La perdurante crisi politica del Venezuela e le condizioni della popolazione, ridotta allo stremo, spingono la Santa Sede, in accordo con le Chiese del Sudamerica, ad attivarsi per offrire assistenza alle centinaia di migliaia di venezuelani costretti a emigrare.
Si chiama "Ponti di solidarietà", due parole chiave care a papa Francesco, il "piano pastorale integrato per assistere i migranti venezuelani in Sud America", progetto elaborato e messo in atto da otto conferenze episcopali latinoamericane con il coordinamento del Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale, presentato oggi nella Sala stampa della Santa Sede.
"Il progetto è nato per dare risposte concrete alle sfide poste dall'emergenza della migrazione di massa che sta coinvolgendo i venezuelani", hanno spiegato padre Arturo Sosa, superiore generale dei Gesuiti, di origine venezuelana, insieme a padre Fabio Baggio e padre Michael Czerny, sottosegretari della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero. L'obiettivo è "accogliere, proteggere, promuovere e integrare i venezuelani, costretti a emigrare, in ogni fase del loro spostamento fino all'eventuale ritorno in patria".
Per questo gli episcopati di Colombia, Brasile, Ecuador, Cile, Perú, Bolivia, Paraguay e Argentina hanno studiato, finanziato - con circa 400 mila euro l'anno - e lanciato un concreto piano di due anni (che il Dicastero pontificio ha coordinato "offrendo uno spazio per trovare sinergie") per "assicurare a centinaia di migliaia di persone, il numero ancora non è stimabile, un'accoglienza capillare dando da mangiare, garantendo un'assistenza medica e legale, un alloggio e un lavoro". "Sarà una rete aperta anche a tutte le persone in difficoltà e non solo ai venezuelani", ha fatto presente padre Sosa, ricordando come l'attenzione per i rifugiati e i migranti abbia una storia radicata in America Latina e rimarcando il ruolo svolto dalla Compagnia di Gesù.
La gamma di servizi previsti, con in prima fila i centri per la pastorale delle migrazioni e le Caritas locali, comprende attività come Centri di servizi e rifugi per migranti vulnerabili; assistenza su temi di alloggio, lavoro e inclusione sociale; ampliamento dell'accesso all'educazione e all'assistenza sanitaria; advocacy e assistenza legale; formazione professionale di agenti pastorali; campagne di sensibilizzazione delle comunità locali.
"Il focus è rispondere prima di tutto all'emergenza - ha spiegato padre Baggio -. Quindi si va dai servizi per la regolarizzazione ai permessi al lavoro, dall'assistenza spirituale a quella sul lavoro, dall'alloggio ai beni di prima necessità, fino all'informazione sulla continuazione del viaggio verso altri Paesi. A più lungo termine si può vedere anche come le professioni dei migranti possano diventare anche promotrici dello sviluppo locale".
In Sala stampa è stato anche presentato un corso su "advocacy in ambito migratorio" per agenti pastorali in Sud America, promosso dalla Pontificia università cattolica argentina e patrocinato dalla stessa Sezione migranti e rifugiati del Dicastero.