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Parrella, due donne in divenire

Parrella, due donne in divenire

Nella scuola del carcere di Nisida un romanzo quasi perfetto

ROMA, 05 marzo 2020, 17:28

Paolo Petroni

ANSACheck

La copertina del libro di Valeria Parrella 'Almarina ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Valeria Parrella  'Almarina ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Valeria Parrella 'Almarina ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

VALERIA PARRELLA, 'ALMARINA' (EINAUDI, pp. 126 - 17,00 euro).
    Ecco un libro quasi perfetto, che nasce e finisce alto senza che la tensione, ideologica, emotiva, poetica e linguistica venga mai meno, tutto raccontato in una prima persona di cui è sempre viva la capacità, con tutte le sue inevitabili paure, di mettersi umanamente in gioco, di "affrontare le scale che ci cambiano la vita", invece di pensare solo che "i poteri sono irraggiungibili come li raccontano" e che c'è poco da fare. Un libro, quindi, che si regge sulla felicità, limpidezza e intensità lieve della scrittura per parlarci con drammatica leggerezza di speranza, della forza del sentirsi vivi nonostante tutto e aperti al mondo, agli altri, con la possibilità di arricchirsi e salvarsi, sempre reciprocamente.
    A parlare è la professoressa di matematica nel carcere minorile di Nisida Elisabetta Maiorano, vedova che non è riuscita da avere figli e con l'amato marito morto prima che riuscissero a adottarne uno. Quindi stanca, oppressa dalla vita e dai ricordi, in bilico tra questa che continua e timori e incertezze, non solo rispetto alla propria femminilità non ancora spenta. Il passato è quindi un tema, e riguarda anche la sua alunna Almarina, giovane ragazza romena stuprata e malmenata dal padre da cui è fuggita prostituendosi per riuscire a viaggiare con appresso il piccolo fratellino, da cui poi, in Italia, è stata separata dai servizi sociali. Ma se per la professoressa il passato è un pozzo in cui è facile precipitare ma da cui basta magari poco, la richiesta di un alunno, per riuscirne fuori, per tornare a essere presente, per la ragazza, incarcerata per un piccolo furto, è invece qualcosa da cancellare, così che ogni giorno possa essere una sfida, tanto che è come vivesse solo il momento contingente, in cui tutto esiste finché è presente. Nonostante questo, tutte e due anche se con una certa paura sono volte al futuro, pronte ad accoglierlo. La professoressa trovando quasi istintivamente, emotivamente, in lei la figlia mai avuta, la persona da aiutare a volare nella vita (di cui capisce forza e generosità vedendola giocare a pallavolo) e Almarina sognando di aprire un giorno una profumeria e aprendosi alla fiducia verso Elisabetta, anche se in modo quasi reticente, timoroso, tutto in quella frase comunque volta a un possibile domani: "Non ti prometto niente però...".
    Il doversi ricollocare, reinventarsi, riposizionarsi, "guardarsi le spalle e dentro e poi passare di livella sui giudizi" è quello che la professoressa chiama "la staratura di Nisida", dove entrare è un'oppressione, ma poi dentro tutto cambia, a cominciare dai rapporti con l'odiato e amato direttore del campo, comandante della Polizia penitenziaria ma anche padre e uomo, persino bello. Così le verrà detto, quando chiederà di potersi occupare di Almarina, la cui scarcerazione è vicina, che non è la prima a sentirsi coinvolta da uno degli alunni, adolescenti per il cui cuore "per quanto gli abbiano già sputato sopra, i carcerieri siamo noi e non gli agenti, noi che vogliamo dare un senso alle loro esistenze, le quasi madri", ragazzi ancora piccoli che quando avranno scontato la pena "torneranno da dove sono venuti, e dove sono venuti è il motivo per cui stanno qui".
    Sarà una lotta, un bisogno, una sfida anche per Elisabetta combattere con regole, servizi sociali, leggi e avvocati e giudici per riuscire a farsi affidare Almarina, scoprendo che "il confine non esiste", che "l'amore non riconosce autorità", che certe donne "sono esseri in divenire, e quando saremo uscite da qui già saremo diverse". La verità è che ognuno di noi, a un certo punto cruciale della propria vita, incontra un'Almarina, e, nonostante la paura, se saprà coglierne l'occasione, potrà dare pienezza e senso alla propria esistenza, senza esami, senza voti: "Perché era questo che cercavamo io e mio marito, è quello che cercano le persone che non si fermano a ciò che la vita passa loro: un termine diverso cui aderire".
   

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