Sono già una quindicina le 'tasse
patrimoniali' in Italia, e non ce n'è bisogno di altre, per
mettere in sicurezza i conti pubblici, visto il forte
rallentamento dell'economia italiana. Lo sostiene in una nota
l'Ufficio studi della Cgia di Mestre.
"Nel 2017 - prosegue l'associazione artigiana - tra l'Imu, la
Tasi, l'imposta di bollo, il bollo auto, abbiamo versato al
fisco 45,7 miliardi di euro. Rispetto al 1990 il gettito
riconducibile alle imposte di possesso sui nostri beni mobili,
immobili e sugli investimenti finanziari in termini nominali è
aumentato del 400%, mentre l'inflazione è cresciuta del 92%. In
buona sostanza, in oltre 25 anni abbiamo subito una vera e
propria stangata".
Quasi la metà del gettito complessivo delle patrimoniale già
esistenti (21,8 miliardi) è riconducibile all'applicazione
dell'Imu/Tasi sulle seconde-terze case, sui capannoni, sui
negozi e sulle botteghe artigiane.
Se la crisi economica fosse tale da richiedere una manovra
correttiva, secondo la Cgia la soluzione non dovrebbe comportare
un aumento delle tasse, visto che entro la fine di quest'anno
bisognerà trovare anche 23 miliardi di euro per evitare che dal
primo gennaio 2020 scatti l'aumento dell'Iva, ma da una
riduzione della spesa corrente, rivedendo da subito quelle
ascrivibili a "quota 100" e al reddito di cittadinanza.
"Nonostante i correttivi apportati in zona Cesarini con il
maxiemendamento - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi
Paolo Zabeo - la manovra di Bilancio del 2019 non ha introdotto
quello shock fiscale che tutti si attendevano. Anzi, stando alle
previsioni elaborate dal Ministero dell'Economia la pressione
fiscale per l'anno in corso è destinata addirittura ad
aumentare, dopo cinque anni in cui ciò non accadeva. Oltre a
ciò, va segnalato che con la rimozione del blocco dei tributi
locali prevista dalla manovra c'è il pericolo che torni ad
aumentare anche il peso delle tasse locali che erano bloccate
dal 2016. Senza contare che è necessario disinnescare le
clausole di salvaguardia - conclude - altrimenti dall'inizio del
2020 subiremo un aumento dell'Iva da far tremare i polsi".
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