore dell’epoca di Augusto Imperatore. Questo viaggio multimediale  - realizzato grazie a un press tour finanziato dalla Regione Campania - vuole dare il suo piccolo contributo per far conoscere questo patrimonio archeologico costiero e subacqueo e permettere a chi lo visiterà di innamorarsi di tanta meraviglia.

Tuffo nel blu della Roma sommersa di Augusto


Le aree marine protette (Amp) della Campania, veduta d'assieme

Esiste uno straordinario patrimonio storicoarcheologico che però giace sommerso nel mare della Campania e in particolare nelle sue Aree Marine Protette, e in queste Aree il turismo subacqueo resta una delle attività collegate al turismo sostenibile di maggiore attrattiva. Nelle 6 Aree Marine Protette campane operano circa 20 centri di immersione che veicolano oltre 6.000 “immersioni” coinvolgendo un notevole numero di appassionati che fruiscono, nel tempo libero, delle altre attrattive offerte dai territori. Inoltre, le caratteristiche di chi fruisce di questa attività sono: un’alta sensibilità ambientale e culturale, una forte destagionalizzazione (le attività di immersione vengono svolte soprattutto nei weekend ed al di fuori dei periodi di picco turistico), un importante indotto collegabile alla nautica, all’attrezzatura ed alla ristorazione.


In mare tra bellezza, storia e lavoro

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L'area marina protetta di Santa Maria di Castellabate

Il territorio di Punta Tresino costituisce il confine meridionale dell’area gravitante intorno alla città di Paestum, e più volte fu oggetto di contese con la vicina Velia, ma entrambe furono fedeli alleate di Roma fornendo uomini e navi nel corso delle guerre puniche. In mare lungo la costa compresa tra Agropoli e Punta Tresino sono stati effettuati, nel corso degli anni, numerosi rinvenimenti subacquei per opera di subacquei locali, purtroppo privi di idonea documentazione topografica. La frequentazione di questo specifico tratto della costa cilentana fu legata soprattutto alla possibilità di ridosso offerta dalla baia del Vallone nonché alla presenza di sorgenti di acqua dolce in prossimità del mare, due elementi preferenziali, fin dall’epoca protostorica, per la scelta dei punti di approdo durante la navigazione di cabotaggio. Ma l’incredibile aspetto di questo territorio è che in pochi chilometri di costa è possibile visitare ogni tipo di monumento o sito archeologico che abbia attinenza con il mare, una sorta di piccolo manuale di archeologia subacquea. In questo ipotetico tour costiero incontriamo, partendo dalla spiaggia di Santa Maria di Castellabate in località Lago, una serie di impronte semicircolari molto regolari semisommerse che documentano lo sfruttamento del banco roccioso di arenaria per una cava di macine e/o rocchi di colonne.


Alla ricerca di Aenaria


L'area marina protetta di Punta Campanella

Il promontorio, frequentato dapprima dai Micenei e poi dai Greci che vi realizzarono un tempio dedicato ad Athena protettrice della navigazione, passa nel IV secolo sotto il dominio dei Sanniti, ai quali appartiene la famosa iscrizione qui ritrovata (III-II a.C.) in cui si cita la realizzazione di un approdo nell’insenatura di levante per raggiungere il santuario dedicato a Menerva (divinità italica equivalente ad Athena). Il santuario e il culto perdono importanza con la conquista romana, quando questo tratto di costa diviene principalmente il punto di imbarco per raggiungere Capri divenuta, con Tiberio, residenza imperiale. Il santuario doveva trovarsi nel primo terrazzamento laddove in seguito è stata realizzata la torre di avvistamento (1335). Il promontorio e gli isolotti de “Li Galli” si contendono - secondo gli studiosi - la sede delle Sirene (Ligeia, Leucosìa e Partenope), figure mitologiche (mezze donne mezze uccello) che ammaliavano i naviganti portandoli al naufragio, in realtà una trasposizione dei pericoli derivanti da bassofondali, da scogli affioranti e da gorghi marini.

