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Nganang, l'Europa liberata da africani

Nganang, l'Europa liberata da africani

Scrittore camerunense, social media potenti nel mio esilio

ROMA, 12 dicembre 2018, 13:15

Mauretta Capuano

ANSACheck

La stagione delle prugne - RIPRODUZIONE RISERVATA

La stagione delle prugne - RIPRODUZIONE RISERVATA
La stagione delle prugne - RIPRODUZIONE RISERVATA

  PATRICE NGANANG, LA STAGIONE DELLE PRUGNE (66THAND2ND, PP 349, EURO 18). Gli africani che combattono per liberare l'Europa. E' quello che ci racconta lo scrittore e poeta camerunense Patrice Nganang, 48 anni, nel romanzo 'La stagione delle prugne', secondo capitolo di una trilogia sul Novecento, in cui la fine della seconda guerra mondiale è vista dall'Africa, dagli africani partiti per combattere.
    "Le storie che parlano dell'Africa sono sempre raccontate dal punto di vista occidentale. Volevo sovvertire questa abitudine e raccontare l'Africa, il mio paese, il Camerun, dal punto di vista degli africani" dice all'ANSA Nganang, che si è opposto al regime di Paul Biya, nel 2017 è stato incarcerato nel suo paese d'origine dove non può più tornare perchè è stato privato dei diritti civili. In questi giorni a Roma, dove ha partecipato all'ultima edizione della fiera nazionale della piccola e media editoria 'Più libri più liberi', Nganang, che insegna Letterature comparate alla Stony Brook University, da 18 annivive negli Stati Uniti e con i suoi libri ha vinto premi come il Marguerite Yourcenar e il Grand prix litteraire d'Afrique noir. La stagione delle prugne, pubblicato in Italia da 66thand2nd, con la traduzione dal francese di Marco Lapenna, si apre con l'immagine del deserto. "Un'immagine forte insieme a alla traversata del Mar Mediterraneo. Sicuramente è un viaggio che ricorda quello fatto dai migranti oggi. Però di solito, come viene raccontato dai media occidentali, è un viaggio connesso a storie di povertà e di fuga. Mentre, nel mio caso, la rotta rimane la stessa ma c'è una differenza sostanziale, qui i soldati africani viaggiano per liberare l'Europa e quindi entreranno a Parigi da conquistatori" spiega Nganang che indossa un abito tradizionale, blu con ricami dorati. "L'esilio non è una condizione che mi fa piangere addosso, anzi mi spinge ad agire ancora di più" dice lo scrittore che considera una salvezza, nella sua condizione, i social media.
    "Oggi i social media sono quello che poteva essere il teatro negli anni '40 o il cinema negli anni '60 per gli scrittori africani e neri. Ovvero, un modo molto potente per raggiungere il maggior numero di persone possibili. Io non li utilizzo per promuovermi, ma per aver un dialogo quotidiano, anche più forte che in passato, con le tantissime persone con cui sono in contatto in Camerun e per continuare a gestire le mie attività culturali e politiche a distanza" spiega lo scrittore che dal 1993 vive all'estero però era solito tornare, due tre volte all'anno, in Camerun, dove ha casa e famiglia, una fondazione di scrittori e attività politiche.
    "Adesso che non posso più tornarci, sono aumentati i miei rapporti con gli africani camerunensi che non vivono in Camerun.
    Continuo a coltivare una rete di persone molto forte, anche qui a Roma" racconta. E annuncia che il prossimo obiettivo è creare "un canale tv che andrà sul satellite. La base sarà in America, però raggiungerà i camerunensi in tutto il mondo. Nell'ultimo mese sono riuscito a raggiungere, attraverso i social media, migliaia di camerunensi che vivono fuori dal Camerun e gli ho convinti a donare un totale di 10 mila euro al mese per questo nuovo progetto. Sarà una rete tv per tutti loro". Romanzo corale, sulle imprese degli eroi del Camerun, tanti inghiottiti dalle sabbie del Sahara, 'La stagione delle prugne' ci porta, raccontando la guerra, anche nel cuore della scrittura, del cenacolo poetico di Pouka. "Questo romanzo è il secondo capitolo di una trilogia che ho voluto fosse attraversata da una domanda, ovvero qual è il ruolo dello scrittore in periodi storici turbolenti, di guerra. Qual è la responsabilità dello scrittore? E cosa può fare per il proprio paese?" afferma Nganang. "La cosa bella della letteratura, della poesia è che unisce le persone, le fa incontrare. Nel mio libro - racconta - c'è un club di autori e poeti che si incontrano per scrivere e da questa situazione si troveranno catapultati in una esperienza di guerra. Il loro bagaglio di parole, di poesie arriverà fino a Parigi. Questo è un simbolo di come la letteratura possa viaggiare anche verso tutti i Pesi e continenti".
   

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