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Marietti 1820, rinviato Parole in viaggio con Piumini

Per il Coronavirus salta tappa di Milano dedicata allo sguardo

Avrebbe dovuto far tappa a Milano l'iniziativa "Parole in viaggio", organizzata dalla casa editrice Marietti 1820 per celebrare due secoli di attività, ma l'incontro con Roberto Piumini dedicato alla parola "Sguardo" previsto per sabato 7 marzo sarà rinviato a data da destinarsi per le restrizioni dovute all'emergenza per il Coronavirus. Al Teatro LabArca di via d'Oggiono dunque non andrà in scena lo spettacolo "Sguardo", nel quale lo scrittore avrebbe dovuto essere accompagnato alla fisarmonica da Nadio Marenco.
    "Parole in viaggio" coinvolge nove città italiane (ad ognuna è associata una parola) e propone 11 lezioni, uno spettacolo e una mostra di libri e documenti (il programma dettagliato, che si avvale della collaborazione di Bper banca, Emme promozione, Edimill e Tuna bites, è sul sito www.mariettieditore.it/bicentenario).
    Tra i maggiori scrittori italiani, Roberto Piumini è stato insegnante, attore, burattinaio; ha pubblicato libri per ragazzi, testi poetici, romanzi e ha tradotto i "Sonetti" e il "Macbeth" di Shakespeare, il "Paradiso perduto" di Milton e l'"Aulularia" di Plauto. Per "Parole in viaggio" Piumini traduce in spettacolo uno dei suoi grandi temi, a cui è dedicata la raccolta "Gli sguardi. Sette racconti sulla pittura", pubblicata da Marietti 1820. In queste storie è la pittura stessa a tessere silenziosamente una trama di sguardi in cui non si riesce più a distinguere tra l'amore per l'arte e l'arte dell'amore. Perché tutto si traduce in un delicato dialogo degli occhi che ha il solo obiettivo di avvicinare il mistero della natura umana e tentare di comprendere, oltre le apparenze, le imprevedibili capriole del cuore.
    Per l'ANSA in anteprima una poesia inedita di Piumini dedicata a questo tema.

LO SGUARDO di ROBERTO PIUMINI

Lo sguardo,
(lasciate che lo dica in lingua madre,
endecasillabi e settenari
e altri vari, e rime,
se suono e senso vogliono,
antica e legittima canzone,
una reciproca benedizione)
o meglio: che li dica,
giacché uno sguardo singolo s’addice
a un fiabesco Creatore,
Licurgo universale, oppure (sia
ammessa l’ironia) a un Polifemo:
per ogni altro essere che abbia
il regale nome di uomo,
e ancora più di donna, resta inteso,
non esiste altra ricca moneta,
più vivi e numerosi documenti,
da estremo odio a estremo amore,
e nell’infinità degli intermedi,
degli sguardi: le linee
spessissimo ricurve, o deviate,
da spesse acque o da gelo,
che vanno da occhi a occhi:
dell’atto vicendevole,
netto nel suo silenzio, sopra ognuna
rumorosa parola,
quegli zampilli fulminei di senso,
meno equivoci, meno mendaci,
più liberi e efficaci: quel passare,
in lizza di fotoni, dell’amore,
o del disprezzo, o ira, o perdono:
quell’armonico dono
che precede le mani e le labbra
nel desiderio, oppure, nel rifiuto,
quel giuramento della negazione:
e quella dedizione
di figlio a madre a figlio a madre a figlio:
quella pronuncia al di là del suono
del vasto dire di disperazione,
del nerissimo canto d’abbandono.
Così sono gli sguardi, più vicini,
leggeri come sono,
alla profonda gravità del sangue,
al pulsare dei venti e dei vulcani,
alla gran polpa accesa del pianeta,
e a quella del sole: più dicenti,
e con rispetto sia,
anche delle parole di poesia.

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