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Trump insiste, con Putin è stato un successo, c'è chi preferirebbe la guerra

'Avremo un buon rapporto in futuro: il mondo ci guarda'. 'Ora parliamoci sul serio'

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump torna su Twitter per difendere l'esito del summit con il presidente russo Vladimir Putin affermando che ne scaturirà "un grande successo". E' tornato sull'argomento con una serie di tweet di prima mattina, in cui afferma, fra l'altro, che la Russia ha garantito aiuto con la Corea del Nord, senza tuttavia entrare nel dettaglio.
Quindi è tornato ad attaccare i suoi detrattori, affermando: "C'e' chi ODIA il fatto che sono andato d'accordo con il presidente Putin.
Preferirebbero la guerra a questo".
   Una presa di posizione che fa seguito alla sua clamorosa retromarcia sul Russiagate. "Mi rendo conto che c'e' bisogno di una chiarificazione: volevo dire 'non vedo perche' la Russia non debba essere ritenuta responsabile" per le interferenze nelle elezioni americane. Così ha spiegato ieri ai giornalisti alla Casa Bianca le sue parole pronunciate in conferenza stampa con Putin a Helsinki, parlando di un errore, afermando che intendeva dire l'opposto. "Accetto" le conclusioni delle agenzie di intelligence Usa sulle interferenze russe nelle elezioni, aveva detto. 

Donald Trump ha ''colluso apertamente con il leader criminale di una potenza ostile'' rifiutando di ammettere il comportamento di Mosca e facendo a pezzi il sistema giudiziario del suo paese . aveva scritto il board editoriale del Washington Post, secondo il quale le affermazioni di Trump durante la conferenza stampa con Putin ''potevano essere scritte da Mosca'. Donald Trump ha commesso ''l'errore piu' serio della sua presidenza'' schierandosi con il presidente russo Vladimir Putin contro le agenzie di intelligence americane. Lo afferma Newt Gigrich, uno dei maggiori alleati e difensori di Trump. ''Il presidente Trump deve chiarire immediatamente le sue affermazioni sull'intelligence e su Putin. Questo e' l'errore piu' serio della sua presidenza e va corretto, immediatamente'', mette in evidenza Gingrich. I russi "hanno interferito nelle nostre elezioni. E' molto chiaro. Non deve esserci dubbio a riguardo". Lo ha detto lo speaker della Camera Usa, il repubblicano Paul Ryan, all'indomani del summit fra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin.

Donald Trump e Vladimir Putin cancellano il Russiagate, "una farsa", e assicurano all'unisono che non c'è stata alcuna interferenza russa nelle elezioni nel 2016. Ma se il capo del Cremlino gongola, una bufera investe il tycoon, con avversari e alleati che in patria lo accusano di aver ceduto a un avversario dell'America. Il mantra prima dell'attesissimo vertice di Helsinki era stato "basse aspettative" e non fissiamoci su "risultati concreti". L'importante - era la linea sia del Cremlino che della Casa Bianca, o perlomeno di John Bolton - è che i due presidenti si parlino. E caspita, si sono parlati eccome. Oltre quattro ore in tutto. Poi la sintesi: la Guerra Fredda è "finita", il mondo "ha bisogno" di Usa e Russia per combattere la "proliferazione nucleare" e garantire "la stabilità".

"Torneremo a parlarci - ha assicurato Trump - e anzi avremmo dovuto farlo prima, siamo stati tutti degli stupidi". Ma il possibile disgelo e la nuova collaborazione sullo scacchiere internazionale sono passati senz'altro in secondo piano rispetto al peccato originale: il Russiagate. La stampa americana, com'era prevedibile, ha azzannato la preda e non l'ha mollata più. Trump ha assicurato di aver sollevato la questione con Putin. E Putin, per l'ennesima volta, ha ribadito di non aver interferito nel voto americano. Una posizione articolata, ha detto Trump, con "forza e calore". Ma quando gli è stato chiesto chiaramente a chi il presidente Usa volesse credere, i servizi d'intelligence americani o Mosca, Trump ha ripetuto la teoria della "caccia alle streghe", ha chiesto più volte dove sia finito il "server" incriminato, "perché non si trova?", e come mai sono "scomparse" oltre 30mila mail di Hillary Clinton. "In Russia non sarebbero svanite tanto facilmente", ha ghignato. "Io - ha concluso - ho battuto la Clinton in modo leale, non ci sono stati intrighi: il presidente Putin dice che non è stata la Russia e non vedo nessuno ragione perché avrebbe dovuto farlo".

