"Tutti insieme dobbiamo impegnarci per eliminare ciò che priva gli uomini e le donne del tesoro della libertà. E, nello stesso tempo, ritrovare il sapore di quella libertà che sa custodire la casa comune che Dio ci ha dato". Lo afferma il Papa nel videomessaggio inviato al Festival della Dottrina Sociale della Chiesa, apertosi oggi a Verona sul tema "Il rischio della libertà". "Tante sono le situazioni in cui, anche oggi, gli uomini e le donne non possono mettere a frutto la propria libertà, non possono rischiarla", osserva Francesco, che ne sottolinea tre: "l'indigenza, il dominio della tecnologia, la riduzione dell'uomo a consumatore".
Per il Papa, "come cristiani, fedeli al Vangelo e consapevoli della responsabilità che abbiamo verso tutti i nostri fratelli, siamo chiamati a essere attenti e vigilanti perché 'il rischio della libertà' non perda il suo significato più alto e impegnativo". "Rischiare, infatti, significa mettersi in gioco. Ed è questa la nostra prima chiamata", aggiunge.
E secondo Francesco, a privare l'uomo del "rischio della libertà" è anzitutto "l'indigenza, procurata da grandi ingiustizie, che continuano a essere perpetrate in tutto il mondo, anche nelle nostre città". "È la cultura dello scarto! - spiega - Se un uomo o una donna sono ridotti ad 'avanzo', non solo sperimentano su di loro i frutti cattivi della libertà altrui, ma vengono defraudati della possibilità stessa di 'rischiare' la propria libertà per se stessi, per la propria famiglia, per una vita buona, giusta e dignitosa".
C'è poi un'altra situazione "che influisce negativamente sull'esperienza della libertà" ed è "lo sviluppo tecnologico, quando non è accompagnato da un adeguato sviluppo della responsabilità, dei valori e della coscienza". "Si perde così il senso del limite con la conseguenza di non vedere le sfide epocali che abbiamo davanti", dice il Papa, secondo cui, sulla scia di quanto affermava anche Paolo VI, "l'assolutizzazione della tecnica può ritorcersi contro l'uomo".
La terza situazione negativa è "la riduzione dell'uomo a mero consumatore". Qui "la libertà da 'rischiare' rimane solo un'illusione". Infatti, "tale paradigma fa credere a tutti che sono liberi finché conservano una pretesa libertà di consumare, quando in realtà coloro che possiedono la libertà sono quelli che fanno parte della minoranza che detiene il potere economico e finanziario" (Laudato si'). "Questa non è libertà, è schiavitù - avverte il Papa -: l'esperienza quotidiana viene segnata dalla rassegnazione, dalla sfiducia, dalla paura, dalla chiusura".
Per il Pontefice, comunque, "nonostante queste deviazioni, mai viene meno in ognuno di noi il desiderio di 'rischiare' la propria libertà. Anche in chi ha vissuto e vive situazioni di schiavitù e di sfruttamento". Ed evidenzia che nel Festival si ascolteranno testimonianze di "libertà ritrovata": ad esempio, dalla prostituzione, o dalla morsa dell'usura. "Sono storie che attestano una liberazione in atto, che dà forza e speranza. Sono storie che fanno dire: sì, è possibile il rischio della libertà!", commenta Bergoglio, che conclude: "Certamente essere liberi è una sfida, una sfida permanente: affascina, avvince, dà coraggio, fa sognare, crea speranza, investe sul bene, crede nel futuro. Contiene, quindi, una forza che è più forte di ogni schiavitù. Il mondo ha bisogno di persone libere!".