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Sgrena, la guerra che uccide la verità

Sgrena, la guerra che uccide la verità

L'emergenza fake news tra violenza sulle donne e migranti

ROMA, 01 ottobre 2019, 12:47

di Michele Cassano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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   GIULIANA SGRENA, MANIFESTO PER LA VERITA' (IL SAGGIATORE, 264 PP, 15 EURO) - Violenza sulle donne, guerra, migranti. L'informazione può modificare il corso degli eventi, trasformare carnefici in vittime, essere piegata alla propaganda di leader e partiti. Se è vero che le fake news sono sempre esistite, in tempi di internet e social network il loro potenziale distruttivo è cresciuto fino a diventare una vera e propria emergenza. Giuliana Sgrena, giornalista e scrittrice, inviata del Manifesto, analizza nel suo Manifesto per la Verità, come è cambiato il mondo dei media e come le notizie possono essere costruite ad arte e piegate all'interesse del potente di turno. Un saggio diviso in tre sezioni, che parte dall'analisi del Movimento #MeToo, per passare poi al conflitto Mediorientale, che l'ha vista impegnata sul campo, e concludere con il fenomeno migratorio. Tutti campi nei quali l'informazione gioca un ruolo centrale e nei quali il giornalismo spesso deborda dai confini della deontologia professionale.

L'autrice guarda al trattamento subito dalle donne che hanno denunciato violenze, a partire da quella "pornografia mediatica" che non lesina sui particolari e condiziona la vita quotidiana delle vittime. Così è nella vicenda di Asia Argento, che tra le prime ha denunciato le molestie subite da Harvey Weinstein e che, in particolar modo in Italia, soprattutto da giornali come Libero, è stata oggetto di pesanti accuse per aver denunciato in ritardo quelle violenze e non solo. Il doppiopesismo della stampa è diventato palese anche in vicende di cronaca, come nella diversa reazione al caso dello stupro di Rimini da parte di immigrati marocchini e di quello di due carabinieri nei confronti di due turiste americane a Firenze. E' ancora la cronaca nera, con gli omicidi delle donne, a provocare un cortocircuito quando sui quotidiani e in trasmissioni tv si parla di un "amore assassino", che in realtà non esiste.

Il ruolo della stampa si fa evidente nella guerra. La propaganda - sottolinea l'autrice - è un'arma indispensabile in un conflitto, soprattutto per guadagnare il favore del popolo che deve sostenere i costi di una guerra. E' successo nella guerra in Iraq, a partire dalla fake news delle armi di distruzione di massa del regime di Saddam Hussein e dalla "photo-opportunity" del celebre abbattimento della statua del dittatore in piazza a Baghdad. La giornalista analizza l'avvento di Al Jazeera, nata dalla rottura dell'omertà e della censura imposta dai governi ai giornalisti, per dare voce alle opposizioni e soprattutto a quella di matrice islamista. E poi, per sottrarre pubblico all'emittente qatariota, a quello di Al Arabiya. Oggi, in Italia e non solo, è anche il fenomeno migratorio a provocare sbandamenti dell'informazione. Quando si tratta di numeri - spiega l'autrice - gli zeri sembrano non contare: leggendo i giornali si trovano spesso milioni confusi con miliardi e viceversa. Nel racconto delle migrazioni, si assiste a una specie di sovrapposizione tra l'agenda della politica e quella mediatica. Ben più problematico e denso di conseguenze, perché riguarda la salute delle persone, appare poi il rapporto tra il giornalismo e l'informazione medico-scientifica.

    La vittima di questa guerra mediatica - sottolinea Giuliana Sgrena - è la verità. E se la verità non è più verità, si mette in gioco la sopravvivenza della democrazia. Non esistono ricette salvifiche: l'unico modo per combattere le fake news e salvare i giornali - avverte - è garantire un giornalismo di qualità, opzione che, purtroppo, non viene tenuta in considerazione.
   

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