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Ryder Cup 2018, Woods, Molinari, Rose: big a caccia del sogno - LO SPECIALE

Strapotere Usa e affidabilità Europa: ecco i team a confronto

Redazione ANSA ROMA

L'Europa di Francesco Molinari per riprendersi la coppa. Gli Stati Uniti di Tiger Woods per bissare il successo del 2016 ad Hazeltine. Sul green del Le Golf National di Parigi (28-30 settembre) in palio, ça va sans dire, la Ryder Cup.

Per conquistare il titolo i due capitani Thomas Bjorn (Vecchio Continente) e Jim Furyk (Usa) hanno puntato su autentici fuoriclasse del green. Il Team Europe, composto da cinque debuttanti (Tommy Fleetwood, Tyrrell Hatton, Jon Rahm, Alex Noren e Thorbjorn Olesen), si affida a "Chicco Molinari". Nell'anno d'oro l'azzurro sogna l'ultima impresa di un 2018 da incorniciare. Già leader dell'European Points List, il piemontese (alla 3/a apparizione, eguagliato il record italiano di Costantino Rocca) proverà a caricarsi sulle spalle il Vecchio Continente. A far da "chioccia" alle nuove leve pure il vincitore della FedEx Cup, Justin Rose. Il britannico, n.2 mondiale e campione olimpico, è tra i big più attesi della rassegna. Con lui, sponda europea, anche Ian Poulter.

La sfida Usa-Europa, in palio la gloria

"Mr. Ryder Cup" (alla 5/a presenza), per stile e carattere, può trasformarsi in un autentico trascinatore. Saranno 5 i britannici sul green. Oltre a Poulter e Rose ecco Fleetwood, Hatton e Paul Casey. Due, invece, gli spagnoli. Con Rahm un altro veterano della competizione, Sergio Garcia. "El Nino", il player più giovane ad aver partecipato alla Ryder Cup (nel 1999 a Brookline, all'età di 19 anni e 258 giorni), è chiamato al riscatto dopo una stagione deludente.

Mentre il vincitore della 75/a edizione dell'Open d'Italia, il danese Olesen, s'è meritato sul campo la qualificazione. E a Parigi proverà a stupire ancora. L'Europa punterà anche su un'altra certezza, rappresentata da Rory McIlroy, uno dei giganti del green. E poi sulla compattezza dello svedese Noren, sull'estro di Fleetwood (vincitore della Race to Dubai 2017) e sulla potenza di Rahm.

Gli Stati Uniti rispondono con il leader mondiale Dustin Johnson, il tre volte campione Major Brooks Koepka, il Masters Champion Patrick Reed. E ancora: con il talento di Justin Thomas e Jordan Spieth, l'affidabilità di Bubba Watson. Senza dimenticare gli outsider Webb Simpson, Tony Finau e Bryson DeChambeau. E poi Rickie Fowler, ma soprattutto Woods e Phil Mickelson.

L'albo d'oro: dal 1927 26 successi degli americani, 13 per Vecchio Continente

La "Tigre" dopo il successo nel Tour Championship (l'80/o in carriera sul PGA Tour) vuole trascinare gli Stati Uniti al successo in Europa. E' dal 1993, in Inghilterra, che la corazzata a stelle e strisce non riesce a trionfare fuori dalle mura amiche. In una rassegna che fino ad oggi non ha sorriso a Woods. All'8/a presenza, "The Big Cat" ha alzato la coppa al cielo soltanto una volta, nel 1999. Il fuoriclasse ritrovato, che ha iniziato il 2018 da n.656 della classifica mondiale fino ad arrivare in 13/a posizione, sogna il colpo grosso. E per farlo potrà contare sull'apporto di Mickelson.

"Lefty" viaggia verso la 12/a presenza e si appresta a battere il record dell'inglese Nick Faldo (fermo a 11). Gli eterni rivali, oggi amici, in attesa del match del secolo che a Las Vegas (in programma il 23 novembre) li metterà uno di fronte all'altro, sono i valori aggiunti degli Stati Uniti. Un roster dal talento indiscutibile. Nessun favorito e alcun pronostico. A contendersi il titolo due compagini eccezionali nella competizione golfistica più importante al mondo, la Ryder Cup.

La 3/a volta di Molinari, eguaglia Rocca

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