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Bambole salvatrici in Benvenuti a Marwen

Zemeckis racconta artista 'sopravvissuto' Hogancamp

Un Paese abbandonato, in Belgio durante, la II Guerra Mondiale, Marwen (diventerà Marwencol), enclave di fashion dolls e action figures, interpreti di coraggiose guerriere in squadra con il capitano Hogie (pilota di guerra con una passione per le scarpe femminili) contro i nazisti e la letale Deja Thoris. E' il mondo creato da Mark Hogancamp, dopo essere stato vittima nel 2000 di un brutale pestaggio che l'ha ridotto in fin di vita e in coma per nove giorni. L'artista, da oltre 15 anni, dà forma a incubi e rinascite, fotografando le avventure (diventate installazioni visive) dei suoi eroi e cattivi di plastica. Robert Zemeckis lo racconta unendo performance capture e live action in Benvenuti a Marwen, con Steve Carell mattatore in sala dal 10 gennaio distribuito da Universal.

    Molti critici hanno accusato il regista di aver troppo edulcorato, con il tono da favola moderna, il complesso percorso di Hogancamp, che anche prima dell'aggressione aveva problemi con l'alcool e viveva in condizioni precarie. Lo aveva raccontato con maggior realismo il pluripremiato documentario Marwencol di Jeff Malmberg (2010), che ha fatto scoprire a Zemeckis l'artista, oggi 56enne. Hogancamp era stato picchiato selvaggiamente da un gruppo di ragazzi (poi processati e condannati), dopo aver parlato con loro, da ubriaco in un bar, del suo amore per gli abiti femminili, soprattutto le scarpe (che spesso, come il capitano Hogie, ama indossare). Dopo il pestaggio ha perso gran parte della sua memoria da adulto e la capacità di disegnare, con cui prima guadagnava qualche soldo.

    Da lì, pian piano, è arrivato a un ritorno all'arte attraverso altre forme. "Ho amato che quella di Hogancamp fosse una storia di speranza - ha detto Zemeckis a Screen Rant - sul trionfo dello spirito umano e il potere curativo dell'arte". Il regista ha risolto grazie all'animazione in performance capture (che 'cattura' espressioni facciali e movimenti degli attori per applicarli a caratteri in 3D), già utilizzata in A Christmas Carol e La leggenda di Beowulf, la sfida di dare vita alle foto di Hogancamp, dove ogni bambola/personaggio corrisponde a una persona reale. L'artista è Hogie (Carell); gli amori e le altre donne importanti della sua vita, come l'amica Roberta (Merritt Wever), la fisioterapista e la 'badante' che l'hanno aiutato (Janelle Monáe e Gwendoline Christie), la cameriera con cui lavora in un bar (Eiza Gonzalez) o la sua pornostar preferita(Leslie Zemeckis) sono trasformate nelle guerriere sexy della sua pattuglia; i suoi aggressori sono diventati i nemici nazisti mentre le sue paure prendono forma nella maga possessiva e vendicativa Deja Thoris (Diane Kruger). Proprio un'avventura delle bambole in guerra apre il film, con Hogie salvato dalle sue donne proprio poco prima di essere ucciso dai nazisti.

Intanto, nella vita reale, l'arrivo di una nuova vicina di casa la dolce Nicol (Leslie Mann), subito 'arruolata' da Mark anche nel suo mondo in miniatura, contribuisce a sconvolgere la vita metodica dell'artista, che sta anche per rivedere in tribunale, suoi aggressori. Incubi e fantasmi ritornano, rendendo il confine tra realtà e fantasia sempre più labile. Zemeckis, a tratti, fatica a far arrivare la ricchezza emotiva e le contraddizioni del mondo dell'artista e il pubblico, almeno negli Usa, non ha ripagato la sfida del film. Steve Carell ha voluto interpretare Hogancamp (le cui opere sono sempre più richieste dalle grandi gallerie d'arte in Usa), principalmente, "per il suo coraggio. Contro ogni aspettativa - spiega l'attore nelle note di produzione - lui ha creato un proprio metodo di guarigione. E' incredibile ciò che è stato in grado di raggiungere, la sua integrità come essere umano risplende. Volevo che queste qualità fossero evidenti nel mio ritratto".
   

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