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Alla Gam le Donne nell'arte

Alla Gam le Donne nell'arte

A Roma 100 opere raccontano un secolo di immagini femminili

ROMA, 23 gennaio 2019, 20:14

Marzia Apice

ANSACheck

mostra Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione - RIPRODUZIONE RISERVATA

mostra Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione - RIPRODUZIONE RISERVATA
mostra Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sono angeli da contemplare o crudeli seduttrici, fonti di ogni peccato o muse ispiratrici, dive irraggiungibili o corpi nudi da ammirare; sono mogli e madri, non sempre felici, a volte inquiete e distanti; sono creature dubbiose e segnate dalla solitudine esistenziale, ma anche tenaci rivoluzionarie che riflettono sulla propria identità, con la determinazione a emanciparsi da una società patriarcale. Raccontano l'arte e la cultura del loro tempo le tante, affascinanti figure femminili che la Galleria d'Arte Moderna di Roma presenta nella mostra "Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione", allestita dal 24 gennaio al 13 ottobre.

A cura di Arianna Angelelli, Federica Pirani, Gloria Raimondi e Daniela Vasta, la mostra si focalizza sulla rappresentazione della donna e sulla sua evoluzione tra correnti artistiche e contesti culturali, in un percorso di circa 100 opere (dipinti, sculture, grafica, fotografie e video) che dalla fine dell'800 conduce fino ai giorni nostri. Dall'immagine femminile nell'amor sacro e nell'amor profano con "Le vergini savie e le vergini stolte" di Giulio Aristide Sartorio e "La sultana" di Camillo Innocenti, ai corpi nudi rappresentati da Felice Carena, Mario Ceroli e Fausto Pirandello (a quest'ultimo è dedicato un focus a parte, in una sorta di piccola mostra nella mostra); dall'indagine introspettiva resa sulla tela con i ritratti (un lungo corridoio in cui brilla per intensità e bellezza l'omaggio che Balla fa alla moglie Elisa ne "Il dubbio") alla raffigurazione della maternità, tra Antonietta Raphael e Pino Pascali, e dell'inquietudine, con la "Susanna" di Felice Casorati, si arriva alla decostruzione e ricostruzione dell'identità femminile a partire dagli anni '60, di cui diviene emblema "L'altra ego" di Giosetta Fioroni e Marco Delogu. Un'ultima sala infine, più politica, approfondisce le relazioni tra arte, lotte femministe ed emancipazione femminile, con materiale documentario proveniente da Archivia - Archivi Biblioteche Centri Documentazione delle Donne. Per secoli oggetti prediletti della creatività, ma drammaticamente poco considerate e quasi invisibili nel mondo dell'arte, le donne sono rappresentate in questo progetto espositivo nella complessità e nelle contraddizioni di un percorso storico che, tra cambiamenti sociali e politici e crisi dei valori tradizionali, le ha viste prima subire passivamente il predominio del maschio e poi lottare per conquistare diritti e opportunità.

Con uno sguardo femminile e femminista, la mostra ha il pregio non scontato di valorizzare le collezioni d'arte contemporanea capitoline (con opere mai esposte o non esposte da lungo tempo), ma soprattutto di offrire al pubblico tante letture, da quella più propriamente artistica a quella sociale fino a quella politica. Anche per questo, a corredo dell'esposizione, è previsto un fitto calendario di attività, fra aprile e ottobre, nel segno dell'interdisciplinarietà (letture, proiezioni, performance, incontri) con l'obiettivo di riflettere sulla questione femminile in chiave attuale. In primavera poi anche un contest, #donneGAM, attraverso il quale la Galleria inviterà il pubblico a condividere sui social network fotografie di donne protagoniste della propria storia. "Questo tema non è affatto scontato, soprattutto per i ragazzi, se pensiamo che il diritto di voto per le donne è arrivato solo nel 1946 o che durante il fascismo molti mestieri erano preclusi alle lavoratrici. Alcune conquiste sono recenti e questa consapevolezza deve uscire dalla mostra", spiega oggi Federica Pirani, "raccontiamo l'immagine femminile dai primi del '900 a oggi e con un apporto interdisciplinare anche la storia dell'emancipazione. Bisogna continuare a restare vigili e provare a sensibilizzare il pubblico".

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