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Pennac, sui migranti l'Europa senza onore

Lo scrittore francese a Milano per il libro 'Mio fratello'

Bernard Pennac probabilmente si sarebbe divertito a leggerlo. "E sicuramente mi avrebbe detto 'ah Daniel e la tua mania di idealizzare", aggiunge lo scrittore francese Daniel Pennac in questi giorni in Italia, dove il 18 ottobre è uscito il suo ultimo libro 'Mio fratello'. Bernard era il fratello maggiore ed è morto nel 2007 per un caso di malasanità provocando in Daniel un grande doloroso tormento che traspare sia nelle righe del volume (edito da Feltrinelli, 119 pagine) sia mentre ne parla.

"Alla perdita di un fratello non si è preparati, biologicamente, cronologicamente sembra un evento impossibile - spiega l'autore 74/enne - I genitori si sa che se ne andranno prima di noi, un figlio rappresenta una paura continua, ma un fratello no, e Bernard è la persona che più mi manca al mondo".

Dopo la sua morte Daniel attraversò un periodo molto critico in cui cadeva spesso, stava male, rischiava incidenti. Poi decise di mettere in scena 'Bartleby lo scrivano' di Melville, il racconto preferito da lui e dal fratello. E il libro alterna infatti pagine tratte dallo scritto dell'autore americano, a ricordi su Bernard. "Il desiderio di portare in scena Bertleby mi venne un giorno in cui pensavo a mio fratello - sono le prima parole del libro. "Non so niente di lui se non che gli ho voluto molto bene", prosegue più avanti. Un libro intimo lo definisce, molto diverso da quelli scritti finora. Ma sempre con la sua anima dentro le righe che scrive, il desiderio di trasmettere qualcosa (per oltre 30 anni è stato un insegnante e i giovani e la loro educazione restano tra i suoi primi pensieri), l'occhio sempre attento sull'attualità e le sue emergenze. Come quella sui migranti: "da questo punto di vista l'Europa si sta comportando senza onore. L'immigrazione, soprattutto quella dal Mediterraneo non rappresenta nessun reale pericolo demografico per noi - ha aggiunto - c'è chi però approfitta di momenti di crisi e paura come questi per alimentare i peggiori incubi. Fanno paura da noi come negli altri Paesi ma sono anche sicuro che tanti atteggiamenti dei governi siano più che altro motivati da preoccupazione in previsione elettorale".

O, parlando del rapporto fatto di poche parole con il fratello, del "dilagare" della "collisione tra sfera privata e quella pubblica". "Eravamo i due ultimi rappresentanti del mondo del silenzio - scrive - Intorno a noi le parole si liberavano, crollavano le dighe, l'intimità dilagava, invadeva giornali, piazze". "Ma è solo l'illusione di sentirsi meno soli" spiega.
Per l'autore della serie su Malaussène e di tanti saggi sulla lettura, restano fermi principi come la curiosità che aiuta a capire anche ciò che fa paura e quindi superare la diffidenza, o la spinta infinta tra desiderio di cambiamento e voglia di stabilità.

"Dopo una ormai lunga vita posso dare la mia personale definizione di inferno: per molti può essere un paradiso che dura", dice Pennac che annuncia di essersi già messo a scrivere il prossimo libro. Nessuna anticipazione. "Posso solo dire - afferma - che anche questo sarà diverso da tutti gli altri".

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