"Creare nell'assoluto silenzio; per ascoltare il corpo, il ritmo del respiro". Procede per immagini, accostamenti che mettono insieme teorie dell'astrofisica e richiami biblici, spunti botanici ed atti del quotidiano dell'essere umano che danno il segno 'rivoluzionario' del respirare Marie Chouinard, direttrice del 12/O Festival Internazionale di Danza Contemporanea promosso dalla Biennale di Venezia dal 22 giugno al primo luglio. Un atto vitale, il respiro, destinato a cambiare continuamente il mondo, ed un filo rosso nel quale si declina la coreografia oggi. "Respirare, Strategia e Sovversione" è il titolo del Festival: 19 spettacoli in programma, cinque in prima assoluta, uno in prima europea e cinque in prima per l'Italia. "Oltre al corpo - ha detto la direttrice -, lo strumento di lavoro della coreografa è uno spazio vuoto, silenzioso, dotato di un pavimento di legno e delle finestre che lasciano entrare l'aria. Un luogo sacro dove poter respirare e vivere con il corpo. Prima il silenzio, poi il soffio e le sue modulazioni,il pensiero del corpo che trova il suo proprio ritmo,i suoi arabeschi". Attraverso ogni piccola variazione di posizione, solo di un polso o del collo, si modifichi la percezione del mondo e del tempo: "ogni posizione del corpo "apre l'accesso a un nuovo mondo". Per dieci giorni questo respiro attraverserà Venezia. In programma ci sono figure centrali della danza. Meg Stuart, Leone d'oro alla carriera, è presente con Built to Last; Deborah Hay, antesignana della "controcultura" americana raccolta al Judson Dance Theater, con Figure a Sea, in originale combinazione con i danzatori del Cullbergbaletten e la musica di Laurie Anderson. Marie Chouinard c'è con la prima mondiale di Radical Vitality, Solos and Duets: un'opera retrospettiva di circa trenta assoli e duetti, "una nuova collezione coreografica - ha spiegato -, una reinterpretazione di queste brevi forme che diventano autonome, ma inscritte in un processo creativo che si sviluppa per oltre 40 anni". In programma ci saranno poi il flamenco contemporaneo di Israel Galvan, il "concerto-coreografico" di Frederick Gravel, Some Hope for the Bastards, e Running Piece, di Jacques Poulin-Denis, coreografia per danzatore solo e tapis roulant. Xavier Le Roy è presente con Sacre du printemps. Su questa stessa linea operano la danese Mette Ingvartsen, con To come (extended), Francesca Foscarini, che presenta Vocazione all'asimmetria e la novità assoluta, 'Animale', e Irina Baldini, autrice di 7 ways to begin without knowing where to start, con cui si è rivelata a Biennale College lo scorso anno, e Quite now in prima assoluta. Alla coreografia come esperienza sociale, spazio comune che performer e spettatore modellano insieme, si orienta l'opera di Faye Driscoll, con Thank you for Coming: Attendance, capitolo primo di una serie di lavori "fatti per e con il pubblico". Energia e vitalità espressiva sono la cifra della capoverdiana Marlene Monteiro Freitas, che la Biennale premia con il Leone d'argento. Ospitate nel Festival anche le esperienze maturate con Biennale College-Danza, con i 15 danzatori e i tre coreografi under 32, tutti selezionati da Marie Chouinard.
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