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Il 'Pirandello dimenticato'

Il 'Pirandello dimenticato'

Il figlio Pierluigi racconta il pittore e il nonno premio Nobel

ROMA, 02 agosto 2018, 10:49

di Luciano Fioramonti

ANSACheck

La copertina di Pirandello dimenticato - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina di Pirandello dimenticato - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina di Pirandello dimenticato - RIPRODUZIONE RISERVATA

PIERLUIGI PIRANDELLO E ALFONSO VENEROSO - IL PIRANDELLO DIMENTICATO (DE LUCA EDITORI D'ARTE, pp 108, euro 30). Un nonno Premio Nobel per la Letteratura che gettò un'ombra pesante su quanti gli vivevano accanto, un padre che negli anni Venti scelse la pittura e non riuscì a liberarsi mai dal condizionamento di un cognome tanto illustre, un figlio avvocato per 50 anni che ha fatto della testimonianza di questo difficile rapporto quasi una ragione di vita, anche perché fossero riconosciuti i meriti artistici del genitore. E' un viaggio attraverso tre generazioni il racconto descritto nel libro 'Il Pirandello dimenticato' da Pierluigi Pirandello, intervistato dall'attore e scrittore Alfonso Veneroso. Il volume è stato presentato ad Anticoli Corrado, vicino a Roma, il paese delle modelle e degli artisti, dove Pierluigi, morto nel marzo scorso a 89 anni, è sepolto. Qui nel 1924 anche Fausto Pirandello aveva aperto uno studio e, come accadde a molti pittori, sposò una giovane modella del borgo, Pompilia d'Aprile.
    Per anni la famiglia Pirandello vi trascorse i mesi estivi. Nel 1936 vi soggiornò anche il grande drammaturgo. Il prossimo settembre Anticoli Corrado renderà omaggio a Fausto Pirandello con una grande mostra nel museo civico di arte moderna e contemporanea. Luigi Pirandello, che ebbe il Nobel nel 1934, non era persona facile. Basti solo l'aneddoto del nome da dare al nipote. La tradizione voleva che si perpetuasse il nome del nonno. "No, lascia stare. Di Luigi ce n'è uno solo" tagliò corto. Tra Luigi e il figlio Fausto i rapporti non furono mai semplici. Pierluigi Pirandello ammette che un cognome importante può essere un trampolino ma la personalità del nonno "ha pesato e pesa come un macigno sulla famiglia". Nel 1930 lo scrittore, che era a Parigi, scoprì di essere diventato nonno un anno e mezzo dopo.
    Anzi, ignorava anche il figlio si fosse sposato. Fausto aveva deciso di fare il pittore ma anche su questo terreno le frizioni non mancarono. Luigi Pirandello si dilettava con la pittura ma aveva gusti più classici e chiedeva al figlio di finirla di "dipingere brutto come tutti" secondo i gusti e le mode dell' epoca. Ad Anticoli è legato l'unico ricordo di Pierluigi con il nonno: nell' estate del 1936, per il suo ottavo compleanno ebbe in regalo da lui una pistola-giocattolo. Il drammaturgo morì nel dicembre di quell'anno. Il libro semina molti aneddoti sul Pirandello più celebre: dai suoi applausi in piedi a Josephine Baker vestita solo di un gonnellino di banane in un locale alla moda di Parigi, a quel distinto signore che a Stoccolma gli cedette il passo nella sala delle cerimonie per la consegna del Nobel e che pochi istanti dopo scoprì essere il Re di Svezia.
    Poi, le pagine sofferte sulla malattia mentale della moglie di Pirandello, Antonietta, che passò 40 anni in una casa di cura. Il grande scrittore fu padre premuroso. Sul finire degli anni Venti aiutò il figlio Fausto a sistemarsi con la moglie a Parigi, allora ricca di stimoli e fermenti artistici. Qui Fausto conobbe Picasso, De Chirico, Kokoschka e molti altri. Ma anche lì ogni gallerista disponibile a esporre i suoi quadri "chiedeva la presenza all'inaugurazione di mio nonno Luigi, garanzia di successo e di attenzione all'evento". Del padre, Pierluigi osserva: "A differenza di come mio nonno si relazionava con lui, non si preoccupava assolutamente di sapere se io fossi felice oppure no. Ero soltanto uno dei suoi modelli". Solo anni dopo, in un appunto, si scusò. Dopo la sua morte, nel 1975, "ciò che mi rattrista - sottolinea - è che ottenni molti riconoscimenti solo per l'arte di Luigi Pirandello. Un accenno all'attività artistica di Fausto non c'è mai stato, come se quest'altro artista della famiglia fosse stato dimenticato, se non ignorato". Per contrappasso, se qualcuno a tavola cominciava a parlare di teatro il padre dava una manata sul tavolo gridando: "Questa è la casa del pittore Fausto Pirandello e si deve parlare solo di pittura". Pierluigi Pirandello istituì nel 2011 con la moglie Giovanna la Fondazione intitolata a suo padre per fargli ottenere "il giusto riconoscimento che il suo talento merita".
   

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