A due giorni dalla strage con 50 morti e 36 feriti nelle due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda - e dopo il messaggio inviato a caldo in cui parlava di "atti insensati" ed esprimeva la sua "solidarietà" alla comunità islamica locale -, il Papa manifesta ancora e pubblicamente il suo dolore per "l'orribile attentato" e ribadisce la sua vicinanza ai "nostri fratelli musulmani" così duramente colpiti. Sostenendo in più la necessità di "gesti di pace" per "contrastare l'odio e la violenza".
"In questi giorni - afferma Francesco oggi all'Angelus -, al dolore per le guerre e i conflitti che non cessano di affliggere tutta l'umanità, si è aggiunto quello per le vittime dell'orribile attentato contro due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda". "Prego per i morti e i feriti e i loro familiari - aggiunge il Pontefice -. Sono vicino ai nostri fratelli musulmani e a tutta quella comunità. Rinnovo l'invito ad unirsi con la preghiera e i gesti di pace per contrastare l'odio e la violenza". "Preghiamo insieme, in silenzio, per i nostri fratelli musulmani che sono stati uccisi", dice quindi rivolto alle decine di migliaia di fedeli riuniti in Piazza San Pietro.
L'accorato appello del Papa, intriso di preoccupazione anche per l'odierno imperversare di messaggi di odio e violenza, arriva al termine dell'Angelus in cui commenta l'episodio evangelico della Trasfigurazione. "Uno squarcio di cielo sulla terra", e "un anticipo della Pasqua", lo definisce.
"Nessuno arriva alla vita eterna se non seguendo Gesù, portando la propria croce nella vita terrena", osserva Francesco. "Ognuno di noi ha la propria croce: il Signore ci fa vedere la fine di questo percorso, che è la Resurrezione, la bellezza, portando la propria croce", sottolinea 'a braccio'.
Secondo il Pontefice, "la Trasfigurazione di Cristo ci mostra la prospettiva cristiana della sofferenza. Non è un sadomasochismo la sofferenza: essa è un passaggio necessario ma transitorio. Il punto di arrivo a cui siamo chiamati è luminoso come il volto di Cristo trasfigurato: in Lui è la salvezza, la beatitudine, la luce, l'amore di Dio senza limiti". "Mostrando così la sua gloria, Gesù ci assicura che la croce, le prove, le difficoltà nelle quali ci dibattiamo hanno la loro soluzione e il loro superamento nella sua Pasqua", spiega. "Perciò, in questa Quaresima, saliamo anche noi sul monte con Gesù! - prosegue il Papa - Ma in che modo? Con la preghiera".
"Rimaniamo qualche momento in raccoglimento, ogni giorno, un pochettino, fissiamo lo sguardo interiore sul suo volto e lasciamo che la sua luce ci pervada e si irradi nella nostra vita". Per Francesco, la preghiera "trasforma la persona dall'interno e può illuminare gli altri e il mondo circostante".