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Giorno Memoria: ghetto Varsavia, film archivio segreto

Prodotto da sorella Spielberg, 27/1 contemporanea nel mondo

 (ANSA) - ROMA, 27 GEN - "Oggi non c'è solo un ritorno in tutto il mondo del nazionalismo, ma si dà sempre più spazio anche alle menzogne dimenticando la verità. Le persone che racconto invece erano pronte a morire pur di far sapere la verità", dice la regista del documentario Chi scriverà la nostra storia Roberta Grossman. Il film, prodotto da Nancy Spielberg è tratto dall'omonimo libro dello storico Samuel Kassov sull'archivio segreto del ghetto di Varsavia, evento alla Festa del Cinema di Roma, dal 27 gennaio per la Giornata della Memoria distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema in tutto il mondo in 15 lingue con 300 proiezioni in contemporanea.
    Il film non fiction ricostruisce una storia straordinaria poco raccontata: il lavoro clandestino compiuto da un gruppo di giornalisti, ricercatori e capi della comunità ebraica, chiamato in codice Oyneg Shabes, per testimoniare, con racconti scritti le atrocità naziste e le condizioni inumane in cui furono costretti a vivere nel Ghetto di Varsavia, 450 mila ebrei lì rinchiusi dal 1940 al 1943 (quando il ghetto fu liquidato, con massicce deportazioni in campo di concentramento). L'enorme massa di scritti fu divisa in tre archivi, nascosti in zone diverse del Ghetto: due furono ritrovati nel 1946 e nel 1950, mentre il terzo è ancora mancante (si pensa possa essere sotto l'ambasciata cinese a Varsavia)".
    Il gruppo Oyneg Shabes "era convinto che le parole potessero avere la meglio sulla barbarie, voleva che il mondo sapesse cosa stava succedendo agli ebrei nel Ghetto. Lavorò per far uscire clandestinamente la verità (infatti le testimonianze arrivarono a Londra) sperando che qualcuno venisse a salvarli". Nonostante la loro importanza storica, "gli archivi sono rimasti poco conosciuti anche dopo la Guerra, perché Varsavia era comunque dietro la Cortina di Ferro. Un'altra ragione era che l'archivio era troppo onesto. Si parla di tedeschi buoni e cattivi, di ebrei buoni e di altri che tradirono, di eroine e prostitute. Ne esce un'immagine molto umana, ma subito dopo la guerra non c'era la disponibilità ad ascoltare questa complessità, si volevano solo gli eroi".
    Nel film, che in originale ha le voci narranti di Adrien Brody e Joan Allen, ad accompagnare i racconti di sofferenza e di coraggio, ci sono ricostruzioni di docufiction, che permettono di conoscere meglio il leader dell'Oyneg Schabes, Emanuel Ringelblum e una delle poche componenti del gruppo sopravvissuta al campo di concentramento, Rachel Auerbach. Ci sono inoltre le sconvolgenti immagini girate nel ghetto dai nazisti, dove si vedono anche adulti e bambini che per la fame si lasciano morire letteralmente per strada o le scene della rivolta tentata nel 1943.
    "Le troupe naziste di propaganda giravano costantemente immagini nel Ghetto, per mostrare gli ebrei al peggio. Ho cercato fra i materiali video per sette anni, mi sono arrivati filmati da tutto il mondo. La domanda era se fosse giusto mostrare quelle immagini. Io da cineasta ebrea sentivo di poterle usare, per il valore documentaristico che avevano", conclude la Grossman.
   

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