L’arcipelago de “Li Galli” viene infatti generalmente identificato con le isole Sirenussai citate dagli autori antichi e in particolare Strabone. Per l’età romana lo stesso Strabone descrive il golfo di Napoli come una unica città con un susseguirsi ininterrotto di ville da Miseno fino a Punta Campanella e in penisola restano tracce di questa ricca  edificazione con innumerevoli resti murari, ninfei, peschiere, banchine di attracco e cunicoli scavati nella falesia che confermano quanto descrittoci dagli autori antichi. L’articolazione degli spazi e la struttura di queste dimore lussuose rappresenta un unicum nell’architettura romana. Dallo studio della disposizione degli ambienti, per lo più senza uno schema rigido, infatti, si percepisce che tutto era in funzione dell’adattamento degli spazi alla fruizione del paesaggio. In particolare nel tratto di costa prossimo a Sorrento si conservano, a ridosso della costa, i resti della Villa di Agrippa Postumo e la villa annessa al c.d. Bagno della Regina Giovanna, due tipici esempi di ville marittime, suddivise tra un settore residenziale ed un settore marittimo. 


In mare da Castellabate a Sorrento

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Il parco sommerso di Baia

I Campi Flegrei, e con essi Baia e Pozzuoli, sono noti in tutto il mondo per il fenomeno del bradisismo, scoperto grazie alla presenza, fino a una altezza massima di sei metri, di fori di litodomi sulle colonne del Macellum di Pozzuoli e studiato nel XIX secolo da Issel, il quale per primo ipotizzò l’esistenza di oscillazioni verticali periodiche del suolo senza visibili deformazioni permanenti. Questo fenomeno ha comportato, nei secoli, variazioni del livello del mare tali da  sommergere tutta la fascia costiera di età romana per una ampiezza che raggiunge i quattrocento metri e dalle fonti antiche sappiamo che questi lidi furono densamente edificati dall’aristocrazia romana che ne fece un rinomato luogo di villeggiatura per il sua clima mite, per la bellezza del paesaggio e per la presenza di innumerevoli sorgenti idrotermali.

Tra i monumenti maggiormente noti e studiati ricordiamo la Villa a Protiro, la Villa dei Pisoni, il ninfeo imperiale di Claudio, la secca Fumosa e l’intero complesso del Portus Iulius. La creazione di alcuni itinerari subacquei permette oggi ai turisti subacquei di visitare questi luoghi così affascinanti e ancora purtroppo semisconosciuti. 


Nella baia di Ieranto a Punta Campanella


Il parco sommerso di Gaiola

La collina di Posillipo divide geograficamente l’area napoletana gravitante intorno al vulcano del Somma Vesuvio dall’area gravitante intorno alla caldera flegrea i cui margini si estendono fino al promontorio di Miseno. Tutta la costa flegrea, e in parte anche quella napoletana, è interessata dal fenomeno del bradisismo, un lento movimento - ascendente o discendente - della crosta terrestre legato allo spostamento delle masse magmatiche dell’interno della caldera, che ha causato profonde variazioni geomorfologiche, con la conseguente sommersione delle strutture di età romana collocate in prossimità dell’antica linea di costa. Attualmente il livello del mare - in questo tratto di costa - risulta maggiore di circa tre metri rispetto a quello di età romana, conservando così sott’acqua gran parte delle istallazioni marittime appartenute alla grande villa romana che si conserva sulla sommità della collina, nota tramite gli autori antichi con il nome Pausilypon “riposo dagli affanni”; nome che ancora si conserva nel toponimo napoletano Posillipo.

La villa appartenne ad un ricco e discusso personaggio, Marco Vedio Pollione, arricchitosi secondo gli storici antichi con mezzi illeciti e famoso per una smodata passione per l’allevamento delle murene. Alla sua morte- avvenuta nel 15 a.C. - lasciò la villa in eredità a Ottaviano Augusto, che apportò una consistente ristrutturazione per adeguarla a villa imperiale.  La villa, oltre alla zona residenziale propriamente detta, aveva un esteso settore marittimo di cui si conservano al livello del mare numerose strutture tra cui particolarmente celebre è il ninfeo conosciuto come “Scuola di Virgilio”, del quale oggi non resta molto ma è ugualmente noto grazie a stampe e incisioni dei secoli scorsi.


In mare da Gaiola a Baia nei Campi Flegrei

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L'area marina protetta Regno di Nettuno

Nel mondo degli studi classici Ischia deve la sua notorietà al fatto di essere stata la prima colonia greca in Occidente, fondata nel VIII secolo a.C. e citata dalle fonti antiche con il toponimo Pithecusa, e per il ritrovamento in una tomba della necropoli di San Montano della coppa rodia c.d. di Nestore (esposta nel Museo Archeologico di Lacco Ameno) che riporta la più antica iscrizione greca rinvenuta nel mondo occidentale. Mentre la penuria di evidenze archeologiche di età romana ha - da sempre - fatto sì che l’isola, ora definita come Aenaria, venisse considerata, in questo periodo storico, semi abbandonata a causa dei frequenti terremoti e delle eruzioni vulcaniche che si manifestarono tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.

