"Avevo sette anni. Mio padre,
consulente finanziario, era stato preso in ostaggio in Kuwait. È
tornato sette mesi dopo, cambiato: non riuscivamo più a
chiamarlo papà, non lo riconoscevamo più". Mika racconta a
Vanity Fair, in edicola che gli dedica la copertina del numero
in edicola da mercoledì 18 settembre, i segreti della sua
famiglia. Quel trauma, rivela, coincise con il tracollo
economico, con il trasferimento a Londra, con i suoi problemi
("su tutti la dislessia e poi l'espulsione da scuola"). In
quella vicenda familiare ha individuato l'origine della sua
crisi creativa esplosa quattro anni, oggi superata con l'arrivo
del nuovo album My Name is Michael Holbrook, che porta il suo
nome. "Volevo prendere le distanze da Mika. Non sapevo da che
parte cominciare. Così mi sono detto che dovevo buttarmi verso
l'ignoto, e per me l'ignoto è la famiglia di mio padre. Ho
sentito il bisogno di difendere le mie radici e ho cominciato a
scrivere: My Name is Michael Holbrook, I was born in 1983".
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