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Caporalato è norma a Singapore

'A Land Imagined' al Festival di Locarno mette il dito in piaga violenza sviluppo

LOCARNO - Mentre in Italia esplode la strage dei braccianti carne da macello del caporalato e piaga antica del Mezzogiorno e non solo, al '71 Locarno Festival un film 'A Land Imagined' (letteralmente 'Una terra immaginata', ma in realtà immaginaria), in Concorso internazionale, dice come a Singapore, isola-città stato e centro finanziario globale dove circa il 42% dei lavoratori è straniero, lo sfruttamento è selvaggio, strutturale e disumano complici le autorità. Nei fatti è sistema.
Il regista singaporegno Yeo Siew Hua entra nella carne viva della metropoli: non l'area ipermoderna e occidentale della city, ma quella dove forse pochi sanno si lavora per far emergere le terre. Non si vedono mai palazzi ma un luogo spettrale, quasi lunare, dove immensi e arretrati conglomerati industriali convogliano e spaccano le pietre e il pietrisco a cui aggiungono sabbia importata per aumentare la superficie.
L'escamotage per entrare in questo mondo orwelliano dove però il lavoro totalitario non è fantascienza ma realtà, è una indagine di un poliziotto, Lok, alla ricerca di un solitario operaio edile scomparso, Wang.
E lì emerge in tutta la sua crudezza il "contratto" di lavoro cui sono costretti migliaia di indiani, cinesi, malesi, cittadini originari del Bangladesh: passaporto ritirato da aguzzini in modo da non poter fuggire, baracche ripugnanti fra sporcizia, cattivo odore e infestazioni di zecche, afa inimmaginabile, turni orari massacranti e nessun diritto.
Affiora qualcosa di più: l'alienazione che in Wang, per sua fortuna infortunato a un braccio e quindi invece che all'inferno di cantiere e fabbrica addetto alla guida di un camion per il trasporto dei migranti, si traduce in un rapporto malato con un alter ego virtuale con cui si rapporta in una sala 'divertimenti'. Sì perché qui molti dei manovali spendono il loro poco denaro fra giochi di computer di ruolo, porno, relazioni con donne o uomini via pc.
Il tutto si intreccia con le prime lotte collettive, quasi sindacali, dei lavoratori che stanno programmando uno sciopero e di cui è uno dei leader un compagno di Wang. Con una scelta che appare allegorica Yeo Siew Hua non spiega se il migrante sfruttato scompare perché ucciso dai padroni delle ferriere o se invece si trasforma in qualcosa di più alto, di spirituale, congiungendosi con il suo altro sé virtuale. Rimane il mistero che sconcerta il detective, e racconta la sofferenza su più piani.
Sconcertante la giustificazione degli sfruttatori con la polizia compiacente: i lavoratori di Singapore guadagnano molto di più di quanto erano pagati nei loro Paesi, dato forse vero ma sterile. (ANSA).
 

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