Trump, Melania e Putin  

Parole che hanno suscitato un vespaio negli Stati Uniti. Non solo da parte di stampa e democratici, che hanno denunciato una condotta "imbarazzante" e "vergognosa". La censura è arrivata anche da molti repubblicani, a cominciare dallo speaker della Camera Paul Ryan: "Non c'è dubbio che la Russia abbia interferito nelle nostre elezioni. Il presidente deve riconoscere che Putin non è un nostro alleato, deve essere posto davanti alle sue responsabilità e mettere fine ai suoi vili attacchi alla democrazia". McCain ha liquidato il vertice come "un tragico errore", mentre fonti americane direttamente coinvolte nel summit si sono lasciate scappare con la Cnn che "non era questo il piano...". Putin probabilmente se lo aspettava e nel corso della conferenza stampa ha offerto una possibile soluzione: permettere al procuratore speciale Robert Mueller d'interrogare, anche di persona, i 12 agenti russi accusati di aver materialmente hackerato il quartier generale dei Democratici in base al trattato sulla cooperazione delle indagini criminali firmato fra Usa e Russia nel 1999. Una proposta che Trump ha definito "pazzesca".

Peccato che ci sia un caveat: permettere lo stesso agli investigatori di Mosca, ad esempio nel caso Bill Browder, il finanziere ricercato in Russia per crimini fiscali. "I 400 milioni donati alla campagna di Hillary Clinton forse sono stati regalati in modo legale ma la loro provenienza non lo è", ha tuonato Putin. Che, sardonico, ha poi ricordato ai giornalisti americani di essere stato un agente dei servizi segreti e che dunque sa come "si preparano i dossier", alludendo al 'Russiagate' come a un 'inside job' dell'intelligence Usa. La grande offerta in realtà è l'abbraccio della morte perché gli Usa non permetteranno mai agli investigatori russi di ficcare il naso negli Stati Uniti e dunque, per Putin, si chiude con un pari e patta. Detto questo, i due leader hanno annunciato passi avanti - tenui - anche in quei dossier che erano finiti al centro dei rumor della vigilia. Sulla Siria si promette di andare avanti con la cooperazione e Putin ha proposto di partire dalla risoluzione Onu 138 e dall'accordo del 1974 che prevede la "distanza" fra le truppe siriane e quelle israeliane sulle alture del Golan, proposta che Trump pare essere pronto a considerare. I due leader hanno poi annunciato la creazione di una serie di "gruppi di lavoro" su diversi temi, dalla non proliferazione nucleare e l'equilibrio strategico, con i vari trattati come INF e START da salvare, al terrorismo. Persino la "filosofia", ovvero un "consiglio di esperti, come ex diplomatici, militari e scienziati per rendere la cooperazione fra Russia e Usa più positiva". Questo, ha assicurato Trump, è d'altra parte "solo l'inizio".

Nel suo primo tweet dopo il summit con Vladimir Putin, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato di avere fiducia nella intelligence americana ma che non bisogna focalizzarsi sul passato e che con la Russia bisogna andare d'accordo. "Come ho detto oggi e molte volte prima, ho GRANDE fiducia nelle MIE persone dell'intelligence. Riconosco tuttavia che per costruire un futuro più luminoso non ci si può focalizzare esclusivamente sul passato - come le due maggiori potenze nucleari al mondo, dobbiamo andare d'accordo! #HELSINKI2018", ha scritto Trump.

75 anni di vertici tesi tra Washington e Mosca - LE FOTO

TUTTI I DOSSIER CALDI DEL SUMMIT  

L'arrivo di Trump con Melania a Helsinki

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