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Dal silenzio tornano bimbi della Ghinelli

Un nuovo noir della autrice del 'Divoratore'

 (ANSA) - ROMA, 17 GEN - LORENZA GHINELLI, ''TRACCE DAL SILENZIO'' (MARSILIO, PP. 334 - 14, 00 EURO) - Tornano i teneri, inquietanti, avvincenti bambini di Lorenza Ghinelli, cui ci ha abituati sin dal suo folgorante esordio con ''Il divoratore'' del 2011. Qui ci sono una serie di caratteristiche e personaggi classici delle fiabe nere, ma il racconto e la scrittura sono poi tutt'altro che fiabeschi.
    Così si va dalla porta di una misteriosa cantina che non si può aprire a una vecchina che mette i brividi ma cucina buone torte, però si fa trovare anche coperta di sangue perché alleva e sgozza conigli, da notti buie agitate dall'ombra di lunghi rami mossi dal vento a angosciose case che il buio stringe come in una morsa, da musiche nate dal nulla che accompagnano presagi paurosi a case abbandonate col tetto crollato e fili di edera che escono dalle finestre come grandi dita di una mano e un vecchio zoppo con la barba che gira con un coltello da scanno, ammazzando dei giovani studenti di notte al parco.
    Accanto a queste atmosfere e figure ecco però una realtà concreta, il mondo di oggi, le incomprensioni, i tradimenti, ma anche le tenerezze tra genitori dopo una disgrazia che ha colpito la famiglia; compagne di scuola dai nomi strani, Nur e Rasha, insofferenti e ribelli dopo quello che hanno passato per arrivare dall'Afghanistan in Italia per terra e per mare e ora chiuse in una casa famiglia che mal sopportano; una professoressa arroccata nella propria severità e paura di essere coinvolta.
    Gli omicidi del vecchio sono il motore del racconto, sino a quando verrà svelato il mistero di chi sia questo assassino e perché uccida questi ragazzi, per la precisione Lauro e Fabio, due bulli che se la prendono con i più deboli e importunano, arrivando a maltrattare e abusare compagne che, per l'imbarazzo e il timore, cambiano scuola. Eppure il nodo del libro non è qui, ma nelle anime innocenti e inquiete di altri giovani, il sedicenne Alfredo e sua sorella Nina, più piccola e diventata sorda dopo essere stata travolta da un'auto, che per una serie di coincidenze e di vicinanze si troveranno coinvolti in questa storia più grande di loro, tra mille paure, una grande curiosità e il sapere di non poter far finta di nulla.
    Alfredo è un ragazzo isolato, solo, studioso, sensibile che avverte come i genitori, Sara e Marco, siano presi dai loro problemi, ha un debole per Nur e sente di dover proteggere la sorellina che per sentire deve aiutarsi con un apparecchio che la notte stacca, piombando nel silenzio, che però, come in un sogno, si popola di agnizioni, visioni e musiche assurde, le note della canzoncina fine anni Trenta del Novecento: ''ma le gambe, ma le gambe, a me piacciono di più'', che sembrano alludere a un'idea di una donna oggetto.
    Ed ecco che a questa storia principale se ne alterna una in capitoli scritti in corsivo che riporta a un altro tema caro alla Ghinelli, quello di violenze gratuite e feroci che hanno lasciato lunghi strascichi traumatici, qui legati alla fine della guerra.
    Una striscia di sangue e paura che affonda le radici nel passato e arriva ai nostri giorni, ma che per chi è adolescente è solo presente inquietante e angoscioso che respinge e attira.
    Ed è proprio questa adolescenza con i suoi chiaroscuri, i trasalimenti, gli stupori, i timori che la Ghinelli sa far vivere in storie coinvolgenti dai risvolti terribili, con una scrittura lieve anche quando diventa più cruda, perché crede ''che la letteratura possa aiutare le persone, e se tu riuscissi a farlo capire alla prof sono certo che potrebbe rivalutare la tua posizione'', come spiega Alfredo a Rasha, molto riluttante a impegnasi e studiare. (ANSA).
   

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