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Papa in visita a Malta il prossimo 31 maggio

Nel segno accoglienza migranti primo viaggio all'estero del 2020

    Sarà nel segno dell'accoglienza ai migranti il primo viaggio all'estero di papa Francesco in questo 2020. Confermando le indiscrezioni che già arrivavano dall'arcipelago posto al centro del Mediterraneo, la Sala stampa vaticana ha annunciato oggi che il prossimo 31 maggio il Pontefice si recherà a Malta.

    "Accogliendo l'invito del presidente della Repubblica di Malta, delle Autorità e della Chiesa cattolica del Paese, Sua Santità Papa Francesco compirà un viaggio apostolico a Malta e a Gozo il 31 maggio 2020 - ha dichiarato il direttore Matteo Bruni -. Il programma del viaggio sarà pubblicato a suo tempo".

    E il significato e i temi della visita sono già ben sintetizzati ed esposti nel logo e nel motto. Il primo mostra infatti delle mani che si indirizzano verso la Croce, provenienti da una nave in balìa delle onde. Le mani rappresentano un segno di accoglienza del cristiano verso il prossimo e l'assistenza a coloro che sono in difficoltà, abbandonati al loro destino. La barca rammenta il drammatico racconto del naufragio dell'Apostolo Paolo sull'isola di Malta (Atti degli Apostoli 27,27-44) e l'accoglienza riservata dai maltesi all'Apostolo e ai naufraghi (Atti 28,1-10). Il motto della visita recita quindi "They showed us unusual kindness" Acts 28, 2 (Ci trattarono con insolita gentilezza).

    Tali contenuti si ricollegano a quanto detto dal Papa in due recenti udienze generali - l'8 e il 22 gennaio - in cui ha ricordato appunto il naufragio di San Paolo a Malta, e al tema dell'ultima Settimana di preghiera per l'Unità dei cristiani, che è stato quello dell'"ospitalità", sulla scia del versetto "Ci trattarono con gentilezza", sviluppato proprio dalle comunità di Malta e Gozo. Nell'udienza dell'8 gennaio, Francesco ha chiamato "ad essere sensibili ai tanti naufraghi della storia che approdano esausti sulle nostre coste", perché "è questo che salva dal gelo dell'indifferenza e della disumanità". E sul fatto che a San Paolo e ai compagni di naufragio gli abitanti di Malta "dimostrano una premurosa accoglienza" ha aggiunto: "i maltesi sono bravi, sono miti, sono accoglienti, da quel tempo", evidenziando anche "la benedizione di Dio per l'accoglienza di questo popolo tanto buono".

    I migranti "affrontano viaggi rischiosi per sfuggire alla violenza, alla guerra, alla povertà", e "sperimentano l'indifferenza, l'ostilità, non li lasciano sbarcare nei porti", ha denunciato invece il 22 gennaio: "sono sfruttati da trafficanti criminali; sono trattati come numeri e come una minaccia da alcuni governanti; a volte l'inospitalità li rigetta come un'onda verso la povertà o i pericoli da cui sono fuggiti".

    Ma per il Papa, "come cristiani, dobbiamo lavorare insieme per mostrare ai migranti l'amore di Dio": "possiamo e dobbiamo testimoniare che non ci sono soltanto l'ostilità e l'indifferenza". Come è stato per San Paolo e i suoi compagni di sventura che a Malta "ricevono la testimonianza della 'rara umanità' degli abitanti dell'isola. Questa gente, per loro straniera, si mostra attenta ai loro bisogni".

    Un messaggio che, si può prevedere, risuonerà forte e chiaro durante la visita - che richiama da vicino quelle fatte in passato da Bergoglio a Lampedusa e a Lesbos -, a proposito dei 'viaggi della speranza' di tanti migranti e profughi, dei lager libici, del Mediterraneo trasformato "in un cimitero", delle chiusure, anche dei porti, opposte da Paesi europei. Sarà la quarta di un Papa nell'isola dei Cavalieri, dopo quelle di Giovanni Paolo II nel 1990 e 2001 e di Benedetto XVI nel 2010.

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