PIERLUIGI DE PALMA, 'BARI CALLING'
(LATERZA, pp. 168, 14,00 EURO)
"Sono uno dei più grandi interpreti viventi dell'arte di
raccontarsi bugie, facendole sembrare non solo vere ma anche
sincere". Inizia così Bari calling, il racconto biografico di
Pierluigi De Palma, in libreria dal 28 maggio per Laterza.
Avvocato, al suo primo libro, De Palma appartiene a quella
generazione che ha avuto vent'anni negli anni Ottanta, una
generazione fuori tempo massimo rispetto a tutte le grandi cose
della storia. Con due eccezioni: i concerti di Springsteen e le
partite di Totti.
Nel giorno dell'addio al calcio del capitano giallorosso, va
in scena il dissacrante bilancio esistenziale di un cinquantenne
assalito dal dubbio che tutte le scelte cruciali della sua vita
sono avvenute 'suo malgrado'. E 'suo malgrado' sono state tutte
vincenti. "Nel ʼ68 avevo 4 anni, 5 quando andammo sulla luna, 6
la notte di Italia-Germania; 10 quando ci fu il referendum sul
divorzio. Avevo sempre 10 anni quando ci fu l'Austerity e la
domenica si andava a piedi; ne avevo ancora meno quando a Bari
ci fu il colera e nessuno dei grandi mangiò più le cozze crude.
Nel ʼ77, nel periodo dei movimenti studenteschi, avevo 12 anni.
Non ero nato quando Elvis andò per la prima volta in Tv, non ero
nato quando ammazzarono Kennedy; avevo 4 anni quando Tommy Smith
alzò il pugno guantato di nero. Ne avevo solamente 2, forse
meno, quando Bob Dylan scrisse Like a Rolling Stone. Tutte cose
che mi sono perso e che avrei voluto vivere da adulto. E invece
non c'ero. Mi riconosco il solo merito di aver visto tutte le
partite di Totti e aver urlato in tutti gli stadi del mondo con
Bruce Springsteen". Questo dice di sé il protagonista, un
avvocato nato a Bari, ma trapiantato a Roma, che Bari col
passare del tempo richiama a sé. Perché «ineccepibile era il
fatto che io a Bari stavo benissimo, ero proprio felice».
Avvocato esperto di copyright in campo musicale, Pierluigi De
Palma ha fatto il critico rock per "Il Mattino" di Napoli e per
molte riviste italiane. All'età di 12 anni Bob Dylan lo ha
strappato alle tenebre della hit parade dell'epoca. Aveva meno
di 18 anni quando ha ascoltato per la prima volta Thunder Road
di Bruce Springsteen e non si è ancora ripreso da
quell'emozione. Con Leonardo Colombati e Fabrizio Lucherini è
autore e interprete dello spettacolo teatrale A Day in the life.
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