"Nessuno Stato né tantomeno la Chiesa possono giustificare la criminalità. Verità per Emanuela Orlandi". E' il testo dello striscione con la foto della ragazza - all'epoca quindicenne figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, scomparsa il 22 giugno 1983 -, innalzato questo pomeriggio in Piazza del Sant'Uffizio, a Roma, nel corso di un sit-in organizzato per chiedere finalmente luce sul caso ancora avvolto nel mistero e ricordare quello che sarebbe il 52/o compleanno di Emanuela.
Tra i promotori del raduno, che ha dovuto sfidare il pomeriggio piovoso nella Capitale, il fratello Pietro Orlandi. "Un altro anno se n'è andato senza risposte - ha lamentato -. Come sempre speriamo che il nuovo sia migliore e si arrivi alla verità nonostante, l'ipocrisia, l'omertà, l'indifferenza di chi fa di tutto perché questa storia venga dimenticata, sperando che il tempo possa cancellare ogni cosa". "Non ci riusciranno - ha aggiunto - perché la voglia di giustizia, nonostante gli anni passati, sarà sempre più forte della volontà di chi vuole tenere occultata la verità". "Non cederemo mai di un passo, non accetteremo mai passivamente questa ingiustizia", ha detto ancora Pietro Orlandi, secondo cui il sit-in di questo pomeriggio, a ridosso del confine vaticano, è "non solo per ricordare il compleanno di Emanuela ma soprattutto per continuare a pretendere quelle risposte che da troppi anni ci vengono negate".
Dopo che l'estate scorsa non hanno dato esiti utili per le indagini l'apertura nel Cimitero Teutonico, all'interno delle mura vaticane, delle tombe delle due principesse tedesche Sofia di Hohenlohe-Waldenburg-Bartenstein e Carlotta Federica di Meclemburgo-Schwerin, a seguito di specifiche segnalazioni, e l'ispezione negli attigui ossari, nei giorni scorsi l'avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, è tornata a fare appello a papa Francesco per "conoscere tutta la verità", stigmatizzando il "muro di gomma" contro cui si sono scontrate tutte le richieste dei familiari e il "silenzio che continua nel tempo".
La legale ha invocato una vera e propria "operazione di trasparenza totale". La richiesta rivolta al Papa è di conoscere gli atti che contenuti nel fascicolo che sarebbe detenuto dalla Segreteria di Stato, ribadendo anche quella, rimasta inevasa, di esaminare in maniera approfondita le ossa che sono state selezionate nel cimitero Teutonico in seguito all'apertura delle tombe. In più, l'avv. Sgrò chiede anche di sentire i cardinali presenti in Vaticano all'epoca, tutti oggi in età avanzata. Ulteriore richiesta investigativa, tuttora senza risposta, quella sulla telefonata arrivata alla Sala stampa vaticana la sera della scomparsa di Emanuela e di cui ha parlato in un'intervista l'ex nunzio a Washington monsignor Carlo Maria Viganò, che all'epoca lavorava nella Segreteria di Stato.