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Cei per stabilità governo, "sostegno e programmi solidi"

E sui migranti, "le chiusure consolidano ingiustizie ed egoismi"

    La nascita del nuovo governo ha evitato "il difficile passaggio" delle nuove elezioni, ma l'esecutivo deve saper garantire una "stabilità politica", sulla base di un sostegno parlamentare chiaro e di "programmi solidi e condivisi". Suonano allo stesso tempo come un richiamo e un incoraggiamento le parole usate sull'attualità politica dal vice presidente della Cei, mons. Mario Meini, nella sua introduzione ai lavori del Consiglio episcopale permanente.

    "Chi ha responsabilità di governare dovrà far sentire agli italiani che sta veramente perseguendo il bene comune, per cui cerca la stabilità politica fondata su maggioranze chiare e su programmi solidi e condivisi", ha detto il vescovo di Fiesole, che apriva il Consiglio Cei al posto del cardinale presidente Gualtiero Bassetti. "La politica, proprio come la vita individuale, ha bisogno di semplicità e di autenticità, di principi chiari e di rispetto delle regole", ha aggiunto.

    "Se la formazione del nuovo Governo ha evitato il difficile passaggio di un ritorno alle urne, a solo un anno dall'inizio di una legislatura - ha sottolineato il vice presidente dei vescovi -, chi si è assunto la responsabilità di dar vita a una nuova maggioranza non potrà certamente dimenticare che le attese della gente sono alte e richiedono di essere riconosciute, interpretate e guidate con saggezza e concretezza".

    Uno dei nodi, per l'episcopato, resta quello della politica sui migranti, con una critica chiara agli slogan del precedente governo giallo-verde. "Ricordare la dignità che rende intangibile ogni vita umana significa anche non arrendersi alla cultura del 'prima noi e poi gli altri' - ha affermato Meini -: quando l'altro è persona bisognosa, priva di ogni opportunità, le nostre chiusure consolidano ingiustizie ed egoismi".

    Così, la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebrerà domenica prossima, "costituisce 'un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza umana' e, più in generale, dell'umanità di tutti (dal Messaggio del Papa)"; pertanto, ha insistito il vice presidente Cei, "ci mette in guardia dalla scorciatoia che vorrebbe ricondurre al fenomeno migratorio le paure e le insicurezze di un malessere civile, che in realtà muove da cause ben più profonde". E "lo stesso evento che abbiamo promosso a Bari per il prossimo febbraio punta a costruire del Mediterraneo una diversa narrazione": partendo "dalla disponibilità a metterci in ascolto delle diverse esperienze, sensibilità e prospettive che animano le Chiese, che si affacciano sul bacino del Mare Nostrum".

    Il punto su cui i vescovi si mostrano più battaglieri, resta comunque quello del fine vita, alla vigilia del pronunciamento della Consulta sul caso Dj Fabo. "La centralità della persona per noi si traduce anche nell'impegno a unire la nostra voce a quella di tanti - a partire dalle associazioni laicali - per dire la contrarietà al tentativo di introdurre nell'ordinamento pratiche eutanasiche", ha ribadito Meini, per cui "è difficile non essere profondamente preoccupati rispetto alla possibilità di ammettere il suicidio assistito, promosso come un diritto da assicurare e come un'espressione della libertà del singolo".

    "Anche se ammantate di pietà e di compassione, si tratta di scelte di fatto egoistiche, che finiscono per privilegiare i forti e far sentire il malato come un peso inutile e gravoso per la collettività", ha affermato, ripetendo quindi le parole del Papa: "si può e si deve respingere la tentazione - indotta anche da mutamenti legislativi - di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l'eutanasia".

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