Recentissimi scavi subacquei stanno invece in parte smentendo questo preconcetto, con la scoperta nella Baia di Cartaromana dell’antico porto di Aenaria e dei resti di una villa marittima. L’analisi dei materiali ceramici rinvenuti nel corso degli scavi documenta non solo una frequentazione della baia protrattasi nell’arco di almeno otto secoli ma anche un traffico commerciale proveniente da tutto il bacino del Mediterraneo, confermando anche per l’età romana la centralità dell’isola lungo le rotte marittime che solcavano il Mare Nostrum. L’individuazione e lo studio di strutture di epoche più recenti (XIII secolo) consente inoltre la ricostruzione della geomorfologia della baia di Cartaromana dall’età romana ad oggi, attraverso l’analisi delle variazioni del livello del mare nel corso degli ultimi 2000 anni. In attesa della conclusione degli scavi e dell’istituzione di itinerari subacquei, l’area archeologica è visitabile con l’ausilio di una barca dal fondo trasparente.


''Il bagno della Regina Giovanna''


Gli scavi subacquei di Aenaria

A distanza di sette anni dall'inizio delle ricognizioni subacquee e delle successive campagne di scavo nella baia di Cartaromana a Ischia, l'archeologa e Sub Alessandra Benini, direttrice di cantiere della spedizione, fa per l'ANSA un primo bilancio sui risultati ottenuti e sulle prossime aspettative. 

"Le ricerche condotte sotto la direzione della locale Soprintendenza Archeologica, dell'Area Marina Protetta Regno di Nettuno e con i mezzi e gli operatori subacquei della Marina di Sant'Anna s.r.l.  - afferma Benini - stanno riscrivendo parte della storia e della topografia antica di questa settore dell'isola. La tradizione storiografica ha - da sempre - visto l'isola di Ischia in età romana come un'isola semi-abbandonata o comunque di scarsa rilevanza archeologica sia nel quadro dell'edilizia aristocratica, preponderante invece nella vicina terraferma flegrea, sia dell'ambito dei commerci marittimi.  Le indagini di scavo stanno invece - anno dopo anno e con la lentezza tipica delle ricerche archeologiche - delineando per la baia di Cartaromana un'area densamente frequentata a partire dal III secolo a.C. grazie alla presenza di una ampia banchina portuale. Poco lontano, invece, affiorano, tra gli scogli del fondale e l'edilizia moderna, i resti di una villa marittima. Con questi primi risultati si stanno quindi restituendo all'isola d'Ischia tutte quelle caratteristiche topografiche tipiche delle altre piccole isole tirreniche".


I sub di Ischia Indiana Jones del mare


La Marina di Sant’Anna, un privato che in mare scava la storia

La Marina di Sant’Anna s.r.l. è una società nata nel 2002, con lo scopo primario di realizzare attività turistiche culturali nel rispetto dell’ambiente. Nel corso degli anni passati ha effettuato con professionalità vari servizi: assistenza a l’ormeggio, trasporto passeggeri, lavori subacquei. Anni di esperienza marinaresca ci consentono oggi di offrire il meglio per chi cerca competenza e sicurezza nei nostri mari. L’obiettivo della società è di rendere l’isola d’Ischia un punto di riferimento turistico, non solo per quello che da il paesaggio, ma anche e soprattutto per riscoprire quello che hanno lasciato in passato le varie popolazioni che sono state sull’isola.

Per l’obiettivo per cui sopra la società Marina di Sant’Anna a.r.l. già dal 2004 lavora a stretto contatto con la Sovraintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, nella baia di Cartaromana in Ischia con scavi archeologici subacquei. Nella convinzione della bellezza del progetto e della grande capacità ricettivo/turistica dell’isola d’Ischia, da Settembre 2011 a Ottobre 2011 sotto la direzione della Sovraintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, la società ha iniziato una nuova campagna di scavo con l’obiettivo di portare alla luce nuove testimonianze dell’antica civiltà romana della città Aenaria.


A Ischia ponte, da pescatori a Indiana Jones del mare

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