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La Butterfly di Ozpetek tra melò ed eros

Al San Carlo la prima tra classicità e innovazione

Un regista dei sentimenti, come Ferzan Ozpetek, non poteva che gettarsi sulla 'Madama Butterfly' di Giacomo Puccini con il giusto sguardo melò, occhio da cineasta e voglia di sparigliare le carte nel segno di una modernità che nella lirica è anche troppo consumata. Ma di fatto la sua lettura dell'opera, almeno da quello che si è visto alla prova generale al Teatro San Carlo di Napoli, è rimasta, al di là della volontà trasgressiva della vigilia, nei canoni della classicità. Molti però i voli creativi in questa rappresentazione lirica diretta da Gabriele Ferro che ha debuttato il 16 aprile e che è la terza curata dal regista italo-turco.

Intanto una bella scenografia minimalista, curata da Sergio Tramonti basata su due elementi a stridere, ovvero due enormi muri che limitano il villaggio dove si svolge la vicenda e poi l'immenso mare, quello che Butterfly (Evgenia Muraveva e Rebeka Lokar che si alterneranno nel ruolo di Cio-Cio-San) protagonista assoluta dell'opera, in quanto l'innamorata perfetta e donna in attesa per eccellenza, guarda spesso dando le spalle al pubblico nel suo abito rosso porpora. In realtà Pinkerton, l'americano (Saimir Pirgu e Angelo Villari), come vuole appunto il libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, si vede poco. È l'amore assente, Il marinaio impenitente quello che però Ozpetek, a fine del primo atto, fa consumare del sesso, entrambi nudi, con la sua Cio Cio San (anche se domenica i legacci che dovevano scogliere i loro abiti non hanno funzionato del tutto tra lo stupore divertito dello stesso regista). Ancora nel segno dell'innovazione, Madama Butterfly è ambientata sì in un villaggio di pescatori, ma di una Nagasaki degli anni Cinquanta, ma nonostante la poetica lettura di Ozpetek che vuole questa geisha "tutt'altro che fragile e con un Pinkerton burattino", alla fine le strette maglie del libretto portano tutto verso la tradizione.

Madama Butterfly, che si replicherà sino al 20 aprile e sarà subito ripresa dal 25 maggio al 1 giugno, ha tra i momenti di vera poesia quello che vedono l'enorme proscenio del San Carlo diventare schermo dove poter vedere, per meno di un minuto, la solitudine di Cio Cio San nei confronti di quel che mare che potrebbe dargli la morte o la vita con il ritorno dell'amato Pinkerton. Maestro del Coro del Teatro San Carlo, Gea Garatti, mentre tornando al cast Raffaella Lupinacci e Chiara Tirotta (si alterneranno nel ruolo della fedele Suzuki); Giovanni Meoni e Filippo Polinelli (Sharpless); Luca Casalin (Goro); Ildo Song (Lo zio Bonzo); Niccolò Ceriani (Il Principe Yamadori); Rossella Locatelli (Kate Pinkerton) e Enrico Di Geronimo (Il Commissario Imperiale). I bei costumi, con prevalenza di rosso, sono di Alessandro Lai mentre le luci di Pasquale Mari. Ricordiamo infine che questa tragedia giapponese in tre atti dedicata alla regina d'Italia Elena di Montenegro e tratta dalla tragedia Madame Butterfly di David Belasco, a sua volta tratta dal racconto Madame Butterfly di John Luther Long, ha ormai oltre cento anni di età (la prima rappresentazione c'è stata alla Scala di Milano il 17 febbraio 1904).

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