(ANSA) - ROMA, 23 GEN - I "triangoli viola": erano i simboli
che i nazisti cucirono sulle povere vesti dei Testimoni di
Geova, tra i primi ad essere richiusi nei lager, "l'unico gruppo
religioso perseguitato come tale" nella follia dello sterminio
hitleriano. Con un bilancio di duemila vittime e altre migliaia
di internati. Il 27 gennaio 1945 le truppe dell'Armata Rossa
liberarono Auschwitz e scoprirono l'orrore: con gli ebrei,
nomadi, asociali, dissidenti politici, delinquenti comuni,
omosessuali, emigrati, nei campi c'erano anche i Testimoni di
Geova, tutti identificati da un numero e da un triangolo di
diverso colore, tutti vittime della stessa follia.
Nell'immane tragedia dell'olocausto la vicenda dei Testimoni
di Geova è quella meno conosciuta tanto che questi ultimi sono
stati definiti "i dimenticati dalla Storia". Lo storico Claudio
Vercelli ha sottolineato come nel 1937 i Testimoni di Geova
furono addirittura "il gruppo più consistente di prigionieri in
alcuni dei campi di concentramento costruiti in Germania".
Perché i Testimoni vennero perseguitati? La ragione
principale, come riferì Francesco Albertini (sopravvissuto alla
deportazione nel campo di concentramento di Mauthausen), stava
nel fatto che per attenersi ai princìpi cristiani "rifiutavano
la guerra, il servizio militare e ogni forma di violenza",
ponendosi così in netta contrapposizione con il brutale e
sanguinario regime di Hitler.
Furono perseguitati tutti, indistintamente, uomini e donne,
vecchi e bambini. Furono circa 860 i figli di Testimoni di Geova
sottratti alle famiglie e inviati in "case di rieducazione" per
essere indottrinati nell'ideologia nazista.
Sin dall'agosto 1933 i Testimoni denunciarono l'esistenza dei
campi di concentramento tramite varie pubblicazioni tra cui la
loro rivista oggi nota con il nome di "Svegliatevi!" Queste
denunce costarono loro una persecuzione ancora più accanita.
Tuttavia - scrivevano - "come si può rimanere in silenzio?" Dopo
aver letto uno dei loro resoconti sulle crudeltà che si
consumavano nei campi, lo scrittore Thomas Mann dichiarò: "Le
parole non riescono a descrivere l'abiezione della mentalità che
è rivelata da queste pagine che ci raccontano le orribili
sofferenze di vittime innocenti fermamente attaccate alla loro
fede".
Nei lager i Testimoni "dimostrarono una non comune dignità
umana e un elevatissimo comportamento morale", ha ricordato lo
psicologo e sociologo Bruno Bettelheim in merito ai suoi ex
compagni di prigionia. La loro ineccepibile fibra morale colpì
perfino il comandante di Auschwitz, Rudolf Hoss, il quale nel
descrivere l'esecuzione di due di loro annotò: "Così immaginai
dovessero essere i primi martiri cristiani, condotti nelle arene
per essere dilaniati dalle belve".
I Testimoni di Geova furono l'unico gruppo che in qualsiasi
momento avrebbe potuto sottrarsi alla repressione del Terzo
Reich ed essere liberato dai campi. Esisteva un modulo di abiura
preparato esclusivamente per loro in cui il detenuto dichiarava
di dissociarsi dai Testimoni di Geova. Non lo firmò quasi
nessuno. "Il loro contributo sta inscritto nel patrimonio civile
che la storia del Novecento ci consegna", ha concluso Claudio
Vercelli. Per non rinunciare alla loro fede, diecimila Testimoni
furono imprigionati e brutalizzati, duemila furono torturati e
poi impiccati, fucilati o ghigliottinati. "Come si può rimanere
in silenzio?".