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Fosco Maraini, il Dio delle montagne

Fosco Maraini, il Dio delle montagne

Sessant'anni di avventure e ferrate tra le Apuane e l'Himalaya

ROMA, 11 aprile 2019, 13:09

Lucia Balestrieri

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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 FOSCO MARAINI, 'FARFALLE E GHIACCIAI, LA MIA VITA TRA LE MONTAGNE' (HOEPLI EDITORE, PP 157, EURO 19,46) La montagna era per lui il "Dio fresco", il "Dio libero", il "Dio diretto", tutto l'opposto del "Dio in scatola" claustrofobico delle chiese e delle cattedrali. Un Dio che Fosco Maraini, spinto da un'insaziabile curiosità etica, ha cercato sin da ragazzo, in centinaia di arrampicate e ferrate, in migliaia di chilometri, scalando vette prima vicine alla sua Firenze, poi sempre più lontane e impossibili. "Farfalle e ghiacciai, la mia vita tra le montagne", è un libro che raccoglie gli scritti e gli articoli di sessant'anni di viaggi e avventure, pubblicati su testate nazionali come il Corriere della Sera o riviste specializzate per gli alpinisti. Sono divisi in tre sezioni tematiche, Occidente, Oriente, Estremo Oriente, a cui corrispondono anche tre capitoli della vita dell'autore. Fosco Maraini (1912-2004) è un personaggio complesso da classificare: etnologo, orientalista, alpinista, fotografo, scrittore e poeta, ma anche analista delle diversità, indagatore dell'altrove, ricercatore dello sconosciuto. Assetato di vita, in senso universale. Le sue pagine sulla straordinaria bellezza e intensità della natura o sugli altrettanto straordinari incontri con persone di culture ed etnie diverse emozionano a distanza di tanti anni. La sua passione per le montagne s'impone da subito. Insieme a tre compagni adolescenti temerari e incoscienti come lui (li chiamavano i quattro selvaggi), sfida le nebbie, i temporali, le solitudini e le leggende nere delle Apuane, che negli anni '20, erano sinonimo di un luogo totalmente inaccessibile e sconosciuto. Poi è la volta dell'Appennino tosco-emiliano, e delle Dolomiti. Dall'Occidente all'Oriente: nel 1937, senza più gli amici fiorentini, parte per il Tibet per confrontarsi con i monti più alti del mondo, il primo di tanti viaggi. Il titolo 'Farfalle e ghiacciai" fa riferimento a questo passaggio decisivo. La spedizione, di cui fa parte Fosco, sta attraversando la giungla tropicale. "oggi è bel tempo e miriadi di farfalle di ogni colore svolazzano lungo il sentiero", scrive Maraini. Le nubi che hanno chiuso la valle e la volta vegetale si aprono all'improvviso: "Mi volto. Dinanzi a me, sopra di me, terribilmente addosso, vicinissimo e lontanissimo allo stesso tempo, il Kangchenjunga, una delle più alte montagne del mondo, scintilla nel sole, come un castello incantato d'argentee sostanze lunari. Settemila metri di dislivello stanno tra me e la vetta; ma paiono 70mila. È come guardare un altro pianeta", racconta Maraini. Ciò che lo sorprende e affascina è che "questi gelidi ricami glaciali, queste torri di avorio intatto" siano incorniciati "dai fiori delicati e carnosi, dalle foglie verdi e bagnate della foresta calda dei tropici". "È un'epitome dell'India, del mondo, quasi", aggiunge. "Pare un gioco magico di riflessi, di miraggi, che ripiega su se stessi i meridiani portando ad un inatteso e subitaneo contatto le silenti desolazioni polari con l'orgia della vita tropicale". L'Estremo Oriente arriva nel 1938 dove in Giappone altre montagne lo tenteranno e sedurranno, come osserva la figlia, Dacia Maraini, nell'introduzione del libro. Qui, però, l'intera famiglia finirà in un campo di concentramento, quando Fosco e la moglie rifiuteranno di firmare nel 1943 la loro adesione alla Repubblica di Salò. Per cercare di ottenere condizioni di vita migliori soprattutto per le tre figlie bambine, Fosco si taglierà una parte del mignolo di una mano, davanti ai militari giapponesi. Come in natura esiste, sotto un bosco di alberi, anche una foresta sottoterra, che si fa strada alla maniera di "una miriade di serpi tra sasso e sasso, tra zolla e zolla", anche nei popoli c'è una "foresta inversa", spiega Fosco in uno dei racconti. È la foresta inversa "per sempre celata agli occhi, potente, oscura e terribile, degli impulsi primordiali, delle tradizioni ataviche, delle disperate voglie che non salgono alla coscienza, ma condizionano gli atti, scatenano le guerre, urgono cose atroci".
   

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