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Stella, 'preti-padri' lascino per il bene dei figli

Prefetto Clero conferma esistenza linee guida sui prelati con prole

    "La presenza dei figli nei dossier relativi alle dispense sacerdotali è stata trattata, di fatto, come una causa praticamente 'automatica' per una presentazione celere del caso al Santo Padre ai fini della concessione della dispensa stessa. Si cerca dunque di fare il possibile perché la dispensa dagli obblighi dello stato clericale sia ottenuta nel più breve tempo possibile - un paio di mesi - così che il prete possa rendersi disponibile accanto alla madre nel seguire la prole". Intervistato per l'Osservatore Romano da Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il Clero, conferma l'esistenza di linee guida applicate nei casi dei preti di rito latino che hanno prole. E il criterio da seguire è sempre il bene dei bambini.

    "Una situazione di questo genere - spiega - è considerata 'irreversibile' e richiede che il sacerdote abbandoni lo stato clericale anche qualora egli si ritenga idoneo al ministero. Un calcolo approssimativo sulle richieste di dispensa fa emergere che circa 1'80% di queste comporta la presenza di prole, benché spesso concepita dopo l'abbandono del ministero stesso". Il documento di cui si è parlato di recente, anche da parte del portavoce vaticano Alessandro Gisotti, è "un testo intitolato 'Nota relativa alla prassi della Congregazione per il Clero a proposito dei chierici con prole', che raccoglie e sistematizza la prassi in vigore da anni nel Dicastero. Come è stato spiegato, si tratta di uno strumento di lavoro a cui fare riferimento quando si presenta una situazione del genere, un testo 'tecnico' per i collaboratori del Dicastero, da cui farsi guidare. Solo per questo non è stato pubblicato", dice Stella.

    Il testo, ad uso interno e impropriamente definito "segreto", "viene abitualmente presentato e commentato dalla Congregazione alle Conferenze Episcopali e a singoli Vescovi, che trattano il tema e chiedono come procedere". A renderne nota l'esistenza è stato lo psicoterapeuta Vincent Doyle, figlio di un prete irlandese e fondatore di "Coping International", associazione per la difesa dei diritti dei figli di sacerdoti cattolici.

    Il Dicastero, riferisce il cardinale prefetto, "segue una prassi fin dai tempi in cui era prefetto il cardinale Claudio Hummes - da una decina di anni - il quale per primo aveva portato all'attenzione del Santo Padre, all'epoca Benedetto XVI, i casi di sacerdoti minori di 40 anni con prole, proponendo di far loro ottenere la dispensa senza attendere il compimento del quarantesimo anno come previsto dalle norme di quel tempo". Una tale decisione "aveva, e ha, come obiettivo principale quello di salvaguardare il bene della prole, il diritto cioè dei bambini ad avere accanto a sé un padre oltre che una madre". Anche Papa Francesco, aggiunge Stella, "che già si era espresso in questo senso da cardinale arcivescovo di Buenos Aires durante un dialogo con il rabbino Abraham Skorka pubblicato nel libro 'Il cielo e la terra', è stato categorico: l'attenzione prioritaria da parte del sacerdote deve essere nei riguardi della prole".

    E con "attenzione" "certamente non ci si riferisce soltanto al pur necessario sostentamento economico - specifica -. Ciò che deve accompagnare la crescita di un figlio è soprattutto l'affetto dei genitori, una adeguata educazione, di fatto tutto ciò che comporta un effettivo e responsabile esercizio della paternità, soprattutto nei primi anni della vita". La regola della dimissione dallo stato clericale ha eccezioni "molto rare" e, secondo Stella, va applicata anche nei casi in cui "i Vescovi e i Superiori religiosi presentino la situazione di sacerdoti che non intendono chiedere la dispensa, anche di fronte alla presenza di figli, soprattutto quando è cessata la relazione affettiva con la loro madre".

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