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Mostre: "O'Tama. Migrazione di stili", a Palazzo Reale

Mostre: "O'Tama. Migrazione di stili", a Palazzo Reale

A Palermo da 7 dicembre,organizzata dalla fondazione Federico II

PALERMO, 28 novembre 2019, 11:47

Redazione ANSA

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“O’Tama. Migrazione di stili” - RIPRODUZIONE RISERVATA

“O’Tama. Migrazione di stili” - RIPRODUZIONE RISERVATA
“O’Tama. Migrazione di stili” - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Fu la prima artista orientale a giungere in Europa e per 51 anni visse a Palermo, tra il 1882 e il 1933: riuscì ad abbattere le resistenze del sistema legato alla statica classicità. La sua migrazione da Tokyo costituì, quindi, opportunità di innovazione. L'arte orientale, fino ad allora considerata una minaccia per l'arte ufficiale, contaminò e arricchì l'espressione artistica italiana. E' O'Tama Kiyohara, a cui è dedicata la mostra "O'Tama. Migrazione di stili", organizzata dalla Fondazione Federico II con il patrocinio dell'Ambasciata del Giappone in Italia in collaborazione con il Centro regionale per il Restauro, il Museo delle civiltà - Museo nazionale preistorico etnografico "Luigi Pigorini" e il Liceo artistico "Vincenzo Ragusa e O'Tama Kiyohara". L'esposizione è in programma dal 7 dicembre fino al 6 aprile 2020 a Palazzo Reale in un rinnovato corridoio Dogali e negli Appartamenti Reali, con più di 80 opere, tra cartoni, manufatti, tessuti e 46 acquerelli, visibili per la prima volta dopo essere stati restaurati per l'occasione. Ancora una volta la Fondazione Federico II affronta il tema della migrazione e ne coglie gli aspetti positivi. Dal Pacifico al Mediterraneo l'artista affrontò un viaggio che divenne una scelta di vita, un cambiamento imposto da due mondi fortemente difformi. Dopo approfondite ricerche e confronti con i maggiori studiosi della materia, la Fondazione ha ricostruito idealmente un complesso percorso iniziato nel 1882 quando l'artista giunse a Palermo da Tokio per seguire lo scultore palermitano Vincenzo Ragusa. Nella Palermo di fine Ottocento O'Tama Kiyohara è stata pioniera di un percorso artistico, culturale e didattico votato al progresso e all'innovazione.
    "Le istituzioni locali dell'epoca e alcune tra quelle nazionali - ha detto il presidente della Fondazione Federico II Gianfranco Miccichè - non compresero la portata innovativa di O'Tama e del progetto, condiviso con Vincenzo Ragusa, di creare una scuola-museo. Oggi entra a Palazzo Reale per restituirle quel valore artistico e storico finora negato e cancellare quelle ostilità che avevano impedito alla città di Palermo di diventare un polo per la diffusione del giapponismo. Quando la Fondazione Federico II organizza una mostra non si limita solo ad esporre ma valorizza le opere d'arte. Perciò abbiamo sostenuto parte del restauro in mostra". "Quando si abbatte un muro - afferma Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II - il primo mattoncino è il più arduo da buttare giù. O'Tama riuscì a rompere gli schemi e aprì la via all'innovazione. Oggi la Fondazione Federico II vuole rendere omaggio ad una donna-artista che va considerata palermitana, allorché cittadina del mondo. Per sua volontà una parte delle sue ceneri sono custodite nel cimitero palermitano dei Rotoli, oltre che in Giappone".
    "Siamo orgogliosi - prosegue Monterosso - di raccontare la straordinaria storia di un'artista dal coraggio e dalla caparbietà eccezionali. Fu in grado di integrarsi in un mondo nuovo con differenti tradizioni culturali e capace di rappresentare un punto di riferimento per la costituzione di una nuova forma di arte, in qualche modo antesignana dei nuovi canoni cosmopoliti tipici del Liberty".
   
   

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