Il Porto canale di Cagliari è
ufficialmente sul mercato. Oggi sulle Gazzette italiana ed
europea, sul sito dell'Autorità di sistema portuale del Mare di
Sardegna, sui quotidiani nazionali e internazionali, è stato
pubblicato l'avviso pubblico per la nuova concessione dello
scalo, una 'call' per un importo annuale pari a 2,1 milioni di
euro per un massimo di 50 anni non rinnovabili automaticamente.
Al canone poi va aggiunta una parte variabile calcolata a
seconda dei volumi di traffico che il nuovo gestore registrerà.
Lo scopo è quello di dare in gestione, per la movimentazione
del traffico di container, l'intero compendio costituito da
1.600 metri di banchina, con un fondale di 16 metri, e quasi 400
mila metri quadri di piazzale. A dare l'annuncio il presidente
dell'Authority portuale, Massimo Deiana, davanti a tantissimi
lavoratori preoccupati per la loro sorte, legata al rilancio
dello scalo: per fronteggiare la crisi tutti sono in cassa
integrazione sino a ottobre 2020. "Gli interessati devono
rompere gli indugi e fare un'offerta - incalza Deiana - Crediamo
nel rilancio del traffico merci del Porto canale di Cagliari, un
compendio che non ha tanti eguali nel Mediterraneo".
Nel bando sono stati evidenziati tutti gli elementi che
possono rendere più appetibile l'offerta. "I punti di forza per
la nuova gestione saranno il collegamento alla Zona economica
speciale e la Zona Franca doganale", spiegato il presidente
dell'Autorità portuale. La domanda di concessione dovrà arrivare
entro il 28 febbraio prossimo e sarà pubblicata per 60 giorni.
Il bando prevede precisi criteri di valutazione che si basano su
una scala di 100 punti: 35 per il piano operativo e
organizzativo; 35 per il piano degli investimenti; 25
riguarderanno il piano occupazionale, con una premialità per chi
riassorbirà il maggior numero di lavoratori provenienti dalla
precedente concessione; 5 punti per i piani di comunicazione e
valorizzazione, cioè azioni di marketing e promozione mirata
all'internazionalizzazione. Il bando pubblicato è in italiano,
inglese, cinese e presto anche in arabo.
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