(di Cristiana Missori)
AEHAM AHMAD, 'IL PIANISTA DI YARMOUK'
(LA NAVE DI TESEO, PP. 348, 20,00 EURO).
"Vorrei riuscire a cambiare quella mentalità che vede nei
migranti unicamente orde di terroristi. Non è così. Non tutti
quelli che arrivano in Europa sono persone cattive. Raccontando
la mia storia e attraverso la mia musica, spero di contribuire a
cambiare anche soltanto di poco questa visione". A parlare è
Aeham Ahmad, per tutti 'il pianista di Yarmouk', il giovane
musicista palestinese ritratto in uno scatto, nel 2014, seduto
alla tastiera di un pianoforte malconcio, circondato da macerie
nel campo profughi palestinese situato alla periferia sud di
Damasco, che lo fa diventare un'icona di quella guerra che in 7
anni ha annientato un Paese.
Sfuggito all'inferno siriano attraverso la rotta balcanica
per arrivare in Germania - dove oggi vive insieme alla moglie e
ai suoi due figli - in questi giorni Aeham è in Italia per
presentare il suo libro - Il Pianista di Yarmouk - in cui
racconta la sua storia: dalla sua vita a Yarmouk, dove prima del
2011 vivevano circa 650 mila profughi palestinesi - all'inizio
delle rivolte, alla guerra, fino alla fuga e al suo arrivo a
Wiesbaden.
"Il mio libro - racconta ad ANSAmed - rappresenta un modo per
lavare la mia colpa". Quella di essersi lasciato alle spalle i
genitori, il fratello - sbattuto in carcere dal regime da oltre
4 anni e di cui non si hanno più notizie -, i suoi amici - tra
cui Niraz Saied, l'autore dello scatto che lo rese noto in tutto
il mondo - e le migliaia di siriani intrappolati in
quell'inferno.
Nato a Damasco nel 1988, Aeham inizia a studiare musica a 5
anni. Controvoglia, come lui stesso scrive, ma spinto con
tenacia dal padre che, malgrado la sua cecità, suonava il
violino. "Noi siamo rifugiati", gli diceva. "Nella nostra terra
non possiamo tornarci. Quindi tu devi essere internazionale".
Per questo, lo iscrive alla scuola statale di musica della
capitale, frequentata dalla borghesia benestante damascena, non
certo un posto "per un lurido bambino palestinese di Yarmouk".
Il tragitto, racconta l'autore nel suo libro, "durava un'ora e
mezza per andare e un'ora e mezza per tornare. Lo percorrevamo
insieme". Nel narrare della sua infanzia e della sua
adolescenza, Aeham apre una finestra sulla vita
nell'insediamento dove la sua famiglia era riuscita a costruirsi
un certo benessere, fino alla spaccatura interna alla comunità
con lo scoppio del conflitto, fra chi chiede la neutralità e chi
appoggia Assad.
Della musica Aeham ha fatto la sua vita - lavorando nel
negozio di strumenti che il padre aprì a Yamouk per lui e nella
fabbrica di liuti - e la sua salvezza, una volta uscito dalla
Siria è grazie ai suoi concerti in giro per l'Europa che riesce
mantenere la sua famiglia. Ma anche un simbolo di coraggio e
speranza in mezzo al caos. Con l'inizio dell'assedio di Yarmouk,
infatti, ogni giorno Aeham trascinava il suo piano su di un
carretto e si metteva a suonare, circondato da bambini che lo
accompagnavano con il loro canto. Fino al 17 aprile 2015 quando
i miliziani dell'Isis hanno bruciato il suo pianoforte e ucciso
uno dei bambini che stava accanto a lui. E' lì che ha deciso di
scappare.
Ancora oggi, a Wiesbaden, insegna musica. "Ho anche un
piccolo negozio e Tahani, mia moglie insegna arte. E' grazie
però ai miei concerti che riesco a vivere". Guardandosi alle
spalle si dice fiero di quanto sia riuscito a fare. "Dal momento
in cui ho lasciato la Siria, in un anno sono riuscito a fare
arrivare mia moglie e i nostri figli. Oggi sarebbe impossibile.
La legge in tema di rifugiati in Germania è molto cambiata. Sto
provando a fare venire mio padre in tutti i modi. Ma è molto
difficile. E' malato e vorrei provare a farlo curare qui". Oggi
a Yarmouk, dice, sono rimaste 6 mila persone. "La situazione è
nuovamente precipitata. E si continua a morire di fame".
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