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Intesa Sanpaolo: nuovi media per far riscoprire la Storia, due giorni di dibattiti

A Milano il convegno. Bazoli: 'Nessuna società si regge se perde la memoria'. Aldo Grasso: 'Togliere storia dalla maturità scelta infantile'

Alle Gallerie d'Italia di Milano la due giorni del convegno 'La Storia pubblica. Memoria, fonti audiovisive e archivi digitali', organizzato da Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Certa (il centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi).

Formazione di professionisti, adeguamento tecnologico e ovviamente risorse: sono queste le principali criticità degli archivi digitali audiovisivi. Se ne è parlato nella tavola rotonda che ha chiuso la due giorni di convegno.

VIDEO (per utenti Chrome-Explorer-Safari)

Da decenni ormai gli storici, come ha ricordato anche Aldo Grasso, hanno dato ai media e ai loro prodotti la stessa attenzione riservata per le fonti tradizionali. La rivoluzione digitale ha cambiato in questi anni l'approccio di conservazione, circolazione e fruibilità delle immagini, oltre alle professionalità. Secondo Maria Pia Ammirati, direttore delle Teche Rai, è proprio la formazione il punto su cui si deve lavorare con maggiore impegno: "se non formiamo archivisti, documentaristi, tecnici per i metadati e per il restauro, moriamo", mentre per il direttore dell'archivio storico Luce Cinecittà, Enrico Bufalini, si deve puntare soprattutto "sull'adeguamento tecnologico" perché "le nuove tecnologie ci aiutano a migliorare l'utilizzo dell'archivio anche a fini creativi, ad esempio per tecniche come la colorizzazione dei materiali di repertorio, che è uno dei modi utili ad allargarci alle generazioni più giovani che speso hanno il rigetto delle immagini in bianco-nero".

Ma oltre alla conservazione del materiale di repertorio e già archiviato, è importante proteggere e archiviare in modo corretto quelli che sono i documenti di oggi e che saranno i reperti del futuro. Lo ricorda Barbara Costa, responsabile dell'Archivio Storico di Intesa Sanpaolo: "Bisogna garantire il futuro degli archivi che nascono già oggi in digitale, sono file e la conservazione la catalogazione del file deve essere fatta nel momento in cui il documento viene prodotto".

Per fare questo "la sfida sarà quella di avere le professionalità giuste: serve certamente una trasmissione dei saperi tra gli archivisti tradizionali e i nuovi, ma anche una formazione diversa, ad hoc, che non può più essere solo quella della tradizione ma deve anche allargarsi i nuovi documenti e supporti", ha concluso Costa.

Ad aprire i lavori, insieme ad Aldo Grasso, anche Michele Coppola, direttore di Arte e Cultura di Banca Intesa Sanpaolo e delle Gallerie d'Italia, che ha ricordato proprio il patrimonio dell'archivio di Intesa Sanpaolo, ricco di "straordinari materiali e documenti, non solo cartacei. In un momento storico in cui abbiamo l'obbligo di guardare all'evoluzione tecnologica anche quel giacimento deve diventare patrimonio comune - ha spiegato Coppola -. E' facile immaginare il museo come luogo che valorizza il patrimonio artistico e culturale, ma oggi non può limitarsi a questo; non è solo un luogo che espone opere ma un luogo che rappresenta anche lo studio, l'indagine e la valorizzazione di documenti, siano essi artistici o che appartengono a momenti fondamentali di crescita di una società", ha concluso Coppola.

LA PRIMA GIORNATA -  Nuovi media e immagini per far riscoprire la Storia 

''Siamo convinti che il ruolo di un'istituzione bancaria di rilevanza nazionale sia quello di concorrere alla crescita economica del Paese, ma anche alla sua crescita culturale e civile", ha detto Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo, ricordando che "senza memoria del passato e dei momenti fondativi non si regge nessuna società", aprendo i lavori del convegno. Per questo, con 'il progetto cultura, la nostra banca affianca il piano di impresa e industriale con interventi finalizzati sia alla tutela che alla diffusione della conoscenza del patrimonio culturale del nostro Paese,"per stimolare una riflessione sulla nostra identità nazionale', ha aggiunto il presidente emerito di Intesa Sanpaolo.

Bazoli ha poi parlato del nuovo esame di maturità da cui è stata eliminata la traccia di storia: 'Da quest'anno, grazie alle nuove norme che regolano l'esame di Stato, non ci sarà più il tema di storia - ha detto - Alle critiche e alle proteste provocate da questa decisione, si è risposto appellandosi a un dato statistico: negli ultimi dieci anni non più del 3% degli studenti hanno scelto questa prova, una cifra cosi esigua che ha giustificato la definitiva cancellazione della traccia. Il ministro dell'Istruzione ha cercato di sminuire la portata del provvedimento assicurando che la storia sarà comunque tenuta presente nelle varie tracce. La storia passa quindi in secondo piano, ma è quella storia che Norberto Bobbio metteva a fondamento di una cultura'. 'La speranza - ha sottolineato Bazoli - è che anche questo patrimonio audiovisivo entri nelle scuole, nelle università e nel dibattito culturale, perché senza memoria del passato e dei momenti fondativi non si regge nessuna società'.

 

'Bisogna lavorare e cercare di spiegare al ministro dell'Istruzione che togliere la storia dall'esame di maturità solo perché gli studenti negli ultimi anni non hanno scelto la traccia storica è veramente una scelta un po' infantile': così Aldo Grasso, direttore scientifico di Certa (Centro di Ricerca sulla Televisione e l'Audiovisivo) e curatore del convegno 'La Storia pubblica. Memoria, fonti audiovisive e archivi digitali'.

'Il corso di storia nel percorso scolastico andrebbe ripensato - ha spiegato Grasso a margine dell'evento - andrebbe reso più vivo e bisognerebbe utilizzare con i ragazzi anche i mezzi audiovisivi per spiegare la storia. Questo è l'appello che lancio al ministro: fate entrare nelle scuole i documenti audiovisivi'.

Al convegno è intervenuto anche Jérome Bourdon, professore della Tel Aviv University, uno tra i massimi esperti di nuovi media. Nonostante internet possa essere 'aggressivo, commerciale, manipolato e incontrollabile', non bisogna 'demonizzare la tecnologia in quanto tale', ma piuttosto 'studiare i new media come collettori di ricordi e non solo educare le persone a navigare su internet con senso critico, ma anche formare nuove professionalità che sappiamo utilizzarlo al meglio'.

Bourdon ha affrontato diverse tematiche legate al rapporto tra ricordo e media, analizzando gli strumenti che, nel corso dei secoli, sono stati utilizzati per creare e diffondere la storia, arrivando ovviamente all'attuale epoca digitale piena di problematiche ma anche di opportunità. Ha poi insistito non solo sull'esigenza di ricordare, ma anche 'sull'importanza di dimenticare, che deve diventare centrale nel dibattito perchè è un tema che spazia dalla cancellazione dei dati su internet alla capacità di ignorare e superare i cattivi ricordi'.

Bourdon ha chiesto di interrogarsi sul perchè vogliamo ricordare qualcosa, dato che non tutto vale la pena di essere ricordato sempre e comunque.

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