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Bianca Berlinguer e la trans Marcella

Bianca Berlinguer e la trans Marcella

Esce per La nave di Teseo memoir in prima persona dell'amica

ROMA, 08 ottobre 2019, 15:49

Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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BIANCA BERLINGUER, STORIA DI MARCELLA CHE FU MARCELLO (LA NAVE DI TESEO, PP 110, EURO 15). La storia di un'amica speciale, diversa e di una vita all'avanguardia, libera. E' quella di Marcella Di Folco, nata uomo e diventata donna in anni in cui le metamorfosi di genere erano impensabili. La racconta Bianca Berlinguer nel memoir 'Storia di Marcella che fu Marcello', pubblicato da La nave di Teseo, in cui ridà voce, in prima persona alla transessuale nata nel 1943 nel borghese quartiere Parioli di Roma, con un padre severissimo, ex gerarca fascista, morta nel 2010 con funerali religiosi. Da quando la incontrò, al Gay Pride del 1997 a Venezia, la Berlinguer non ha mai smesso di frequentare Marcella che la colpì per la sua "irresistibile gioia di vivere". "Resterà sempre nel mio cuore come l'esempio di qualcuno che è riuscito a combattere contro tutto e tutti per affermare un diritto essenziale, quello all'identità sessuale, continuando a vivere con passione e felicità anche le prove più ardue" racconta la giornalista della Rai che dedica il libro a sua figlia Giulia che la chiamava zia e quando era bambina le chiedeva: "Ma tu sei maschio o femmina?" e Marcella "rideva fragorosamente".
    L'idea di scrivere questo libro sulla vita di Marcella era nata insieme a lei ma "nessuna delle due poteva immaginare che sarebbe stato pubblicato postumo. Solo più tardi si scoprì che aveva un tumore al colon ormai diffuso ovunque. E così la nostra conversazione ha accompagnato i suoi ultimi mesi" dice la Berlinguer che ci fa entrare nella vita di Marcella con una scrittura diretta, essenziale. A 14-15 anni Marcello-Marcella capisce di essere attratta dall'idea di essere donna, di giorno va a scuola e la sera frequenta la via Veneto della Dolce Vita, il Café de Paris dove ci sono Wanda Osiris, Raimondo Vianello, Alida Chelli e Walter Chiari e i primi playboy, Gigi Rizzi, Pierluigi Torri. Sono gli anni in cui furoreggia Gio Stajno, il locale gay per eccellenza è il Pipistrello di Roma, ma è quando va a lavorare nel '68 al Piper che a Marcella si apre un mondo. Diventa amica di Renato Zero, tra le assidue frequentatrici ci sono Mia Martini e sua sorella Loredana Bertè. E durante una festa "in cima alla scala comparve Gina Lollobrigida con un cappotto di tigre lungo fino ai piedi. Uno schianto, rimasi a bocca aperta" racconta.
    Pelosa come un orso, con il timbro di voce da baritono a Marcella piaceva mostrare le gambe e indossare i tacchi alti e quando, vestita da donna, andava a trovare le sue amiche che lavoravano sul marciapiede e i clienti le urlavano: "'Quanto vuoi?' 'Io non lavoro', rispondeva, però mi piaceva essere richiesta e desiderata" ricorda.
    Alla sua "checcagine" come la definisce, sacrifica la carriera cinematografica lavora però con Fellini e interpreta, fra l'altro, il principe Umberto di Savoia in Amarcord e l'eunuco dell'harem in 'La città delle donne'. Con Roberto Rossellini gira Cartesius e L'età di Cosimo de' Medici dove interpreta Cosimo, "la parte che le è piaciuta di più" ed è anche nei panni del segretario del vescovo di Assisi in 'Fratello sole, sorella luna' di Franco Zeffirelli. "Meravigliosa" l'esperienza con Alberto Sordi, che la sceglie per 'Finché c'è guerra c'è speranza', dove è il luogotenente di un mercante d'armi. Nel 1980, l'anno dell'operazione a Casablanca, finalmente corona il suo sogno di diventare donna. Dopo, racconta, Fellini la chiama per Ginger e Fred, "voleva che facessi la parte di una travestita famosa che alla fine dello spettacolo si toglieva la parrucca e ridiventava uomo. Io ho visto i sorci verdi e gli ho detto: 'No, no, no, io la parrucca non me la tolgo'. Ero finalmente donna, non mi andava di rimanere calva. Fellini si arrabbiò e non mi chiamò più". Al contrario di tante star, racconta Marcella, lei non ha mai nascosto la sua omosessualità e ha portato avanti una battaglia "mai conclusa per l'affermazione della dignità di tutte e di tutti" dice la Berlinguer della sua amica che a Bologna è stata consigliera comunale dal 1995 al 1999 per i Verdi. "Bisogna riconoscere che se la possibilità di cambiare sesso è diventata una legge dello Stato, in tanti paesi del mondo, lo dobbiamo soprattutto alle puttane. Sono state loro che negli anni ottanta si sono unite e hanno creato i movimenti delle transessuali" dice Marcella che fu Marcello che di storie ne ha avute tante "ma ero sempre io ad amare e a donare" confida alla Berlinguer.
   

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